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Il boom del fotovoltaico in Europa ed in Italia

Il boom del fotovoltaico: perché è sempre più diffuso in Europa ed in Italia?

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Negli ultimi anni in Europa, Italia compresa, c’è stato un vero e proprio boom del fotovoltaico. Questo tipo di impianti a fonti rinnovabili si è attestato come il più importante strumento di produzione di energia rinnovabile.

Sicuramente, a contribuire al boom del fotovoltaico c’è la crescente volontà da parte delle persone di ricorrere a fonti di energia rinnovabile per abbattere i costi delle bollette. Con i recenti rincari infatti pagare le bollette dell’elettricità e del gas è diventato sempre più un lusso per famiglie ed imprese italiane. La guerra fra Russia e Ucraina ha infatti generato una crisi energetica senza precedenti, “costringendo” famiglie ed imprese a trovare soluzioni alternative per soddisfare i loro fabbisogni energetici.

Ma non solo. Produrre energia elettrica sfruttando i raggi del sole è anche un ottimo modo per abbattere le emissioni di CO2 e di tutti gli altri gas serra. Sono questi ultimi infatti i responsabili del fenomeno del surriscaldamento globale che sta provocando sempre più gravi cambiamenti climatici con tutte le loro disastrose conseguenze.

Le stime che riportiamo qui di seguito restituiscono la dimensione del boom del fotovoltaico. La produzione di energia dai pannelli solari potrebbe infatti aumentare di 12 GW entro il 2022, arrivando ad un totale di 39 GW. Una stima che potrebbe addirittura portare questi numeri ad essere ancora più consistenti entro il 2050. D’altronde, l’obiettivo dell’Europa è chiaro: fare in modo che proprio entro il 2050 tutta l’energia prodotta nel vecchio continente sia sostenibile (Scopri di più qui).

L’utilizzo del fotovoltaico nei vari Paesi europei

Secondo le ultime stime nel 2022 il fotovoltaico avrebbe registrato un vero e proprio boom crescendo del 34%. Ad investire nell’energia ricavata dai raggi solari sarebbero stati in particolare proprio i 25 Paesi che fanno parte dell’Unione Europea, installando degli impianti fotovoltaici in grado di produrre energia per alimentare i propri elettrodomestici o sistemi di riscaldamento elettrici o altri dispositivi elettrici.

Ma quali sono i Paesi europei che più di tutti hanno installato degli impianti fotovoltaici?

Il paese più virtuoso e che ha contribuito più di tutti al recente boom del fotovoltaico è la Germania che dovrebbe chiudere l’anno con altri 7,4 GW installati. A seguire ci sono Spagna e poi, Paesi Bassi, Polonia e Francia che invece dovrebbero installare circa 3 GW. Di recente altri Paesi, come Danimarca, Svezia, Belgio e Portogallo, hanno iniziato ad investire nel fotovoltaico. L’Italia invece nei primi 10 mesi del 2022 ha installato circa 2 GW di impianti fotovoltaici raggiungendo i 24.462 MW di potenza installati.

Perché si assiste ad un boom del fotovoltaico

Perché si sta verificando un vero e proprio boom degli impianti fotovoltaici? Sicuramente analizzare le risposte a questa domanda è fondamentale per capire quali potranno essere le future tendenze in merito al fotovoltaico.

Innanzitutto per analizzare i motivi dietro al boom del fotovoltaico è necessario considerare la consapevolezza, sempre crescente  nei confronti dei cambiamenti climatici che rappresentano una vera e propria minaccia per il Pianeta. Fino a pochi anni fa, l’uomo ha utilizzato le risorse naturali non rinnovabili senza ritegno, determinando un impatto dannoso sull’ambiente. Prendiamo ad esempio il petrolio o il gas metano: estrarre queste risorse, oltre ad essere finite e quindi destinate ad esaurirsi, significa recare danni incalcolabili all’ambiente. Ma non solo, utilizzare queste risorse significa anche produrre notevoli quantità di gas serra che non faranno altro che provocare ulteriori danni all’ambiente.

Ricorrere al fotovoltaico però non solo contribuisce a salvaguardare l’ambiente ma aiuta anche a risparmiare anche sui costi energetici da pagare in bolletta. Risparmi che provengono da una minore necessità di energia elettrica prelevata dalla rete nazionale e quindi a pagamento, e quindi dall’autoconsumo fotovoltaico.

Ma non solo. I risparmi possono essere incrementati anche dal far parte di una comunità energetica. In questo modo infatti, tutti i soggetti che ne fanno parte, producono energia da impianti fotovoltaici e condividono questa energia fra di loro. Il risultato di fatto è quello di ottimizzare l’autoconsumo per tutti i membri della comunità oltre a far godere loro di speciali tariffe incentivanti su quell’energia che dovranno prelevare comunque dalla rete elettrica nazionale.

Infine esistono delle agevolazioni fiscali per coloro che decidono di ricorrere al fotovoltaico particolarmente vantaggiose. Ne parliamo meglio qui!

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Il decreto sulle Comunità Energetiche pronto ad essere varato: definiti anche gli incentivi

Sono terminate le consultazioni con associazioni ed enti locali ed il decreto sulle Comunità Energetiche è pronto per essere approvato. Rimane il nodo su chi avrà diritto al premio.

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Secondo Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, finalmente ci stiamo avviando verso la fine dell’iter burocratico, e quindi l’approvazione del Decreto, sulle comunità energetiche.

Palpabile è la soddisfazione delle associazioni e dei Comuni (oltre a Legambiente, tra gli altri, Rete delle Comunità energetiche rinnovabili e solidali e Kyoto Club) che hanno appena consegnato al ministero dell’Ambiente le loro osservazioni sul decreto attuativo per le Cer. Osservazioni che sono pervenute numerose dopo l’avvio della consultazione pubblica sul testo proposto dai tecnici del Mase, Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, che si è chiusa pochi giorni. Il bilancio della consultazione, (di cui parliamo qui) almeno dalla parte ambientalista è tutto sommato positivo.

Ma come mai possiamo parlare di un bilancio positivo sulle consultazioni per il Decreto sulle Comunità Energetiche?

Abbiamo cercato di fare il punto qui di seguito.

Le dichiarazioni sul decreto sulle comunità energetiche di Katiuscia Eroe

Sempre secondo Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, le basi del Decreto sulle Comunità Energetiche ci sono. E’ sempre la stessa Eroe inoltre ad aggiungere che:

 “Il decreto, pur non scendendo del dettaglio delle cifre, definisce le tariffe premio per chi autoconsuma l’energia prodotta dalle comunità. E introduce dei correttivi geografici per dare a tutti le stesse opportunità, che ci si trovi al Sud o al Nord”.

Questi correttivi geografici per le tariffe premio o incentivanti sarebbero le seguenti:

  • 100 € MWh per le regioni meridionali,
  • 114 € MWh per le regioni centrali,
  • 120 € MWh per le regioni settentrionali.

In questo modo si compenserebbe la differente produzione di energia fotovoltaica che c’è nelle diverse zone d’Italia. A questo proposito sempre Eroe fa notare che

“l’investimento iniziale non è che è cambi a seconda del luogo geografico. Inoltre, non va dimenticato che le comunità energetiche hanno anche un ruolo sociale e non solo economico, per questo sono da incentivare al Nord come al Sud”.

Critiche al Decreto sulle comunità energetiche

Dopo aver espresso la sua soddisfazione sui risultati raggiunti, Katiuscia eroe non lesina alcune critiche al testo del Decreto sulle comunità energetiche che dovrà essere presentato in parlamento. Abbiamo raccolto le principali qui di seguito.

Oneri di trasporto dell’elettricità

La prima riguarda gli oneri di trasporto dell’elettricità.

“Uno dei vantaggi dell’autoconsumo è che l’elettricità non deve essere trasportata lungo la rete. Ci saremmo dunque aspettati premi legati ai mancati oneri di trasporto, che invece nel decreto ministeriale non ci sono. E nemmeno si specifica se i correttivi geografici siano in qualche modo sostitutivi degli oneri di trasporto”.

Piccoli comuni e cabine primarie

La normativa del nuovo Decreto sulle Comunità Energetiche prevede che ogni comunità energetica si possa allacciare a una cabina primaria. Fanno eccezione le piccole isole su cui esistano due cabine primarie: in quel caso il ministero ha previsto che non si debbano necessariamente costituire due distinte comunità energetiche.

Secondo Katiuscia Eroe però il principio delle piccole isole dovrebbe essere applicato anche ai piccoli comuni, contrariamente a quanto sarebbe previsto dalla nuova norma.

Decreto sulle Comunità Energetiche e percentuali di autoconsumo

Un altro punto controverso del Decreto sulle Comunità energetiche riguarda la percentuale di autoconsumo al di sotto della quale il Gse (Gestore servizi energetici) ritira l’elettricità prodotta a un prezzo “politico“. In particolare:

  • se si autoconsuma più del 70%, la corrente può essere immessa in rete a prezzi di mercato
  • se la quota di autoconsumo è al di sotto del 70%, il Gse ritira la corrente pagandola 80 euro a megawattora.

Pur essendo, in linea di principio, d’accordo sul meccanismo ideato per incoraggiare l’autoconsumo ed evitare speculazioni e sul fatto che le Cer siano incentivate vendere questa energia anziché consumarla, Katiuscia Eroe ha delle perplessità sul tetto di 80 euro. Il tetto infatti potrebbe essere considerato come troppo basso per il Ritiro dedicato da parte del GSE.

Chi avrà diritto agli incentivi?

L’ultimo nodo da sciogliere, forse il più importante, riguarda i beneficiari degli incentivi per le C.E.R. individuati dal Decreto sulle Comunità Energetiche. Il testo però individua come beneficiari solo quegli impianti la cui realizzazione sarà stata avviata dopo l’approvazione del decreto stesso.

Tuttavia, Katiuscia Eroe fa notare che:

“Questo provvedimento è una attuazione del decreto 199 del 2021… Da allora cittadini e imprese si sono mossi in vista dell’attuazione che arriva solo ora, con mesi e mesi di ritardo. Così si rischia di penalizzare tutti loro”.

Non si è fatta attendere la risposta del ministero che ricorda come le norme europee contro gli aiuti di Stato vietano di varare incentivi pubblici a opere già in corso di realizzazione.

Conclusioni

Le consultazioni sul Decreto sulle Comunità Energetiche sono terminate. Le critiche mosse da Legambiente e dalle altre associazioni di categoria sono state sollevate e presentate a chi di dovere.

Ora starà al Mase valutare tutti i suggerimenti raccolti con la consultazione (oltre alle associazioni ambientaliste e agli enti locali, hanno partecipato le imprese del settore elettrico) ed eventualmente recepirli nella versione finale del decreto di cui per ora è disponibile solo la bozza qui.

Parallelamente Arera (Autorità di regolazione per energia, reti, ambiente) dovrà presentare il relativo regolamento, con tanto di mappa delle cabine primarie, in modo che ciascuna comunità sappia dove allacciarsi alla rete.

Vuoi dettagli sulla normativa completa delle CER 2023? Allora clicca qui e leggi la nostra guida!

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Qual’è la durata di un impianto fotovoltaico?

Per quanto tempo un impianto a moduli fotovoltaici è in grado di produrre energia? Quali sono i fattori che determinano la durata di un impianto fotovoltaico?

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Pagare le bollette dell’elettricità sta diventando sempre più insostenibile per le famiglie e le imprese italiane. I costi infatti sono aumentanti anche di cinque volte rispetto allo scorso anno. E’ evidente quindi come siano in molti quelli che stanno cercando delle soluzioni alternative per cercare di abbattere i costi delle bollette.

Fra le soluzioni più efficaci e convenienti, soprattutto grazie agli incentivi di cui parliamo qui, vi sono senza dubbio gli impianti fotovoltaici. Grazie ad essi infatti è possibile produrre energia elettrica sfruttando i raggi del sole. Ma non solo, grazie alle comunità energetiche, possessori e non di impianti fotovoltaici, possono associarsi per condividere e consumare l’energia prodotta dai moduli solari. In questo modo, potrebbero abbattere ulteriormente i costi delle bollette grazie alle tariffe incentivanti previste (di cui parliamo qui).

Tuttavia prima di installare un impianto fotovoltaico c’è una domanda a cui è necessario dare risposta. L’investimento che dovrai affrontare per la sua installazione infatti è abbastanza oneroso, pertanto, prima ci compiere questo passo dovresti chiederti qual è la durata di un impianto fotovoltaico. D’altronde, più la durata di un impianto fotovoltaico sarà maggiore, più avrai tempo per ammortizzare l’investimento e, una volta ammortizzato, goderne i vantaggi. Vantaggi che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, saranno ancora più elevati in caso tu faccia parte di una comunità energetica.

Pronto a scoprire quanto dura un impianto fotovoltaico? Allora continua a leggere!

Qual è la durata di un impianto fotovoltaico?

Capire a quanto ammonta la durata di un impianto fotovoltaico è quindi fondamentale per comprendere se l’installazione di questo sistema di produzione dell’energia da fonti rinnovabili conviene o meno. E’ inoltre importante, in caso di partecipazione ad una C.E.R. capire l’orizzonte temporale entro in cui è possibile parteciparvi attivamente ovvero come prosumer.

Grazie alla nostra esperienza, ma anche basandoci sulla durata media delle garanzie dei pannelli fotovoltaici, possiamo affermare che la durata media di un impianto fotovoltaico di questo tipo è di circa 25 anni. Un tempo davvero lungo se pensiamo che la longevità di un impianto solare termico è di 15 anni.

E’ proprio la lunga durata di questo tipo di impianti a renderli una soluzione particolarmente efficiente ma soprattutto in grado di ripagarsi in pochi anni. Ma non c’è solo un ragionamento economico a sostegno di questa soluzione. C’è anche una questione ambientale visto che producendo elettricità da fonti rinnovabili, gli impianti fotovoltaici, permettono di consumare meno elettricità che solitamente è prodotta tramite combustibili fossili. In sostanza, con i pannelli solari fotovoltaici si potrebbero abbattere, e di molto, le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici dai disastrosi effetti.

Nella durata complessiva di un impianto fotovoltaico però c’è anche da considerare la sua efficienza. Purtroppo essa non sarà costante nel corso del tempo ma tenderà a diminuire con l’età. Quando abbiamo detto che la durata di un impianto fotovoltaico è di circa 25 anni ci siamo riferiti al tempo in cui sarà conveniente lasciare in funzione l’impianto e non ci sarà bisogno di sostituirlo. In media infatti, dopo 25 anni, l’efficienza di un impianto diminuirà al massimo del 10%. Dopo 25 anni quindi, a nostro avviso, la diminuzione di efficienza, unita ai costi di manutenzione, renderà più conveniente la sostituzione dei moduli fotovoltaici.

Quali sono i fattori che incidono sulla durata di un impianto fotovoltaico?

La durata di un impianto fotovoltaico è influenzata da diversi fattori. Abbiamo cercato di individuare quelli più importanti qui di seguito:

  • Presenza o meno di componenti meccaniche. L’assenza di componenti meccaniche all’interno dei pannelli riduce l’usura quotidiana media degli stessi e ne prolunga la vita.
  • Manutenzione ordinaria dell’impianto. Pulire un impianto fotovoltaico è fondamentale. La sporcizia che si deposita sui moduli fotovoltaici ne riduce l’efficienza, ma non solo. La sporcizia influisce quindi sulla durata dell’impianto dal momento che può influire sul deterioramento dei pannelli
  • L’area geografica in cui è installato l’impianto. Se l’impianto si trova vicino al mare dovrai infatti tenere conto che la salinità diffusa dal mare può minare il funzionamento del sistema fotovoltaico visto che ha un effetto corrosivo su alcune parti dei pannelli, oltre a rendere opaca la superficie assorbente. Anche un’area soggetta ad un forte inquinamento può voler significare una minore durata dell’impianto dal momento che le polveri sottili possono depositarsi all’interno di ciascun pannello solare. Qualora ciò si verificasse, potrebbe inficiare rendimento e durata degli impianti.

Alcuni consigli utili per prolungare la durata di un impianto fotovoltaico

Dalle considerazioni che abbiamo fatto poco fa avrai certamente capito come sia necessario procedere ad una pulizia costante ed accurata dell’impianto fotovoltaico per prolungarne la sua durata ed efficienza.

Un altro consiglio che ci sentiamo di darti è quello di monitorare costantemente la sua produzione di energia. In questo modo ti sarà semplice capire quando è più opportuno effettuare la pulizia dell’impianto o se ha bisogno o meno di manutenzione o interventi di altro genere. Monitorare il rendimento degli impianti oggi è abbastanza semplice. Gli inverter degli impianti fotovoltaici sono collegati ad appositi portali o app che potrai facilmente consultare anche da remoto.

Per rispondere alla domanda “Quanto dura un impianto fotovoltaico?” è però necessario considerare anche il ciclo di vita dei suoi componenti.

Durata dell’inverter

Per rispondere alla domanda sulla durata degli impianti a moduli fotovoltaici è necessario capire anche quanto può durare uno dei suoi componenti fondamentali: l’inverter.

Questo componente è fondamentale dal momento che serve a convertire l’energia solare raccolta dai pannelli in corrente alternata che può essere usata dall’impianto elettrico. Anche in questo caso la durata è influenzata da diversi fattori: le condizioni di usura, l’assenza di manutenzione e la possibilità di surriscaldamento.

Il dato di fatto è che gli inverter difficilmente possono avere le stesse prestazioni, in termini di durabilità, degli impianti fotovoltaici. Generalmente è necessario sostituire l’inverter dopo 10 anni anche se i migliori possono arrivare a durare anche 13 anni. Se un impianto fotovoltaico dura 20 anni quindi, nell’investimento considerate anche il costo della sostituzione di almeno un inverter.

Durata delle batterie di accumulo

Nel calcolare a quanto può ammontare la durata di un impianto fotovoltaico è necessario tenere in considerazione anche se l’impianto è dotato di un sistema di accumulo oppure no.

Le batterie di accumulo sono sistemi particolarmente utili visto che permettono di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso dal tuo impianto fotovoltaico. In questo modo ti sarà possibile utilizzare questa energia anche quando l’impianto non riuscirà a produrre abbastanza energia per soddisfare i tuoi bisogni, come ad esempio di notte. E’ quindi evidente come sono sempre più le persone che decidono di dotare i propri impianti di questi dispostivi.

Tuttavia anche le batterie di accumulo si deteriorano con il passare del tempo. L’elemento che incide di più sulla loro durata è proprio la sovraccarica ovvero il continuo ricaricare una batteria già carica. In questo caso, una corretta manutenzione della batteria è fondamentale per prolungarne la vita. Ma sulla durata di questo dispositivo possono incidere anche altri fattori come la temperatura e il modo in cui lavora (per esempio diversi giorni di pausa sono deleteri) e le condizioni metereologiche e climatiche a cui è esposta.

Le batterie agli ioni di litio, le migliori sul mercato, garantiscono una durata potenziale di 7000 cicli di carica, che corrispondono a circa 20 anni, contando un ciclo al giorno. Tuttavia, la realtà è diversa dai calcoli fatti in laboratorio a condizioni ottimali. Nella pratica le batterie hanno una durata di circa 12 anni, in linea con garanzie tipiche di prodotto che coprono in generale dai 5 ai 10 anni di attività.

Vuoi scoprire di più sull’energia solare e sulla durata di un impianto fotovoltaico? Allora compila il modulo con i tuoi dati ed aspetta la chiamata di un nostro operatore per ricevere tutti i dettagli!

Anche l’Unione Europea è d’accordo sugli incentivi automatici per le rinnovabili per le imprese

L’Unione Europea è d’accordo sugli incentivi automatici per impianti a fonti rinnovabili per le imprese. Adesso le misure specifiche dovranno essere approvate dai singoli stati

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Se sei un imprenditore, in questi ultimi mesi, avrai dovuto combattere con i rincari dell’energia per mantenere a galla la tua attività. Purtroppo infatti in questo ultimo periodo i costi dell’energia sono aumentati ed è sempre più difficile sostenerli e restare al tempo stesso competitivi sul mercato. Il prezzo dell’elettricità, ad esempio, è aumentato di ben 5 volte rispetto ad un anno fa, complice anche al crisi energetica che attanaglia il vecchio continente causata dal conflitto tra Russia ed Ucraina.

In questo contesto quindi non sorprende che siano molti gli imprenditori come te a cercare delle soluzioni alternative per l’approvvigionamento di energia elettrica. Fra queste spicca in particolare il ricorso agli impianti fotovoltaici che potrebbero limitare enormemente la quantità di energia prelevata dalla rete elettrica nazionale a pagamento. Ma non solo. Le comunità energetiche infatti rappresentano un ulteriore passo in avanti per abbattere questi costi dal momento che si basano sulla condivisione di energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici.

E’ quindi evidente il legame tra impianti fotovoltaici e comunità energetiche. Legame di cui le imprese potrebbero beneficiarne in termini di abbattimento dei costi energetici. Questo legame non è passato inosservato nemmeno ai legislatori della Comunità Europea che sono anche ben consci del fatto che i consumi maggiori di elettricità, sono proprio a carico delle imprese.

Per questi motivi l’UE ha ammesso degli incentivi automatici per impianti fotovoltaici e per quelli in generale fonti rinnovabili. La decisione è arrivata con la comunicazione della Commissione Ue del 28 ottobre 2022 C(2022) 7945 final che ha modificato il già esistente Quadro temporaneo per la crisi Russia/Ucraina.

Ma in cosa consistono questi incentivi automatici per gli impianti fotovoltaici per le imprese?

Cerchiamo di approfondire l’argomento qui di seguito.

Incentivi automatici fotovoltaico per le imprese: in cosa consistono?

L’Unione Europea ha finalmente ammesso degli incentivi automatici per impianti fotovoltaici o a fonti rinnovabili. Tali incentivi ammonterebbero fino al 65% della spesa per le piccole imprese e fino al 45% per le grandi.

Potranno ricevere questi incentivi tutti i nuovi impianti con capacità installata pari o inferiore a 1 MW per le grandi imprese e a 6 MW per le Pmi.

Gli incentivi automatici per il fotovoltaico aziendale potranno essere rendicontati sulle spese sostenute a partire dal 20 luglio 2022 e potranno essere concessi al massimo entro il 31 dicembre 2023. Ovviamente, contestualmente all’erogazione degli incentivi, dovranno o essere eseguiti anche i lavori per realizzare gli impianti incentivati. Una volta erogati gli aiuti, gli impianti dovranno entrare in funzione entro 30 mesi dalla data di concessione. Se invece si tratta di impianti eolici offshore o impianti a idrogeno rinnovabile le tempistiche si dilatano a 36 mesi.

Particolarmente interessante è la postilla secondo la quale, se tali incentivi automatici per il fotovoltaico e gli altri impianti a fonti rinnovabili siano erogati sotto forma di agevolazioni fiscali, non dovrà essere prevista nessuna gara competitiva per l’erogazione degli stessi. Niente bandi quindi, ma incentivi automatici appunto, per tutte le imprese operanti nello stesso settore di attività economica che si trovano in una situazione di fatto identica o simile per quanto riguarda le finalità o gli obiettivi della misura di aiuto.

Quali impianti possono beneficiare degli incentivi automatici per le imprese?

Gli incentivi automatici per le imprese potranno essere erogati per interventi che riguardano:

  • la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici o da altri tipi di impianti solari,
  • la produzione di energia elettrica da impianti eolici e produzione di energia geotermica,
  • lo stoccaggio di energia elettrica o termica,
  • produzione di calore rinnovabile,
  • la produzione di idrogeno rinnovabile,
  • produzione di biogas e biometano ottenuti da rifiuti e residui.

Ovviamente gli aiuti da concedere non è necessario che riguardino tutte le tipologie sopra esposte. Potranno infatti essere specifici solo per una di queste, come ad esempio quella del fotovoltaico. L’importante però è che non prevedano limitazioni di sorta.

A quanto ammonteranno questi incentivi?

Gli incentivi automatici per le energie rinnovabili per le imprese, secondo l’UE, dovranno coprire diverse percentuali della spesa complessiva per l’investimento sostenuta. La percentuale cambierà in base alle dimensioni dell’impresa che sosterrà tali incentivi. In particolare:

  • 45% del costo complessivo dell’investimento per le grandi imprese;
  • 55% del costo complessivo dell’investimento per le medie imprese;
  • 65% del costo complessivo dell’investimento per le piccole imprese.

Ricordiamo inoltre che gli aiuti possono essere concessi per investimenti per i quali l’avvio dei lavori sia avvenuto a partire dal 20 luglio 2022. Per i progetti avviati prima del 20 luglio 2022, gli aiuti possono essere concessi se è necessario accelerare l’investimento o ampliarne la portata in misura significativa. In questi ultimi casi, sono ammissibili agli aiuti solo i costi supplementari relativi alle misure di accelerazione o di ampliamento della portata.

Conclusioni

L’Unione Europea ha quindi dato il via libera a degli incentivi automatici per le imprese che vogliono installare impianti a fonti rinnovabili, e quindi anche il fotovoltaico. A questo proposito esaminiamo meglio gli incentivi per il fotovoltaico in questo approfondimento. Non si è limitato a dare il via libera a questi incentivi ma ha anche stabilito alcuni importanti paletti che tali incentivi automatici dovranno rispettare.

La palla adesso passa in mano ai singoli stati che dovranno recepire tali indicazioni per mettere in campo tali agevolazioni. Ci auguriamo pertanto che lo stato italiano, ma anche tutti gli altri membri dell’UE non tergiversino troppo e che si sbrighino ad approvarli. D’altronde, questi incentivi, soprattutto quelli per il fotovoltaico, potrebbero giocare un ruolo chiave nella diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratterebbe quindi, a tutti gli effetti, di una misura in grado di innescare un circolo virtuoso che fa decisamente bene al comparto produttivo di tutti i paesi membri della Comunità Europea.

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Agevolazioni fotovoltaico 2023 per privati ed imprese: quali saranno in vigore il prossimo anno?

Il fotovoltaico è la base delle comunità energetiche. Ma esistono delle agevolazioni fotovoltaico 2023 per privati ed imprese in grado di ridurne i costi?

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Le comunità energetiche rinnovabili si chiamano così perché si basano sulla disponibilità, per i loro membri, di energia elettrica ottenuta fonti rinnovabili. Il modo più semplice per ottenere questa energia è quello di produrla tramite degli impianti fotovoltaici. Questi impianti, in mano ad aziende, enti pubblici o semplici privati sono quindi il vero e proprio tassello fondamentale su cui si basano le comunità energetiche.

Quello che abbiamo cercato di spiegare fino ad ora è molto bello ed è facilmente intuibile. Peccato però che ci sia un problema non proprio semplice da sormontare. Il costo degli impianti fotovoltaici infatti, nonostante si sia ridotto negli anni, è pur sempre elevato. Non tutti quindi sono disponibili a sborsare le cifre richieste all’installazione di un impianto fotovoltaico anche se, potendo, lo farebbero senza problemi. D’altronde è oramai risaputo che ricorrere a questo sistema permette di ridurre i costi delle bollette oltre che salvaguardare l’ambiente.

Allargando un po’ lo sguardo, non possiamo non notare come il contesto politico internazionale, soprattutto quello europeo, spinga sempre di più al ricorso a questa tecnologia di produzione dell’energia. In particolare i nostri politici hanno sottoscritto importanti accordi a livello europeo per la riduzione dell’emissioni di anidride carbonica da parte del nostro paese. Inoltre, i nostri parlamentari e senatori non possono non tenere conto dei recenti aumenti del costo dell’energia, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Costi dell’energia che paghiamo a caro prezzo vista la nostra dipendenza energetica dal gas russo.

Dopo queste considerazioni, è quindi evidente che incentivare il ricorso all’energia solare è conveniente per tutti. Ed è proprio per questi motivi che analizziamo in questo approfondimento quali sono le agevolazioni fotovoltaico 2023 rivolte ai privati ed alle imprese. E’ infatti grazie a queste agevolazioni fotovoltaico 2023 che è possibile abbattere i costi di questi impianti ed incentivarne l’installazione su larga scala.

Attenzione!!! Lo stato ha previsto lo stop alla cessione del credito ed allo sconto in fattura. Clicca qui per scoprire di più!

Tutte le agevolazioni fotovoltaico 2023 per persone fisiche

Le agevolazioni fotovoltaico 2023 rivolte alle persone fisiche che saranno sicuramente in vigore il prossimo anno, sono, al momento le medesime del 2022. A sua volta, le agevolazioni previste per il 2022 raccoglievano l’eredità di quelle previste, per le persone fisiche, negli anni precedenti che erano state modificate e prorogate  nel corso del tempo con l’ avvicinarsi della loro scadenza.

Fra le agevolazioni fotovoltaico 2023 per i privati cittadini vi sono quindi senza ombra di dubbio le seguenti: 

  • Superbonus 110% (o, come sembrerebbe, 90% dal 2023).
  • Ecobonus 50%;
  • Bonus Ristrutturazione.

A queste agevolazioni fotovoltaico 2023 si aggiungono poi le semplificazioni che il DL 17/2022 ha apportato in merito alla loro installazione in contesti residenziali. Con questo decreto infatti l’installazione di impianti solari, fotovoltaici e termici è rientra fra gli interventi di manutenzione ordinaria. Questo significa che un impianto di questo tipo non è più subordinato all’ acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso, ad eccezione degli immobili vincolati e di interesse pubblico. Fanno eccezione solamente gli interventi che vogliono usufruire del Superbonus 110% per i quali necessitano ancora diverse autorizzazioni.

Superbonus

Iniziamo la nostra lista agevolazioni fotovoltaico 2023 per contesti domestici con quella un po’ più complessa ma anche vantaggiosa, vista l’aliquota di detrazione, da ottenere: il Superbonus (ne parliamo anche qui).

Almeno fino ad adesso, per ottenere la detrazione, devi

  • essere un condominio. Il limite ultimo per usufruire delle agevolazioni per una casa singola è infatti il 31 dicembre 2022. Per i condomini invece la scadenza è al 2025 anche se nel 2024 e nel 2025 la detrazione sarà minore;
  • tenere conto che l’installazione di un impianto fotovoltaico è un “intervento trainato”. Questo significa che il condominio dovrà eseguire almeno un intervento “trainante” per poter avere diritto alla detrazione del 110%.
  • ottenere il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’abitazione rispetto all’APE di inizio lavori. In alternativa dovrai ottenere il raggiungimento della classe energetica massima;
  • gli impianti fotovoltaici devono essere collegati alla rete elettrica nazionale e stipulare un contratto con il GSE – Gestore dei Servizi Energetici.

Anche in questo caso sono previsti dalla normativa dei massimali di spesa. In particolare questi sono:

  • di 48.000 euro per unità abitativa ovvero di 2.400 euro per ogni kw di potenza per gli impianti fotovoltaici;
  • di 48.000 euro per unità abitativa ovvero di 1.000 euro per ogni kw di capacità di accumulo per le batterie di accumulo.

Tuttavia, il governo Meloni si sta apprestando ad introdurre modifiche in merito. Le principali sono le seguenti:

  • L‘aliquota di detrazione potrebbe scendere al 90% dal 2023;
  • Possono avere accesso alla detrazione solo gli interventi effettuati sulle prime case;
  • L’accesso sarà limitato in base al reddito ed al nucleo familiare.

Potranno invece fruire della detrazione del 110% tutti coloro che al 30 settembre 2022 hanno eseguito almeno il 30% dello stato di avanzamento dei lavori.

Le agevolazioni fotovoltaico 2023 al 50%

L’ecobonus 50% può essere erogato in caso di installazione di un nuovo impianto di fotovoltaico con oppure senza un concomitante sistema di accumulo dell’energia. Questa agevolazione fotovoltaico 2023 non è nient’altro che una detrazione IRPEF che ammonta al 50% della spesa totale che hai sostenuto per l’installazione (ne parliamo anche qui).

Per usufruire della detrazione puoi scegliere di:

  • detrarla in 10 quote annuali di pari importo nella dichiarazione dei redditi;
  • optare per lo sconto in fattura immediato cedendo il credito d’imposta cui avresti avuto diritto all’impresa che effettua i lavori.

Il massimale di spesa per questa agevolazione fotovoltaico 2023 è di 96.000€ per unità immobiliare. Ciò significa quindi che potrai detrarre un massimo di 48.000 € per ogni unità immobiliare che compone l’edificio. Inoltre, il termine ultimo per usufruire di questa possibilità è il 2024.

Agevolazione impianto fotovoltaico 2023 tramite bonus ristrutturazione

Fra le agevolazioni fotovoltaico 2023 ci rientra anche il cosiddetto Bonus Casa o Bonus Ristrutturazione. Quest’agevolazione è fruibile sia dagli inquilini o i comodatari e riguarda tutti gli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria oppure di ristrutturazione degli edifici. L’installazione di un impianto fotovoltaico, dopo l’approvazione del Decreto bollette, rientra fra gli interventi di manutenzione ordinaria, pertanto può fruire di questo incentivo.

In particolare, possono fruire della detrazione tutte  tutte le spese necessarie a sostenere l’intervento di installazione dei pannelli solari. Questo significa che non è solo il costo dell’impianto a rientrarvi, ma anche le spese di installazione, manodopera, progettazione, perizie, sopralluoghi, iva e imposta di bollo.

Anche in questo è previsto un massimale di spesa per cui è possibile richiedere la detrazione che è di 96000 euro per unità immobiliare. Anche per il bonus Casa inoltre vale la possibilità di usufruire dello sconto in fattura anziché aspettare 10 anni per recuperare la cifra che hai investito.

Infine, la scadenza prevista per il bonus ristrutturazione è il 31 dicembre 2024 rendendolo di fatto una delle agevolazioni fotovoltaico 2023 che sarà sicuramente in essere il prossimo anno.

Tutte le agevolazioni fotovoltaico 2023 per le imprese

Non solo persone fisiche, ma anche imprese (PMI) possono fruire di alcuni incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici. D’altronde sono proprio le imprese a farsi carico della maggior parte dei consumi di elettricità e quindi dei maggiori costi delle bollette oltre che purtroppo, della maggior quantità di emissioni di CO2. Incentivare le imprese ad installare gli impianti fotovoltaici quindi è a dir poco strategico per lo stato italiano visto che, a bene vedere, ne trarrebbe vantaggio anche la loro competitività sui mercati internazionali.

In sostanza le principali agevolazioni fotovoltaico 2023 per le imprese sono le seguenti:

  • Nuova Sabatini;
  • Decreto FER 1;
  • Credito d’imposta al 6%.

Ricordiamo inoltre che il nuovo governo appena insediatosi potrebbe sempre proporre modifiche a queste agevolazioni o addirittura introdurne altre. Ma passiamo adesso ad esaminare queste agevolazioni fotovoltaico 2023 per le imprese.

1. Nuova Sabatini

Il provvedimento denominato “Nuova Sabatini”serve per garantire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese. Il credito ottenuto tramite questa legge deve però deve essere utilizzato per scopi ben precisi come l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature.

Ci preme subito specificare che al momento non è prevista una proroga di questo incentivo fotovoltaico aziende 2023. Anzi al momento non c’è nessuna dichiarazioni di intenti del governo che lascia intendere che questa agevolazione fotovoltaico aziende rimanga in vigore anche nel 2023. Tuttavia puoi ancora usufruire di questa possibilità fino a fine anno. Perciò ne parliamo brevemente qui di seguito.

La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato la scadenza di questa agevolazione al 31 dicembre 2022. La stessa Legge ha però stabilito che:

  • Il finanziamento per le PMI sarà sempre ripartito in sei quote
  • la possibilità di versamento dell’intera somma dei prestiti è estesa a qualsiasi cifra compresa tra i 20 mila e i 4 milioni di euro
  • Il finanziamento dovrà comunque avere una durata non superiore a 5 anni:
  • possono beneficiare di questa agevolazione tutti i settori produttivi tranne le attività finanziarie e assicurative o le attività connesse all’esportazione.

3. Incentivi fotovoltaico aziende 2023: Credito d’imposta al 6%

Questa agevolazione fotovoltaico 2023 rivolta alle aziende raccoglie l’eredità delle precedenti visto che è in vigore oramai da diverso tempo. E’ corretto affermare che raccoglie l’eredità delle precedenti in quanto viene puntualmente modificato e/o potenziato quando si avvicina alla sua scadenza. La Legge Bilancio del 2022 ha infatti ridotto il precedente credito d’imposta al 10% al 6% portando il suo massimale di spesa a 2 milioni di euro.

Il credito d’imposta così ottenuto sarà valido fino al 30/06/2023 a patto che al 31/12/2022 tu abbia versato un acconto di almeno il 20% della spesa totale da sostenere.

Potranno usufruire di questa opzione tutte le aziende con modalità diverse a seconda del fatturato della stessa azienda:

  • le aziende con un fatturato annuo superiore ai 5 milioni di euro, invece, riceveranno una compensazione ripartita in 3 quote annuali di pari importo, a partire dall’anno di entrata in funzione dell’impianto fotovoltaico.
  • aziende con un fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro hanno diritto a un’unica quota annuale di compensazione;

Cosa c’entrano le agevolazioni fotovoltaico 2023 con le comunità energetiche?

Come abbiamo avuto modo di anticipare, una comunità energetica rinnovabile è sostanzialmente un’associazione di cui possono far parte sia cittadini privati, che imprese o attività commerciali, ma anche enti locali. Lo scopo di quest’associazione è quello di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e di condividere l’energia prodotta da questi impianti fra i membri dell’associazione.

La condivisione di questa energia ha lo scopo di far risparmiare coloro che partecipano a questa produzione e condivisione di energia. Le C.E.R. servono dunque a favorire la gestione congiunta dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, lo sviluppo sostenibile e ridurre la dipendenza energetica dal sistema elettrico nazionale.

Tuttavia, per poter condividere l’energia, è necessario produrla. E come si può produrre questa energia? Semplice: tramite gli impianti fotovoltaici. Ne consegue che di fatto, le agevolazioni fotovoltaico 2023 e le semplificazioni per la loro installazione, incentivano indirettamente anche la nascita delle comunità energetiche.

Ma non solo, devi sapere che i bonus fotovoltaico 2023 di cui abbiamo parlato fino a questo momento sono cumulabili con gli incentivi per le comunità energetiche. Questo significa che non solo potrai ottenere un forte sconto sul tuo nuovo impianto fotovoltaico ma potrai risparmiare, con la sua installazione, sulle bollette. Inoltre, entrare a far parte di una C.E.R. ti permetterà di accedere alla tariffa incentivante per il consumo di quella parte di energia che preleverai comunque dalla rete elettrica nazionale! Non è un vantaggio solo, ma bensì un triplo vantaggio.

Valore energia la scelta giusta quando si parla di riqualificazione energetica

Se vuoi usufruire delle agevolazioni fotovoltaico 2023 il nostro consiglio è quello di affidarti a dei professionisti come noi per essere certo di ottenerlo. La nostra squadra di tecnici ed il nostro personale amministrativo, grazie all’esperienza ed al know-how accumulato in anni sul campo, sono diventati dei veri esperti in materia di detrazioni fiscali e credito d’imposta.

Affidarsi a Valore Comunity significa infatti fruire della detrazioni fiscali per l’installazione di un impianto fotovoltaico e di far parte della nostra Comunità energetica.

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Le comunità energetiche rinnovabili: cosa sono e come funzionano

Le comunità energetiche rinnovabili: cosa sono e come funzionano. Tutto quello che c’è da sapere fino ad oggi

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Le comunità energetiche rinnovabili sono un’idea che si sta affermando sempre di più, soprattutto adesso che le tecnologie si sono evolute in modo da renderle accessibili a molti. Al tempo della nascita dell’idea infatti la tecnologia non permetteva una diffusione dell’idea in modo efficiente.

Come abbiamo già trattato qui, le comunità energetiche rinnovabili infatti presuppongono un modo innovativo di produrre l’energia: si basano infatti sulla condivisione di impianti fotovoltaici e dell’energia prodotta da questo tipo di impianti. Una condivisione che porta quindi ai partecipanti alla comunità dei benefici economici come la riduzione delle bollette ed ambientali con la riduzione delle emissioni di CO2.

Anche in Italia le comunità energetiche sono in piena fase di sviluppo. Sono previsti incentivi ed agevolazioni che ne incentivano la creazione e la partecipazione anche se ancora mancano alcuni decreti attuativi fondamentali (ne parliamo qui).

Abbiamo quindi cercato di approfondire l’argomento delle C.E.R. insieme ai nostri esperti qui di seguito.

Le comunità energetiche rinnovabili: tutto quello che c’è da sapere

Le comunità energetiche rinnovabili sono state introdotte solo recentemente in Italia da un punto di vista normativo, nonostante l’idea risalga agli anni 70. Il merito di questa introduzione normativa va al Decreto Milleproroghe 162/2019 in quanto è proprio questo decreto a definire i requisiti ed i limiti con cui è possibile farne parte. La definizione di C.E.R. indica in particolare un’associazione tra cittadini, pubbliche amministrazioni locali, attività commerciali o piccole e medie imprese che decidono di collaborare per condividere uno o più impianti e per produrre energia in modo sinergico, così da garantire l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Quella introdotta dal Decreto Milleproroghe è quindi a tutti gli effetti un importante passo in avanti verso una realtà che sia sempre più attenta ai consumi ed agli sprechi e quindi anche verso lo sviluppo di una comunità sostenibile. Con le comunità energetiche rinnovabili lo scenario energetico sarebbe ben diverso da quello attuale. Non più una generazione di energia e sua distribuzione “da uno a molti” ma “da molti a molti” visto che praticamente ognuno può installare e produrre energia elettrica tramite il proprio impianto fotovoltaico.

Il risultato quindi un’idea di consumo dell’energia, e della sua produzione, molto più attenta all’ambiente di quanto non lo sia adesso. Ma i vantaggi di queste “associazioni” non sono solo relativi alla sostenibilità ambientale. I vantaggi sono anche economici visto che potrebbero generare benefici importanti sia a livello individuale che collettivo.

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili?

Le comunità energetiche rinnovabili fanno quindi riferimento alla produzione e distribuzione di questa energia a km 0 tramite reti intelligenti in grado di regolare i flussi di prelievo od immissione dell’energia all’interno della rete di distribuzione nazionale.

Da un punto di vista pratico, le comunità energetiche si costituiscono quando due o più enti, cittadini o imprese si associano per installare un impianto condiviso alimentato da fonti di energia rinnovabili (fotovoltaico) che possa fornire energia a diverse utenze. Il concetto quindi è abbastanza semplice.

Da un punto di vista legale, le comunità energetiche rinnovabili, sono un’associazione e quindi sono un soggetto giuridico particolare in quanto è caratterizzato dai seguenti elementi:

  • partecipazione aperta e volontaria: la decisione di entrare a far parte di una comunità è libera e volontaria. Per quanto riguarda le imprese private che partecipano a quest’associazione c’è il vincolo che essere non vi partecipino per svolgere attività commerciali o industriali principali;
  • ottenimento di benefici ambientali: il principale obiettivo delle comunità energetiche sostenibili deve essere sempre quello di ottenere degli evidenti benefici ambientali nel territorio in cui si opera. I profitti finanziari rappresentano una finalità solo secondaria;
  • membri della comunità: gli azionisti e membri possono essere solo piccole e medie imprese, persone fisiche, enti territoriali e autorità locali.

Quando queste tre caratteristiche sono presenti allora è possibile parlare di comunità energetiche rinnovabili e sostenibili.

Come funzionano le c.E.R.?

Per poter costituire una comunità energetica è necessario procedere per step precisi che sono indicati dalla Normativa. Altrimenti il rischio che si potrebbe correre è quello di incorrere in un illecito.

Quello che è certo è che il funzionamento di una comunità energetica sostenibile prevede il coinvolgimento sia di soggetti privati o pubblici. Questo perché alla base della C.E.R. ci sono impianti di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, come quelli fotovoltaici, che devono essere installati su di un’area specifica. E’ grazie a questo tipo di impianti quindi che è possibile produrre energia elettrica e distribuirla ai membri della comunità.

La distribuzione dell’energia fra i membri è un altro nodo da scogliere in quanto non è così immediata. Se i membri sono decine, in uno stesso momento, potrebbero essercene membri che prelevano energia dalla comunità nello stesso momento in cui altri ne prelevano dalla rete di distribuzione nazionale. In questo contesto, gestire i flussi dell’energia è davvero complicato. Per questo, gli impianti fotovoltaici di una comunità energetica possono essere dotati di una smart grid. Questa non è altro che un’infrastruttura intelligente che collega tutti i membri della comunità alla fonte energetica, così da poter usufruire dell’energia e da poter scambiare eventuali surplus energetici, evitando gli sprechi. Grazie alla smart grid quindi è possibile ottimizzare la gestione energetica rendendola più efficiente.

Abbiamo ricapitolato quali sono le fasi per la realizzazione di una comunità energetica sostenibile e rinnovabile qui di seguito:

  1. La realizzazione di un’entità legale tra i futuri membri della comunità è la prima cosa da fare. Secondo la legge, queste unioni non hanno scopi di profitto ma solo di sostenibilità ambientale. Intraprendere questa strada è senza dubbio la soluzione più pratica e conveniente;
  2. Individuare l’area in cui installare l’impianto. Questo perché i nuovi impianti fotovoltaici devono trovarsi nelle vicinanza dei consumatori. Ad esempio, un condominio dovrà installare
  3. l’impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio in modo che questo impianto sia in condivisione con tutti i condomini. Tra l’altro in questa maniera è anche agevolare trasportare l’energia in tutti gli appartamenti che fanno parte della comunità che in questo caso possono benissimo coincidere con quelli del condominio.
  4. La messa in funzione dell’impianto e richiesta dell’istanza. Dopo aver installato l’impianto fotovoltaico, la comunità può procedere depositando un’istanza in modo da poter usufruire delle agevolazioni e degli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa.

Comunità energetiche: vantaggi

Ma perché dovrei entrare a far parte delle comunità energetiche rinnovabili? Di quali vantaggi potrei beneficiare?

Come abbiamo avuto modo di anticipare, le comunità energetiche rinnovabili sono sistemi nati principalmente con obiettivi di sostenibilità ambientale. In realtà però sono diversi i benefici che si possono trarre dalla creazione di queste associazioni come ad esempio quelli economici che non sono di certo indifferenti. Abbiamo quindi deciso di elencare i principali vantaggi di una comunità energetica qui di seguito:

  • benefici economici: quando si aderisce alle comunità si può usufruire di incentivi previsti dalla legge per promuovere la transizione energetica. In particolare, puoi usufruire di detrazioni fiscali per l’installazione di un impianto fotovoltaico (ne parliamo meglio qui) oltre che di incentivi economici sul prezzo dell’energia che preleveresti dalla rete di distribuzione nazionale (le cosiddette tariffe incentivanti);
  • benefici sociali: la riduzione di emissioni di gas inquinanti e clima alteranti ha un effetto positivo su tutta l’area in cui la comunità si trova. I vantaggi, quindi, non sono circoscritti a chi appartiene a questo gruppo ma si estendono a tutti coloro che si trovano nelle vicinanze della comunità;
  • benefici ambientali: Produrre energia elettrica da impianti fotovoltaici permette di evitare di utilizzare fonti fossili per produrre energia. Inoltre con sistemi avanzati come quello della smart grid a gestire la distribuzione dell’energia si riesce a minimizzare le perdite energetiche e quindi aumentando l’efficienza di questi impianti.

Autoconsumo collettivo e C.E.R.: quali sono le differenze?

I concetti di autoconsumo collettivo e di comunità energetica sembra quasi indicare la stessa cosa anche se in realtà si riferiscono a due situazioni ben diverse. L’obiettivo di queste due configurazioni è il medesimo, ma hanno comunque le loro differenze che riportiamo qui sotto:

  • le comunità energetiche rinnovabili sono un gruppo di privati, di enti, di Pmi o di persone fisiche che si costituiscono in forma giuridica, con il fine di produrre e condividere energia elettrica;
  • i gruppi di autoconsumo collettivo invece si riferiscono più a degli utenti che si trovano all’interno di un singolo edificio come ad esempio un condominio con una molteplicità di utenze. In questo caso i condomini potrebbero associarsi fra loro per passare dal semplice consumare energia allo stato di prosumer

La differenza tra comunità energetiche rinnovabili e gruppi di autoconsumo sta quindi nella modalità di costituzione delle due configurazioni. In particolare, i consumatori svolgono un ruolo diverso in base al sistema di condivisione dell’energia adottato.

Vuoi ricevere più informazioni sulle comunità energetiche rinnovabili come Valore Comunity? Allora compila il modulo qui sotto con tuoi dati ed aspetta la chiamata di un nostro operatore!

Superbonus e comunità energetiche: come funziona la maxi-detrazione?

Superbonus e comunità energetiche: l’art. 119 del Decreto Rilancio disciplina la possibilità di utilizzo della maxi-detrazione per l’installazione di impianti fino a 200 kW da parte di comunità energetiche rinnovabili e gruppo di autoconsumo collettivo

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In tempi di forti aumenti del costo dell’energia come quelli che stanno caratterizzando questi giorni è sempre più interessante entrare a far parte delle comunità energetiche. Una possibilità ancora più golosa se lo si fa disponendo di un proprio impianto fotovoltaico. In questo modo il soggetto che ne entrerà a far parte sarà a tutti gli effetti un “prosumer” di energia in quanto in grado di produrre e consumare energia con i conseguenti vantaggi economici che ne derivano.

Ma è possibile usufruire del Superbonus per installare gli impianti fotovoltaici ed entrare a far parte, proprio grazie a questi impianti, delle comunità energetiche o dei gruppi di autoconsumo?

Proprio per rispondere a questa domanda abbiamo scritto questo approfondimento che mira a chiarire una volta per tutte il rapporto tra superbonus e comunità energetiche rinnovabili. In particolare, chiariremo tutti quegli aspetti che riguardano l’utilizzo del superbonus per realizzare l’impianto fotovoltaico che costituirà il perno del gruppo di autoconsumo. Aspetti che sono stati messi a punto dal Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).

Pronto a scoprire di più sul Superbonus e comunità energetiche? Allora continua a leggere!

Superbonus 110% e Comunità Energetiche Rinnovabili

L’art. 119 del Decreto Rilancio contiene due commi dedicati ai gruppi di autoconsumo ed alle comunità energetiche. Li abbiamo riassunti qui di seguito:

  • comma 16-bis. Questo comma dispone l’utilizzo della detrazione di cui all’art. 16-bis, comma 1, lettera h) del d.P.R. n. 917/1986 (TUIR) per gli impianti rinnovabili gestiti da soggetti che aderiscono alle configurazioni di cui all’art. 42-bis del Decreto-Legge n. 162/2019, fino alla soglia di 200 kW e per un ammontare complessivo di spesa non superiore a euro 96.000;
  • comma 16-ter. Questo comma invece prevede la possibilità di utilizzare il bonus 110% per l’installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica su edifici, da applicare alla quota di spesa corrispondente alla potenza massima di 20 kW (mentre alla quota spesa che riguarda la potenza eccedente spetta sempre la detrazione di cui al citato art. 16-bis, comma 1, lettera h), del TUIR, nel limite massimo di spesa complessivo di euro 96.000 riferito all’intero impianto).

La normativa di riferimento

L’argomento del rapporto tra Superbonus e comunità energetiche è stato affrontato dall‘Agenzia delle Entrate all’interno della circolare n. 23/E del 23 giugno 2022. Nella Circolare infatti è presente in cui ha dedicato un intero paragrafo (il 1.6) alle Comunità Energetiche Rinnovabili.

Il Fisco ricorda la disciplina transitoria contenuta nel predetto art. 42-bis del Decreto-Legge n. 162/2019 al quale è seguita la delibera ARERA n. 318/2020/R/eel del 4 agosto 2020. E’ questa delibera ad aver disciplinato le modalità e la regolazione economica relative all’energia elettrica oggetto di condivisione. In particolare, tale condivisione può avvenire tra edifici o condomìni da parte di:

  • un gruppo di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente
  • oppure nell’ambito di comunità di energia rinnovabile

Inoltre ricordiamo che con il decreto del Ministero dello sviluppo economico 16 settembre 2020 è stata individuata la “tariffa incentivante” per la remunerazione degli impianti a fonti rinnovabili inseriti in tali configurazioni sperimentali.

Ma perché questa delibera di ARERA è tanto importante?

La delibera ARERA è particolarmente importante perché fornisce le definizioni di gruppi di autoconsumo e comunità di energia rinnovabile. Spieghiamo brevemente in cosa consistono qui di seguito.

Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente

Gli “Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente” sono costituiti da:

  • un insieme di almeno due clienti finali, sia persone fisiche che giuridiche;
  • tali persone devono prelevare l’energia elettrica dalla rete, per la quota di proprio uso finale, al fine di alimentare le utenze sottese all’unità di consumo di cui ha la disponibilità;
  • I clienti finali devono anche possedere i relativi punti di prelievo dell’energia ubicati all’interno del medesimo edificio o condominio;

L’agire collettivo di questi soggetti deve essere testimoniato tramite la sottoscrizione di un accordo privato. Tale accordo deve avere il fine di permettere la produzione di energia elettrica per il proprio consumo ma non solo questo. Tale accordo deve anche permettere a tali soggetti di immagazzinare o vendere le eccedenze non consumate da impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili, ubicati nel medesimo edificio o condominio.

Vengono poi precisate le caratteristiche che devono possedere questi impianti:

  • devono avere singolarmente una potenza complessiva non superiore a 200 kW ;
  • gli impianti devono essere tutti entrati in esercizio dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge 162 del 2019 ed entro i sessanta giorni successivi alla data di entrata in vigore del provvedimento di recepimento della direttiva 2018/2001.

I soggetti che intendono far parte del gruppo di autoconsumo sono clienti domestici. Ma anche aziende ed imprenditori possono far parte di questi gruppi a patto che le attività di produzione e scambio dell’energia elettrica non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale.

Infine, la delibera specifica che gli impianti di produzione possono essere di proprietà del cliente finale facente parte del gruppo, del Condominio o di un soggetto terzo. Inoltre tali impianti possono essere gestiti da un soggetto terzo (ad esempio, fornitore di energia o le Energy Service Company – ESCo) purché questo rimanga soggetto alle istruzioni dell’autoconsumatore di energia rinnovabile.

Comunità di energia rinnovabile

Secondo la delibera di ARERA, la “Comunità di energia rinnovabile” è un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, autonomo ed effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, detenuti dalla comunità.

La finalità della comunità è quella di fornire benefici ambientali, economici o sociali ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, invece che profitti finanziari.

I componenti della Comunità energetica possono essere:

  • persone fisiche,
  • piccole e medie imprese a condizione che la partecipazione alla Comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e industriale principale,
  • enti territoriali,
  • autorità locali, comprese le amministrazioni comunali,

Anche in questo caso gli impianti fotovoltaici:

  • devono avere i singolarmente una potenza complessiva non superiore a 200 kW;
  • essere entrati in esercizio dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge n. 162 del 2019 ed entro i sessanta giorni successivi alla data di entrata in vigore del provvedimento di recepimento della direttiva 2018/2001;
  • devono essere di proprietà o detenuti dalla comunità di energia rinnovabile;
  • possono essere gestiti dalla comunità medesima, o da un suo membro, o da un produttore terzo.

I chiarimenti dell’agenzia delle entrate su Superbonus e Comunità Energetiche

Come abbiamo già anticipato, la circolare dell’Agenzia delle Entrate ha fornito importanti chiarimenti in merito a Superbonus e Comunità Energetiche. In particolare ha stabilito che:

  • per gli impianti a fonte rinnovabile gestiti da soggetti che aderiscono alle “configurazioni”, la detrazione del 110% si applica fino alla soglia di 200 kW e per un ammontare complessivo di spesa non superiore a euro 96.000;
  • per la quota di spesa corrispondente alla potenza massima di 20 kW per l’installazione di impianti fotovoltaici, si applica il Superbonus. L’importante é che l’energia non auto-consumata in sito ovvero non condivisa per l’autoconsumo sia ceduta in favore del Gestore dei servizi energetici (GSE),

La stessa circolare ha ricordato la risoluzione n. 18/E del 12 marzo 2021. E’ tale risoluzione ad aver fornito chiarimenti sul trattamento fiscale applicabile alle somme erogate dal GSE a condomìni, composti solo da persone fisiche. In particolare, il corrispettivo per la vendita dell’energia erogato dal GSE, nella misura in cui l’energia prodotta e immessa in rete resta nella disponibilità del referente della configurazione, con facoltà di cessione al GSE medesimo, è fiscalmente rilevante, configurando un reddito diverso.

Inoltre, il predetto corrispettivo viene erogato con riferimento sia alla energia auto-consumata collettivamente e sia all’energia in eccedenza in quanto non oggetto di autoconsumo collettivo. Pertanto, per quanto concerne i soggetti diversi da quelli che producono reddito d’impresa, quanto affermato nella citata risoluzione relativamente alla rilevanza fiscale del corrispettivo per la vendita di energia attiene necessariamente alla energia eccedente l’autoconsumo istantaneo.

L’energia elettrica condivisa secondo il GSE

Relativamente all‘energia elettrica condivisa (pari al minimo, su base oraria, tra l’energia elettrica immessa in rete dagli impianti di produzione e l’energia elettrica prelevata dai consumatori che rilevano per la configurazione), questa beneficia di un contributo economico riconosciuto dal GSE a seguito dell’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione.

Ai fini dell’accesso a tale servizio il GSE ha pubblicato le “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa”. Ha inoltre chiarito le caratteristiche che devono possedere le due tipologie di configurazione ammesse al servizio:

Gruppo di autoconsumatori

Un Gruppo di autoconsumatori rappresenta un insieme di almeno due autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente in virtù di un accordo privato e che si trovano nello stesso condominio o edificio. Per autoconsumatore di energia rinnovabile si intende un cliente finale che, operando in propri siti ubicati entro confini definiti, produce energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo e può immagazzinare o vendere energia elettrica rinnovabile autoprodotta purché, per un autoconsumatore di energia rinnovabile diverso dai nuclei familiari, tali attività non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale.

L’impianto di produzione dell’autoconsumatore di energia rinnovabile può essere di proprietà di un soggetto terzo e/o gestito da un soggetto terzo, purché il soggetto terzo resti soggetto alle istruzioni dell’autoconsumatore di energia rinnovabile. L’autoconsumatore di energia rinnovabile può realizzare, in autonomia o congiuntamente a un produttore terzo, una configurazione di SEU o ASAP ai sensi del TISSPC, nel rispetto delle relative definizioni.

Comunità di energia rinnovabile

Una Comunità di energia rinnovabile è un soggetto giuridico:

  1. che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria (a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale) ed è autonomo;
  2. i cui azionisti o membri che esercitano potere di controllo sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, ivi incluse, ai sensi dell’art. 31, comma 1 lettera b) del D.Lgs. 199/21, le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale nonché le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istituto Nazionale di Statistica (di seguito anche: ISTAT) secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, situati nel territorio degli stessi Comuni in cui sono ubicati gli impianti di produzione detenuti dalla Comunità di energia rinnovabile;
  3. il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

Conclusioni su superbonus e comunità energetiche

La detrazione del superbonus può quindi essere utilizzata per sostenere le spese degli impianti rinnovabili al centro delle comunità energetiche. Questo a prescindere di chi sia il soggetto beneficiario della detrazione e rispettando le caratteristiche sopra individuate.

In particolare ricordiamo che la potenza degli impianti:

  • per i gruppi di autoconsumo non può superare i 200 kWh
  • per le C.E.R. non puà superare i 20 kWh

Inoltre, per entrambe le configurazioni, il massimale di spesa detraibile è 96.000. 

A questo punto speriamo di aver chiarito in maniera definitiva il rapporto tra Superbonus e comunità energetiche.

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Tutti i bonus fotovoltaico 2023

Tutti i bonus fotovoltaico 2023: quali sono, come funzionano e come richiederli. Scoprilo in questo approfondimento

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Il tassello fondamentale per le comunità energetiche è la disponibilità di impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Per questo possiamo affermare che sono proprio gli impianti fotovoltaici dei singoli proprietari, aziende, pmi o semplici privati, ad esserlo. Il perché è evidente: sono questi impianti ad essere la tecnologia più diffusa e più semplice da installare per ottenere energia elettrica da fonti rinnovabili.

Il problema è semmai un altro.

Installare questo tipo di impianti richiede un investimento non indifferente che non tutti possono permettersi. Anche per questo motivo, è da alcuni anni oramai che lo stato italiano cerca di promuovere il fotovoltaico e più in generale l’efficientamento energetico degli edifici attraverso incentivi fiscali. Incentivi fra cui rientrano anche i cosiddetti bonus fotovoltaico 2023.

Ma quali sono queste misure? Come funzionano?

Data la nostra pluriennale esperienza nel settore dell’efficienza energetica abbiamo deciso di fare il punto della situazione su tutti i bonus fotovoltaico 2023. D’altronde visti i tempi ed i continui rincari dell’energia, ricorrere al fotovoltaico domestico potrebbe essere l’unica soluzione per abbattere per sempre i costi delle bollette.

E allora cosa aspetti? Continua a leggere il nostro approfondimento per scoprire tutti i bonus fotovoltaico 2023.

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Tutti i bonus fotovoltaico 2023

Come abbiamo già avuto modo di accennare i bonus fotovoltaico 2023 fanno in realtà parte di diverse agevolazioni fiscali introdotte dallo Stato Italiano in questi ultimi anni. Le principali sono le seguenti:

Abbiamo elencato queste agevolazioni all’interno dei bonus fotovoltaico 2023 anche se in realtà si tratta di incentivi di più ampio respiro visto che non scadono il prossimo anno e che è possibile usufruirne anche adesso. In particolare, l’ecobonus 50% ed il bonus ristrutturazione sono in scadenza nel 2024. Il discorso si fa un più complesso per il Superbonus visto che a seconda del tipo di edificio, condominio o unifamiliare, ha una scadenza diversa ed un’aliquota di detrazione diversa.

In ogni caso noi siamo ottimisti e crediamo che simili bonus possano essere prorogati anche dopo la naturale scadenza al 2024. Questo perché siamo ben consapevoli che il nostro paese ha sottoscritto accordi internazionali volti a ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030 che non possono essere così facilmente ignorati. Così come siamo ben consapevoli che per rispettare questi accordi è necessario ancora di più puntare sulle rinnovabili o sulle comunità energetiche. Inoltre, se i prezzi dell’energia continueranno a salire, e sono già insostenibili per molte imprese e famiglie italiane, non rimane altro che affidarci alle rinnovabili per evitare di rimanere a secco di energia.

Come funzionano i bonus fotovoltaico 2023

Una svolta sostanziale alla diffusione del fotovoltaico in Italia non è da ricercare solamente nei bonus fotovoltaico 2023 ma anche nella semplificazione della procedura per la loro installazione. In particolare, l’art. 9 del Decreto Bollette il DL 17/2022, convertito dalla legge 24/2022, ha stabilito che l’installazione di impianti solari, fotovoltaici e termici viene considerata manutenzione ordinaria (ne parliamo qui).

Con questa semplificazione, l’installazione di questi sistemi non è più subordinata all’acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso, ad eccezione degli immobili vincolati e di interesse pubblico.

Quanto appena espresso non è però universale. Gli impianti fotovoltaici installati grazie al Superbonus infatti non rientrano fra quelli che è possibile considerare come manutenzione ordinaria. Pertanto le autorizzazioni per questo tipo di impianti sono ancora necessarie.

In ogni caso, a prescindere da queste semplificazioni abbiamo riportato i dettagli delle principali agevolazioni per il fotovoltaico di cui potrai usufruire nel 2023.

Come ottenere l’eco-bonus fotovoltaico 2023 al 50%

L’ecobonus 50% scadrà nel 2024, pertanto rientra a pieno diritto fra i bonus fotovoltaico 2023. Avrai diritto a questa agevolazione in caso tu decida di installare un nuovo impianto di fotovoltaico con oppure senza un concomitante sistema di accumulo dell’energia.  Il bonus è una detrazione IRPEF che ammonta al 50% della spesa totale che hai sostenuto per l’installazione dell’impianto e dell’eventuale sistema di accumulo.

Il decreto Rilancio del 2020 ha introdotto la possibilità, poi riconfermata dalle varie leggi di Bilancio successive, di poter usufruire della detrazione tramite cessione del credito e sconto in fattura. In particolare, è proprio grazie a quest’ultima che oggi puoi ottenere questo bonus fotovoltaico 2023 subito. Se prima dovevi portare in detrazione il 50% della spesa per 10 anni dopo averla sostenuta, oggi potrai godere di uno sconto immediato in fattura del 50% della spesa totale per l’impianto e sistema di accumulo. Questo significa che installare un fotovoltaico ti costa solo la metà!

Ci sono però dei massimali di spesa da rispettare per poter usufruire della detrazione. In particolare, il limite di spesa è fissato a € 96.000 per unità immobiliare. Questo significa che se installerai un impianto fotovoltaico con batterie di accumulo del valore di 96.000 euro potrai detrarre al massimo 48.000 euro per ogni unità immobiliare che compone l’edificio.

Grazie a questo bonus fotovoltaico 2023 quindi potresti usufruire di un’occasione unica di risparmio. Risparmio che potrai sommare a quello che otterrai risparmiando sulle bollette che sarà ancora maggiore nel caso in cui tu entrassi a far parte di una comunità energetica!

Agevolazione impianto tramite bonus ristrutturazione

Fra i bonus fotovoltaico 2023 di cui è possibile usufruire c’è anche il cosiddetto Bonus Casa o Bonus Ristrutturazione. Precisiamo subito che anch’esso sarà valido fino al 31 dicembre 2024.

Non si tratta di un’agevolazione diretta e mirata per gli impianti a pannelli solari. A ben vedere, come si deduce anche dal nome, l’agevolazione riguarda più che altro degli interventi edili. In effetti si rivolge a coloro che necessitano di effettuare interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria oppure di ristrutturazione degli edifici.

Tuttavia, se l’intervento di ristrutturazione riguarda anche le coperture degli edifici (i tetti) è possibile anche farvi rientrare le spese necessarie a sostenere l’intervento di installazione dei pannelli solari. Non sarà solo il costo dell’impianto a rientrarvi, ma anche le spese di installazione, manodopera, progettazione, perizie, sopralluoghi, iva e imposta di bollo.

Anche in questo caso vi è un massimale di spesa: 96000 euro per unità immobiliare. La detrazione fiscale cui avresti diritto ammonta al 50% ed è recuperabile in 10 anni tramite dichiarazione dei redditi. Anche in questo caso, grazie allo sconto in fattura, potrai fruire del bonus subito senza dover aspettare 10 anni per portarlo in detrazione.

Superbonus 110%

Anche il Superbonus 110% prevede l’installazione di impianti fotovoltaici: grazie a questa misura è possibile ottenere il rimborso, tramite credito d’imposta, del 110% della spesa sostenuta.

Ottenere questo bonus fotovoltaico 2023 tramite il Superbonus però è forse un po’ più complicato: Per farlo devi sapere che:

  • nel 2023 solo i condomini potranno ottenere questa agevolazione per l’installazione di impianti fotovoltaici pari al 110%. La detrazione rimarrà valida fino al 2025 è vero, ma l’aliquota di detrazione sarà minore;
  • l’installazione di un impianto fotovoltaico è un “intervento trainato”. Questo significa che il condominio dovrà eseguire almeno un intervento “trainante” per poter avere diritto alla detrazione del 110%;
  • ad intervento completato dovrai ottenere il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’abitazione rispetto all’APE di inizio lavori. In alternativa dovrai ottenere il raggiungimento della classe energetica massima;
  • gli impianti fotovoltaici devono essere collegati alla rete elettrica nazionale e stipulare un contratto con il GSE – Gestore dei Servizi Energetici.

Anche in questo caso sono previsti dalla normativa dei massimali di spesa. In particolare questi sono:

  • di 48.000 euro per unità abitativa ovvero di 2.400 euro per ogni kw di potenza per gli impianti fotovoltaici;
  • di 48.000 euro per unità abitativa ovvero di 1.000 euro per ogni kw di capacità di accumulo per le batterie di accumulo.

Cosa c’entrano i bonus fotovoltaico 2023 con le comunità energetiche?

Come abbiamo avuto modo di anticipare, una comunità energetica rinnovabile è sostanzialmente un’associazione. Possono far parte di quest’associazione sia cittadini privati, che imprese o attività commerciali, ma anche enti locali. Lo scopo di quest’associazione è quello di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e di condividere l’energia prodotta da questi impianti fra i membri dell’associazione.

La condivisione di questa energia ha lo scopo di far risparmiare coloro che partecipano a questa produzione e condivisione di energia. Le C.E.R. servono dunque a favorire la gestione congiunta dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, lo sviluppo sostenibile e ridurre la dipendenza energetica dal sistema elettrico nazionale.

Tuttavia, per poter condividere l’energia, è necessario produrla. E come si può produrre questa energia? Semplice: tramite gli impianti fotovoltaici. Ne consegue che di fatto, i bonus fotovoltaico 2023 e le semplificazioni per la loro installazione, incentivano indirettamente anche la nascita delle comunità energetiche.

Ma non solo, devi sapere che i bonus fotovoltaico 2023 sono cumulabili con gli incentivi per le comunità energetiche. Questo significa che non solo potrai ottenere un forte sconto sul tuo nuovo impianto fotovoltaico e risparmiare, con la sua installazione, sulle bollette. Potrai entrare a far parte di una C.E.R. ed accedere alla tariffa incentivante per il consumo di quella parte di energia che preleverai comunque dalla rete elettrica nazionale! Non un vantaggio solo, ma bensì in triplo vantaggio (scopri di più qui).

Per questo possiamo affermare che è proprio il connubio di questi incentivi ad essere la base della strategia italiana della Transizione Energetica che ha come obiettivo una rapida ed efficace de-carbonizzazione.

Valore energia la scelta giusta quando si parla di riqualificazione energetica

Se vuoi usufruire dei bonus fotovoltaico 2023 il nostro consiglio è quello di affidarti a dei professionisti per essere certo di ottenerlo. I tecnici che collaborano con Valore Comunity hanno oramai diversi anni di esperienza alle loro spalle. Grazie al know-how accumulato dai tecnici e dal nostro personale amministrativo siamo diventati dei veri esperti in materia di detrazioni fiscali, credito d’imposta e sconto in fattura.

D’altronde perché aspettare 10 anni per recuperare i tuoi soldi quando puoi farlo subito tramite uno sconto della metà dell’intero importo dei lavori senza anticipare nulla?

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Ritiro Dedicato: cosa è e come funziona

Cos’è il ritiro dedicato? Come funziona? Quali differenze ci sono con lo scambio sul posto?

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Il settore degli impianti fotovoltaici sta conoscendo un vero e proprio boom. Complici i forti rincari dell’energia, soprattutto a seguito dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina seno sempre di più le persone che stanno ricorrendo a questo tipo di impianti.

Ricorrere all’energia solare per produrre elettricità da consumare per il proprio fabbisogno infatti è un ottimo modo per contrastare il caro bollette. L’autoconsumo fotovoltaico è infatti la chiave di volta per raggiungere l’indipendenza energetica e quindi staccarsi dalla rete elettrica nazionale. Una possibilità ancora più a portata di mano qualora decidessi di installare anche un sistema di accumulo dell’energia. Ma non solo, questo è infatti anche un ottimo modo per abbattere le emissioni di CO2 in atmosfera.

In ogni caso, i vantaggi di un impianto fotovoltaico non finiscono di certo qui. Grazie ad esso infatti è possibile anche usufruire del Ritiro Dedicato ovvero di una remunerazione che deriva dalla commercializzazione dell’energia prodotta dall’impianto e non autoconsumata. Questa energia infatti viene di fatto immessa in rete dietro un corrispettivo economico.

Pronto a scoprire di più sul Ritiro Dedicato? Allora continua a leggere il nostro approfondimento!

Cosa è il Ritiro Dedicato?

Come certamente già saprai, avvalerti dell’autoconsumo sfruttando l’energia prodotta dal tuo impianto fotovoltaico può farti risparmiare sui costi energetici. Tuttavia non è l’unico vantaggio economico che può offrirti un impianto fotovoltaico visto che fra questi rientra anche il Ritiro Dedicato. Ma cos’è?

Secondo la definizione che è possibile trovare sul sito ufficiale del GSE, il Gestore dei Servizi Energetici:

” Il Ritiro Dedicato è una modalità semplificata a disposizione dei produttori per la commercializzazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete.”

Il Ritiro Dedicato consiste quindi nella cessione dell’energia prodotta dall’impianto e non autoconsumata al GSE che a sua volta la immetterà nella rete elettrica nazionale. Il GSE quindi si pone come intermediario fra il produttore di energia, al quale corrisponde un compenso determinato per ogni kWh immesso in rete, ed i consumatori ai capi della rete elettrica nazionale. Precisiamo che è possibile ricorrere a questa modalità fin dal 2008.

Ma perché devo cedere l’energia prodotta dal mio impianto al GSE? Quali sono i vantaggi di cui possono beneficiare?

I vantaggi sono sostanzialmente due:

  • semplificazione delle procedure;
  • redditività più sicura rispetto ai prezzi che caratterizzano il mercato libero sulla Borsa grazie ai prezzi minimi garantiti.

A sostegno di ciò dobbiamo precisare che un contratto di Ritiro Dedicato dura solitamente un anno solare ed è tacitamente rinnovabile. Inoltre i produttori di energia, ovvero i possessori degli impianti, possono recedere il contratto di Ritiro Dedicato in qualsiasi momento. Il recesso sarà valido dopo 60 giorni dalla comunicazione della disdetta tramite il portale dedicato.

Chi può accedere al Ritiro Dedicato?

Possono accedere ai contratti di Ritiro Dedicato tutti gli impianti con:

  • Potenza apparente nominale inferiore a 10 MW alimentati da fonti non rinnovabili, compresa la produzione non imputabile delle centrali ibride;
  • Potenza qualsiasi per impianti che producono energia elettrica dalle seguenti fonti rinnovabili: eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica (limitatamente agli impianti ad acqua fluente);
  • Potenza inferiore a 10 MW alimentati da fonti rinnovabili e non rinnovabili;
  • Potenza uguale o superiore a 10 MW, alimentati da fonti rinnovabili diverse dalle fonti rinnovabili citate in precedenza.

A questo punto però è anche necessario precisare quali sono gli impianti che non possono accedervi:

  • fotovoltaici incentivati dal D.M. 5 luglio 2012 (quinto Conto Energia) o D.M. 5 maggio 2011 (quarto Conto Energia per soli impianti con Tariffa Onnicomprensiva);
  • impianti alimentati a fonti rinnovabili (non fotovoltaici) incentivati dal D.M. 18 Dicembre 2008, dal D.M. 06 Luglio 2012 e dal D.M. 23 Giugno 2016.

Infine, il Ritiro Dedicato non è compatibile con il servizio di Scambio sul posto.

Come posso accedere al contratto di Ritiro Dedicato?

I produttori di energia o possessori di impianti fotovoltaici possono accedere al regime di Ritiro Dedicato secondo due modalità:

  • Modello Unico. In questo caso possono seguire l’iter semplificato per la realizzazione, la connessione e l’esercizio di nuovi impianti fotovoltaici che richiedono l’accesso al servizio di Ritiro Dedicato. Dopo aver ricevuto dal gestore di rete i dati presenti nel Modello Unico, il GSE, provvederà ad attivare il contratto. Sarà sempre il GSE a comunicare all’utente le informazioni per poterne visualizzare i dettagli tramite il portale Ritiro Dedicato – RID dell’Area Clienti GSE.
  • Modalità standard. Questa procedura ha sicuramente tempi più lunghi visto che prevede che l’invio dell’istanza per il RID, accessibile dall’Area Clienti GSE, avvenga entro 60 giorni dalla data di allaccio alla rete. All’interno della procedura dovranno inoltre essere indicati i dati tecnici e amministrativi.

Il prezzo zonale orario

Il prezzo per il ritiro dedicato dell’energia è definito dall’Autorità per l’Energia (ARERA) che stabilisce che sia pari al prezzo zonale orario. Ma cos’è quest’ultimo?

Il prezzo zonale orario è il prezzo sul mercato elettrico che varia in base all’ora nella quale l’energia viene immessa in rete e alla zona di mercato in cui si trova l’impianto. In questo caso il gestore di rete trasmette le misure al GSE, che poi paga il corrispettivo di vendita in base al prezzo zonale orario. Questa definizione è importante dal momento che lo stesso prezzo viene applicato anche per calcolare le tariffe incentivanti delle comunità energetiche per i produttori di energia come puoi leggere qui.

Tuttavia c’è la possibilità di richiedere dei prezzi minimi garantiti per il Ritiro Dedicato che Arera solitamente stabilisce ogni anno. Tali prezzi riguardano tutti quegli impianti che:

  • producono energia da fonti rinnovabili, non sono non incentivati con altri meccanismi di remunerazione, ed hanno una potenza fino a 1 MW;
  • sono fotovoltaici, sono già incentivati con altri meccanismi di remunerazione la cui potenza è fino a 100 kW;
  • idroelettrici, incentivati, di potenza efficiente fino a 500 kW.

In questi casi Arera stabilisce un prezzo minimo che si basa sulla fonte rinnovabile che utilizzano gli impianti che vogliono accedere al Ritiro Dedicato. Su tale prezzo influisce anche la quantità di energia ritirata su base annua. Si tratta di un’opzione particolarmente conveniente come dimostra il fatto che viene scelta dalla maggior parte dei possessori degli impianti fotovoltaici che aderisce al ritiro dedicato.

Ma a quanto ammonta questo prezzo? A titolo esemplificativo, nel 2022, il prezzo minimo è di 40,7 €/MWh. Pertanto coloro che aderiscono al Ritiro Dedicato quest’anno riceveranno circa 0,04 €/kWh di energia immessa in rete come prezzo minimo garantito.

Non preoccuparti se ti sembra poco. Come abbiamo accennato poco fa, questo incentivo è inglobato all’interno di quelli previsti dalle tariffe incentivanti delle comunità energetiche. Entrandone a far parte, potrai contare su di uno sconto sull’energia prelevata dalla rete elettrica nazionale che può arrivare anche a 0,17 €/kWh! 

Quali sono le differenze tra Ritiro Dedicato e Scambio sul Posto?

Ritiro Dedicato e Scambio sul posto non sono affatto la stessa cosa. Chiariamo subito le differenze con queste semplici precisazioni:

  • Lo Scambio sul posto è un meccanismo di compensazione tra immissioni e prelievi,
  • Il Ritiro Dedicato è, invece, un meccanismo di vendita dell’energia.

In ogni caso abbiamo cercato di fornire ulteriori precisazioni qui di seguito.

Lo Scambio sul posto in pillole

Affinché un impianto usufruisca dello scambio sul posto è necessario che gli impianti per la produzione di energia siano connessi a un unico punto di connessione con la rete pubblica. Possono fruire di questo regime gli impianti che non abbiano una potenza superiore ai 200 kW che siano alimentati a fonti rinnovabili e per la Cogenerazione ad Alto Rendimento. Inoltre la potenza degli impianti di produzione complessivamente installata nel sito non deve essere superiore a 500 kW.

Lo scambio sul posto rimane comunque un meccanismo di compensazione tra immissioni e prelievi di energia. Questo significa che è in primo luogo necessario conteggiare tutta l’energia immessa in rete per poi compensarla con quella prelevata dalla rete e quindi pagata in bolletta. Quando si parla di Scambio sul Posto non si commette un errore a definirlo rimborso. Questo perché a tutti gli effetti si tratta di un rimborso dell’energia prodotta in eccesso dal proprio impianto fotovoltaico ed immessa in rete. Rimborso che di fatto è il GSE a riconoscere per compensare l’energia immessa in rete, se quest’ultima eccede quella prelevata.

Tutta l’energia immessa in rete dall’impianto fotovoltaico e ri-prelevata viene pagata dal GSE con una tariffa variabile, ma mediamente di circa 0,15 € a kWh.

Tuttavia, entro metà del 2023 lo scambio sul posto non sarà più un’opzione accessibile ai nuovi impianti rinnovabili (ne parliamo anche qui). E’ però prevista un’eccezione per gli impianti fotovoltaici che già ne usufruiscono visto che questi impianti potranno usufruirne fino al 2024 per quelli che già fanno parte dello scambio sul posto. Al loro posto ci saranno i già accennati incentivi per le comunità energetiche.

Conviene di più il Ritiro Dedicato o lo Scambio sul posto?

Per rispondere a questa domanda è necessario tenere conto di come e quanto viene utilizzata l’energia prodotta, quali sono le abitudini di consumo del produttore e da molto altro ancora.

Tuttavia possiamo anche fare una valutazione a spanne per avere un quadro generico della situazione. In linea di massima, possiamo affermare che lo Scambio sul posto conviene di più quando i kWh prelevati dalla rete sono più o meno lo stesso quantitativo di quelli immessi. Pertanto questa soluzione è particolarmente adatta ai contesti residenziali.

Il Ritiro Dedicato, invece, conviene di più quando si è in possesso di grandi impianti fotovoltaici (oltre i 200 kW di potenza) che non sono asserviti a nessuna utenza. In questo caso, infatti, i vantaggi dello Scambio sul posto sarebbero superflui in quanto l’energia scambiata con la rete sarebbe praticamente nulla. Questa soluzione è quindi più adatta ai contesti aziendali dove è più facile che vengano installati impianti fotovoltaici di grosse taglie.

Pronto ad iniziare il tuo percorso verso l’indipendenza energetica avvalendoti del ritiro dedicato o dello scambio sul posto? Allora compila il modulo qui sotto con i tuoi dati ed aspetta la chiamata di un nostro operatore per ricevere tutti i dettagli!

Autoconsumo impianto fotovoltaico: tutto quello che devi sapere

Cosa è e cosa si intende per autoconsumo impianto fotovoltaico?

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Installare un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione o su quello della propria attività produttiva o commerciale è una scelta che stanno compiendo sempre più persone. D’altronde utilizzare l’energia solare per produrre energia elettrica in modo da soddisfare i bisogni energetici della propria attività o impresa è vantaggioso sotto molti punti di vista. Soprattutto da quello economico visto che il prezzo dell’energia è salito molto a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. Dato che quindi le bollette stanno colpendo duramente le nostre tasche ed il nostro portafoglio, è lecito trovare soluzioni alternative per risparmiare ed il fotovoltaico è una di queste.

Ma perché?

Ricorrendo all’energia solare potresti contare sull’autoconsumo fotovoltaico e quindi abbattere i tuoi consumi di elettricità e di conseguenza anche le bollette. L’autoconsumo impianto fotovoltaico si riferisce appunto alla possibilità di consumare direttamente l’energia elettrica che produce il tuo impianto a pannelli solari per alimentare i tuoi elettrodomestici o macchinari. In questo modo non avrai bisogno di prelevare energia dalla rete elettrica nazionale a pagamento. Ma non solo. Potresti soddisfare i tuoi bisogni energetici senza produrre emissioni di CO2 e quindi in maniera sostenibile!

Inoltre, il tuo impianto fotovoltaico può essere ancora più efficiente avvalendosi delle batterie di accumulo. In questo modo potresti stoccare l’energia prodotta dall’impianto che non riesci subito ad autoconsumare in modo da riutilizzarla in un secondo momento come ad esempio la notte. Agendo così la tua quota di autoconsumo fotovoltaico aumenterebbe a e potresti arrivare ad abbattere i costi delle bellette di oltre l’80%!

Scegliere di installare un impianto fotovoltaico oggi è la scelta giusta per risparmiare sulle bollette ma anche per salvaguardare l’ambiente che ci circonda. Se non lo hai ancora capito, prosegui nella lettura di questo approfondimento in cui elenchiamo tutti i vantaggi dell’autoconsumo fotovoltaico!

Autoconsumo impianto fotovoltaico: cos’è

L’autoconsumo è il fattore di maggiore risparmio per chi, privato o azienda, è in possesso di un impianto fotovoltaico. Il termine autoconsumo fotovoltaico si riferisce proprio alla possibilità di consumare l’energia che i moduli solari dell’impianto producono, nel momento stesso in cui la producono. In questo modo, l’energia elettrica prodotta dall’impianto può alimentare i tuoi elettrodomestici o macchinari della tua impresa senza che tu debba prelevare energia dalla rete elettrica nazionale. Ma non solo. Il tutto avverrebbe infatti senza emissioni di CO2 o di altri gas serra dannosi per l’ambiente.

Autoconsumando l’energia che produce il tuo impianto fotovoltaico avrai sicuramente meno necessità di ricorrere all’energia a pagamento. La logica conseguenza di tutto ciò è gli importi delle bollette della luce che riceverai saranno molto più bassi rispetto a prima permettendoti di risparmiare notevolmente. L’autoconsumo fotovoltaico quindi fa bene al tuo portafoglio o ai bilanci della tua impresa visto che è sinonimo di indipendenza energetica e dal continuo sali scendi dei prezzi dell’energia.

Precisiamo però che  l’energia prodotta dal tuo impianto fotovoltaico può essere:

  • Immessa in rete elettrica nazionale e quindi gestita dal distributore locale tramite lo Scambio sul posto o Ritiro Dedicato;
  • Autoconsumata in loco istantaneamente;
  • Immagazzinata nei sistemi di accumulo per poter essere consumata in un secondo momento
  • Condivisa con i membri di una Comunità Energetica.

Quali sono i vantaggi dell’autoconsumo?

Sfruttare l’autoconsumo fotovoltaico ti permetterà di prendere parte alla lotta ai cambiamenti climatici contribuendo ad abbattere le emissioni di CO2 in atmosfera. Ma i benefici non sono solo legati all’ambiente che ci circonda. Abbiamo riassunto i principali qui di seguito:

  • Risparmio economico: installare un impianto fotovoltaico significa avere la possibilità di rendersi sempre più indipendente dal gestore dei servizi energetici. Producendo da solo l’energia necessaria al funzionamento dei tuoi elettrodomestici o macchinari della tua impresa avrai sempre meno necessità di ricorrere alla rete elettrica nazionale per alimentare le tue utenze. Questo è il vero motivo dietro all’ abbattimento dei costi in bolletta;
  • Possibilità di ricorrere agli incentivi fiscali disponibili: lo Stato ha previsto una serie di incentivi per sostenere l’installazione degli impianti fotovoltaici sia per i privati che per le imprese. Questi incentivi sono particolarmente convenienti perché permettono di ridurre la spesa di acquisto di un impianto fotovoltaico e al tempo stesso di ridurre i tempi di rientro dell’investimento (scopri tutti i bonus fotovoltaico 2023 qui).
  • Comunità energetiche: Con un impianto fotovoltaico potresti entrare a far parte delle nuove configurazioni per il consumo di energia chiamate Comunità Energetiche o C.E.R.. Entrandone a farne parte potrai usufruire di agevolazioni prevedono delle tariffe incentivanti per il consumo di energia (12 c€ / kWh). Tali tariffe, se unite all’energia autoprodotta dal fotovoltaico ti consentiranno di risparmiare ancora di più. Inoltre, l’energia non auto-consumata dalla comunità viene reimmessa in rete e viene pagata al produttore a un prezzo unitario fisso. Tale prezzo è lo stesso che viene riconosciuto dal RID (il Ritiro Dedicato equivale storicamente a circa 5 c€ / kWh). In sostanza è possibile ottenere un guadagno di circa 17 c€ / kWh sull’energia prodotta e consumata all’interno della comunità. Inoltre queste tariffe incentivanti sono cumulabili in ogni caso con quelle per l’installazione degli impianti fotovoltaici.

Come sfruttare al massimo il tuo autoconsumo

Scegliere oggi di passare al fotovoltaico per garantire l’autoconsumo è una scelta che può fare la differenza domani. Soprattutto in un contesto in cui è dominato da una crisi energetica che sta attraversando l’intera Europa che potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. In questo momento, chi investe sull’energia infatti ha dei ritorni sull’investimento ancora più rapidi che gli permettono di guadagnare ancora di più. Per questo sono sempre di più i privati e le imprese che hanno deciso di investire per raggiungere o quanto meno aumentare la loro indipendenza energetica traendone grandi benefici.

Con un corretto dimensionamento dell’impianto e, possibilmente un’adeguata superficie a disposizione, potrai puntare tutto sul tuo autoconsumo fotovoltaico per il tuo fabbisogno energetico. Ma come sfruttare al massimo questa possibilità di autoconsumo fotovoltaico?

Senza dubbio dovrai essere bravo a fare in modo di organizzare i tuoi consumi nei momenti in cui l’impianto fotovoltaico è in produzione. Ad esempio potresti mettere in moto la tua lavatrice o la tua lavastoviglie durante il giorno in modo da consumare il più possibile l’energia prodotta dal tuo impianto fotovoltaico senza ricorrere alla rete elettrica nazionale. Qualora ciò non fosse possibile, o comunque avessi necessità di coprire il fabbisogno energetico anche di notte, allora potresti comunque ricorrere alle batterie di accumulo. Grazie a questi dispositivi infatti potresti immagazzinare l’energia non auto-consumata di giorno e sfruttarla la notte.

Ma non solo. Entrando a far parte di una comunità energetica come Valore Comunity potresti sfruttare anche l’energia di altri impianti fotovoltaici qualora quella che produce il tuo non fosse sufficiente. In questo modo non solo sfrutteresti al massimo il tuo autoconsumo fotovoltaico, ma anche quello di tutti i membri della comunità energetica.

Come si calcola l’autoconsumo impianto fotovoltaico?

Arrivato a questo punto forse ti starai chiedendo: ma come faccio a capire quanta energia produce il mio impianto e quanta ne consumo? Quant’è la mia quota di autoconsumo impianto fotovoltaico?

In realtà, a patto che tu abbia a disposizione due dati essenziali, non è niente di complicato. I dati sono i seguenti:

  • Energia totale prodotta dal tuo impianto: questo dato puoi trovarlo sul display dell’inverter dell’impianto fotovoltaico;
  • Energia immessa in rete: che puoi conoscere grazie al contatore bi-direzionale che verrà installato durante la fase di allacciamento alla rete dell’impianto.

A questo punto potrai ottenere il dato tramite una semplice sottrazione:

Energia totale prodotta – Energia immessa in rete = Energia autoconsumata

Questo significa che se in un anno il primo contatore ha rilevato 3.900 kWh prodotti dal tuo impianto e il secondo contatore ha rilevato in totale 2.000 kWh di energia immessa in rete, sottraendo l’energia immessa in rete all’energia complessivamente prodotta si ottiene l’energia autoconsumata: ovvero 1.900 kWh.

In questo caso, l’energia auto consumata si aggira attorno al 50% di quella prodotta, ma siamo sicuri che con i giusti accorgimenti potrai anche fare di meglio. Ricordati sempre che più aumenterai la quota di energia autoconsumata, più l’investimento sarà remunerativo!

Pronto ad iniziare il tuo percorso verso l’indipendenza energetica della tua azienda contando sempre di più sull’autoconsumo fotovoltaico? Allora compila il modulo che trovi in questa pagina con i tuoi dati ed aspetta la chiamata di un nostro operatore per ricevere tutti i dettagli!

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