Blog

Difenditi dal rincaro gas e luce grazie Valore Comunity!

Entrando a far parte di una comunità energetica puoi proteggerti dal rincaro gas e luce. Scopriamo perché!

Home » Blog » Pagina 13

Dopo un anno terribile come quello del 2020, purtroppo sono in arrivo altre brutte notizie.

Con l’arrivare dell’autunno infatti ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) si appresta infatti ad adeguare le tariffe del prezzo di acquisto di gas ed elettricità. Si tratta di un operazione periodica che ARERA fa a cadenza regolare e che serve per avvicinarsi ai costi di produzione e ai mercati internazionali. E proprio da questa operazione emerge che il rincaro gas e luce medio sarà del 40% rispetto al trimestre precedente.

Il rincaro gas e luce è motivato dagli effetti della pandemia e dalle misure di lockdown che i vari governi del mondo hanno adottato. Tuttavia, le cose non sono così semplici come avremo modo di approfondire nel corso di questo articolo. I fattori del rincaro sono infatti molteplici.

A prescindere dal rincaro gas e luce che si sta verificando proprio in questo momento tuttavia, merita anche approfondire la questione sul come evitare di essere vittima di queste fluttuazioni del mercato. Le imprese e le aziende infatti, possono contare solamente di una fornitura di energia elettrica a prezzo variabile con il prezzo che varia in base agli aggiornamenti dell’ARERA. Ecco perché in questo approfondimento proviamo a spiegare come il far parte di una Comunità Energetica ti permette di essere al riparo dagli aumenti delle bollette.

Pronto a scoprire cosa c’è dietro all’aumento delle bollette di luce e gas? Perché far parte di una C.E. può essere un’ottima strategia per difendersi dai rincari dell’energia?

Continua a leggere per scoprirlo!

Le ragioni del rincaro luce e gas

La pandemia è senza dubbio una delle ragioni principali del rincaro luce e gas.

Tuttavia non è l’unica, o meglio da sola non basta a spiegare l’enorme rincaro. Il calo dei consumi del 2020 a causa delle misure di lockdown ha provocato un ribasso dei prezzi dell’energia e del gas naturale. Come ovvio al riprendere delle attività ed all’aumentare della domanda di energia e gas, ne è aumentato anche il prezzo.

Su questo siamo tutti d’accordo, tuttavia, il rincaro è stato superiore del previsto. Segno che oltre a questa ragione ce ne devono essere anche altre più o meno evidenti che contribuiscono a far aumentare le bollette luce e gas. Abbiamo cercato di riassumerle qui di seguito.

Taglio delle forniture di gas da parte di Gazprom

La russa Gazprom, la più grande azienda di gas naturale del mondo, ha tagliato le forniture all’Europa. Da dicembre 2020 infatti i volumi di gas destinati al vecchio continente ed in transito verso di esso tramite l’Ucraina sono diminuiti di un terzo. 

Se quindi, con la ripresa delle attività, la domanda di gas è paragonabile a quella del pre-pandemia, la quantità di gas naturale disponibile è comunque minore. Ne consegue che il prezzo del gas naturale non può che aumentare con conseguenze dirette sulle bollette dell’energia.

Manutenzione delle centrali nucleari in Francia

Come sicuramente già saprai, l’Italia non è autosufficiente dal punto di vista del suo fabbisogno energetico. Ogni anno infatti l’Italia è costretta ad acquistare energia elettrica da altri paesi, in particolare dalla Francia. I nostri cugini d’oltralpe infatti possono contare su di un discreto numero di centrali nucleari in grado di produrre energia elettrica, anche più di quanta ne serva a loro. Parte di questo surplus energetico viene ceduto a paesi come l’Italia che lo acquistano per soddisfare il proprio fabbisogno energetico.

Nel 2021 tuttavia la Francia ha intrapreso un cospicuo programma di manutenzione di queste centrali. Manutenzione obbligatoria che serve sia a garantire le giuste misure di sicurezza degli impianti, sia ad ammodernarli. E’ evidente quindi che questo programma di manutenzione impedisce alle centrali di lavorare a pieno regime portando dunque ad un calo della quantità di energia disponibile. Calo che come avrai oramai capito, fa aumentare il prezzo dell’energia.

Minor apporto di energia prodotta da fonti rinnovabili

L’Italia ha però da tempo deciso di investire nelle energie rinnovabili per raggiungere una più alta indipendenza energetica. In particolare tra il 2007 ed il 2014 ha varato una serie di incentivi per il fotovoltaico davvero convenienti ed in molti hanno deciso di sfruttare l’occasione. Tuttavia, sono oramai passati diversi anni da questi incentivi, pertanto, gli impianti cominciano a soffrire di un calo delle prestazioni. Calo che ha portato una minor quantità di energia elettrica.

Parallelamente c’è da considerare anche il comparto Eolico. Il 2020 in particolare è stato un anno meno ventoso del solito. L’energia totale prodotta dalle pale eoliche è quindi minore rispetto a quella degli altri anni, con tutte le conseguenze che ciò comporta.

I motivi dietro al rincaro energia sono sufficienti a giustificare dei rincari così alti?

Che si dovesse verificare un aumento bollette luce e gas c’era da aspettarselo ampiamente. Già da tempo infatti, molti esperti del settore stavano cercando di metterci in guardia rispetto a questa eventualità. Tuttavia il rincaro gas e luce che si sta verificando è ben al di sopra delle loro aspettative. Se infatti prendiamo come riferimento ottobre dell’anno scorso, il rincaro è addirittura del 120%!

Evidentemente quindi c’è anche un altro motivo, un po’ più subdolo e nascosto dietro all’aumento delle bollette. Le grandi aziende del settore, dopo le notevoli perdite dovute alla pandemia stanno cercando di riprendersi quanto perso. Tuttavia, non si stanno limitando a ciò, stanno anche cercando di lucrarci sopra, riuscendoci. C’è quindi un evidente volontà speculativa che purtroppo ricade sui privati e su gli imprenditori, medi, piccoli e grandi come te.

Perché una comunità energetica ti mette al riparo dal rincaro luce e gas?

La comunità energetica rinnovabile è infatti una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali.

Esse sono basate su di un concetto: quello di autoconsumo collettivo ovvero la possibilità di di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici. Grazie alla comunità energetiche rinnovabili come Valore Comunity l’autoconsumo può essere attuato non solo in forma individuale ma anche in forma collettiva. Pensiamo ad esempio ai condomini oppure alle comunità energetiche locali.

All’interno di una C.E. infatti vi sono sia dei soggetti definiti produttori, che possiedono impianti fotovoltaici e che producono energia che mettono a disposizione de soggetti consumatori. Questi soggetti, in base al ruolo hanno a delle tariffe d’incentivo stabilite dallo stato per remunerare l’energia auto-consumata istantaneamente.

Il vantaggio del far par parte di una Comunità Energetica è quindi duplice. Se da un lato avrai l’opportunità di consumare energia prodotta dagli impianti a fonti rinnovabili della tua C.E. locale e quindi non acquistandola dai classici fornitori soggetti alle fluttuazioni del mercato, dall’altro accederai anche a delle tariffe incentivanti sul consumo di questa energia. In questo modo potrai ovviare al rincaro gas e luce ed abbattere di molto i tuoi costi delle bollette!

Entrando in Valore Comunity non dovrai preoccuparti di nulla. Saremo noi a gestire tutta la contabilità e le questioni amministrative in maniera chiara e trasparente. In questo modo potremo dare forma ai vostri progetti e darvi la possibilità di godere degli incentivi statali.

Pertanto…. Cosa aspetti ad entrare a far parte di Valore Comunity? 

Per ricevere la nostra offerta compila il form che trovi in questa pagina con i tuoi dati!

FAQ comunità energetiche

FAQ Comunità energetiche: tutte le riposte alle domande più digitate sui motori di ricerca

Home » Blog » Pagina 13

 

Le comunità energetiche rinnovabili sono la vera novità dei prossimi nel campo dell’energia rinnovabile. Grazie ad esse infatti è possibile compiere un passo deciso verso la transizione ecologica del sistema produttivo e dei consumi in modo da renderli più sostenibili. Cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, adesso anche per i cittadini italiani è possibile unirsi per acquistare rilevanza nel settore energetico.

Mettendo in comune l’energia prodotta dai loro impianti a fonti rinnovabili, e redistribuendosela fra di loro possono dare vita alle cosiddette comunità energetiche. Un nuovo soggetto che porta incredibili vantaggi a chi decide di farne parte.

Proprio per illustrare questa nuova possibilità abbiamo deciso di riassumere, tramite alcune FAQ comunità energetiche, alcune dei punti salienti delle comunità energetiche a fonti rinnovabili.

Continua a leggere per scoprire le FAQ comunità energetiche a cui ha dato risposta Valore Comunity!

1 Faq Comunità energetiche: cos’è?

La prima Faq comunità energetiche è la più classica delle FAQ.  Le Comunità Energetiche sono sostanzialmente un insieme di soggetti, privati o imprese, che condividono l’energia che producono da fonti rinnovabili. Si tratta quindi di un modello innovativo sia per la produzione, che per la distribuzione, che per il consumo di energia rinnovabile che ha come obiettivo quello di evitare lo spreco energetico.

2 FAQ comunità energetiche: qual’ è il loro obiettivo?

Le comunità energetiche sono tutte accomunate da uno stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri.

La coalizione di utenti indicata nella FAQ comunità energetiche 2 infatti collabora  con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali senza chiamare in causa società elettriche che farebbero lievitare i costi di questa energia.

3 Su quali principi si fondano le comunità energetiche?

Decentramento e localizzazione della produzione energetica da fonti rinnovabili sono i principi su cui si fonda una comunità energetica rinnovabile. Ovviamente per metterli in pratica è necessario coinvolgere sia cittadini, che attività commerciali oltre alle imprese del territorio. Solo così è possibile dare vita ad un sistema in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione.

Le comunità energetiche si fondano anche sul principio di autoconsumo di energia. Il concetto di autoconsumo si riferisce alla possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici.

4 Faq comunità energetiche. Come funziona una comunità energetica?

Per rispondere a questa FAQ comunità energetiche abbiamo ritenuto opportuno fare un esempio.

Mario e Francesco sono due vicini di casa.

Mario possiede una villetta e decide di realizzare un impianto fotovoltaico. In alcuni momenti della giornata, si troverà a produrre più energia di quella che riesce a consumare. Il suo vicino Francesco, anche lui proprietario di una villetta, non ha realizzato un impianto ma ha comunque deciso di entrare nella Comunità Energetica.

Mario avrà due benefici. Come prima cosa avrà un consumo ridotto dell’energia perché non avrà bisogno di prelevare corrente quando il suo impianto ne produce. Questo significa che quando dentro la sua abitazione utilizzerà elettrodomestici auto-consumerà l’energia che produce. Inoltre Mario riceverà un incentivo anche per la corrente che produce in eccesso, la quale verrà immessa nella rete di distribuzione elettrica della Comunità Energetica e che consumerà Francesco.

Francesco, grazie alla partecipazione alla Comunità, riceverà un beneficio economico per tutta quell’energia che consuma che viene prodotta dall’impianto di Mario. L’energia in questione infatti, non essendo immessa nella rete nazionale di distribuzione, avrà un costo di trasporto minore.

5 Chi sono i Prosumer?

Il prosumer è l’utente che non si limita al ruolo passivo di consumatore (consumer), ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo (producer). In pratica, il prosumer è colui che possiede un proprio impianto di produzione di energia, della quale ne consuma una parte.

La rimanente quota di energia può essere immessa in rete, scambiata, o accumulata in un apposito sistema e dunque restituita alle unità di consumo nel momento più opportuno. Pertanto, il prosumer è un protagonista attivo nella gestione dei flussi energetici, e può godere di una relativa autonomia e di benefici economici (Clicca qui per scoprire di più).

6 Chi può far parte di una comunità energetica?

La risposta a questa FAQ comunità energetiche può probabilmente interessare molti di voi. Ecco perché abbiamo fatto un semplice elenco di chi può entrare a far parte di una comunità energetica:

  • privati,
  • imprese, tranne le imprese del settore energetico (fornitori e ESCO) che però possono essere fornitrici di servizi e di infrastruttura;
  • società,
  • pubbliche amministrazioni.

Cosa è una C.E.R.? Quali sono i suoi obiettivi? Chi può farne parte?7

Faq comunità energetiche. Quali sono i benefici del far parte di una comunità energetica?

  • Risparmio in bolletta: più energia si auto-consuma e più si riducono i costi della bolletta.
  • Valorizzazione dell’energia prodotta: produrre energia con un impianto fotovoltaico può rappresentare una fonte di guadagno grazie ai meccanismi incentivanti, ovvero lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato.
  • Riduzione dell’impatto ambientale: poiché l’energia viene prodotta da fotovoltaico, si evitano le emissioni di CO₂ o di altri gas clima alteranti.
  • Agevolazioni fiscali (detrazioni o superammortamento): per i privati la realizzazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di un edificio rientra nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia, o di riqualificazione energetica (Ecobonus e Superbonus 110%). Per le imprese invece è previsto il super-ammortamento del 130% del valore dell’investimento.

8 Faq comunità energetiche. Quali sono lo tipologie di soggetti di cui si compone una comunità energetica rinnovabile?

Anche questa FAQ comunità energetiche è indubbiamente interessante dal momento che i partecipanti ad una C.E. si suddividono in 2 tipologie:

  • Produttori, ovvero coloro che possiedono un impianto di produzione dell’Energia a Fonti Rinnovabili. Questi soggetti quindi oltre a consumare l’energia che producono, possono anche cedere l’energia prodotta in eccesso. 
  • Consumatori, ovvero coloro che non hanno un impianto di produzione dell’energia da fonti rinnovabili e che quindi hanno bisogno di “acquistarla” per soddisfare i propri bisogni energetici (ne parliamo meglio qui).

9 Quali sono i benefici economici del far parte di una comunità energetica in qualità di consumatore?

I soggetti consumatori, ovvero coloro che non sono in possesso di un impianto fotovoltaico, possono comunque utilizzare l’energia rinnovabile prodotta da altri utenti appartenenti alla Energy Community. La ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha definito i termini secondo cui si possono ottenere risparmi cospicui in bolletta.

Numericamente tali valori, ponendosi in una media nazionale, si aggirano tra 8 e 10 centesimi di euro a kWh.

10 Quali sono i benefici economici del far parte di una comunità energetica in qualità di produttore?

Una delle FAQ comunità energetiche più importanti è proprio questa dal momento che tramite questa risposta è possibile capire i reali vantaggi del possedere un impianto fotovoltaico e far parte di una C.E.

I soggetti produttori, ovvero coloro che possiedono un impianto fotovoltaico con accumulo, possono accedere ad una tariffa incentivante di 16 centesimi di Euro per KW/h

Quali sono i benefici del farne parte? Quali soggetto compongono le comunità energetiche? Quali sono i vantaggi per i prosumer e per i consumer di energia?11 Qual’ è la normativa che regola le comunità energetiche in Italia?

Una delle FAQ comunità energetiche non poteva di certo non riguardare la normativa che ne permette la realizzazione. Questa normativa è contenuta prevalentemente all’interno del Decreto Milleproroghe in cui vengono recepite le indicazioni della Direttiva Europea “Renewable Energy Directive” (RED II).

Il decreto stabilisce di fatto la possibilità di creare delle comunità energetiche rinnovabili in Italia, comunità il cui fine ultimo è quello dell’autoconsumo di energia, sia istantaneo che differito per offrire benefici economici ai membri della stessa C.E.R..

A queste comunità può partecipare chiunque consumi energia. Possiamo quindi dedurre che esistono due tipi di Comunità Energetiche:

  • energy community many-to-many (tanti a tanti);
  • comunità energetiche one-to-many ovvero di gruppi di autoconsumatori che vivono nello stesso edificio o condominio.

12 Quali caratteristiche deve possedere la comunità energetica per essere tale?

La comunità energetica rinnovabile, per essere tale, deve possedere le seguenti caratteristiche:

  1. Essere vincolata da contratti di natura privata per quanto riguarda accordi per la vendita di energia;
  2. Scambiare energia attraverso la rete di distribuzione esistente.

I soggetti che partecipano alle C.E.R. devono produrre energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza complessiva non superiore a 200 kW. Questi soggetti devono inoltre essere i ubicati nella stessa rete elettrica di bassa tensione, sotto la medesima cabina di trasformazione di media/bassa tensione.

L’energia condivisa all’interno della comunità è pari al minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti della comunità e l’energia elettrica prelevata dall’insieme dei membri associati. L’energia è considerata condivisa per l’autoconsumo istantaneo anche attraverso sistemi di accumulo.

E’ importante specificare che i partecipanti mantengono i loro diritti come clienti finali, compreso quello di scegliere il proprio fornitore ed uscire dalla comunità quando lo desiderano.

Cosa aspetti ad entrare a far parte di Valore Comunity? 

Per ricevere la nostra offerta compila il form che trovi in questa pagina con i tuoi dati!

Affittare il tetto per il fotovoltaico: come si fa? A chi rivolgersi?

Come si fa ad affittare il tetto per il fotovoltaico? A chi conviene affittarlo?

Home » Blog » Pagina 13

 

L’iniziativa che permette di affittare il tetto per il fotovoltaico è sempre più in voga. Sostanzialmente si tratta della possibilità di affittare la superficie del tetto di un edificio, quello di casa tua o della tua azienda, ad un terzo soggetto in modo che esso possa installare un impianto fotovoltaico.

In questo modo, coloro che decidono di affittare il tetto per il fotovoltaico possono ottenere in cambio la possibilità di usufruire dell’energia prodotta dall’impianto riducendo così i loro costi energetici in maniera considerevole. D’altronde, l’energia prodotta da un impianto a pannelli solari, difficilmente viene completamente auto-consumata. In questo modo quindi si avrebbe un pareggio tra produzione e consumo, con il vantaggio per l’utente finale, di non dover sostenere alcun investimento economico.

A questo punto, vista l’incredibile opportunità di cui stiamo per parlare, probabilmente avrai drizzato le antenne e ti starai chiedendo: “Come posso fare per affittare il mio tetto per il fotovoltaico?” oppure “A chi posso affittarlo?”.

La risposta breve a queste domande è che per affittare il proprio tetto per il fotovoltaico è necessario rivolgersi ad un gestore elettrico il quale vi installerà i pannelli fotovoltaici stipulando un contratto della durata di almeno 20 anni.

Tuttavia la questione è un po’ più complessa di quanto abbiamo appena specificato. Abbiamo quindi cercato di affrontare questo argomento insieme ai nostri esperti ed abbiamo scritto questo approfondimento per fare chiarezza a riguardo.

A chi rivolgersi per affittare il tetto per il fotovoltaico?

In Italia ci sono molti gestori elettrici che si occupano di affittare i tetti per il fotovoltaico ma è anche vero che sono presenti molte aziende che cercano tetti da affittare. Non solo aziende ma anche vere e proprie comunità energetiche che, a nostro avviso, è la soluzione migliore.

Prima di spiegarti perché è importante precisare che più superficie avrai a disposizione, più riuscirai a trarne beneficio, dal momento che più superficie significa più pannelli solari, e quindi anche produrre più energia. Ecco perché se sei un’impresa e possiedi un capannone con un tetto ampio, potresti valutare questa soluzione (ne parliamo qui).

Affittare il proprio tetto ad una comunità energetica come Valore Comunity in questo caso significa ricevere una piccola rendita per l’affitto. Rendita che deriva dall’affitto dello spazio ma anche dalla possibilità di usarlo per generare energia. Energia che nel nostro caso verrà immessa nella Comunità Energetica di riferimento e quindi messa a disposizione fra i suoi membri.

L’energia prodotta dal tuo impianto verrà condivisa con gli altri membri della comunità e ciò ti permetterà di accedere alle tariffe incentivanti (clicca qui per scoprire di più) delle Comunità Energetiche sul consumo di energia. Tariffe incentivanti che potrebbero arrivare a farti risparmiare fino a 0,11€/kWh sull’energia che consumi! 

Inoltre, le spese di realizzazione dell’impianto fotovoltaico ricadranno quindi interamente su Valore Comunity. Potrai quindi facilmente affittare il tetto per il fotovoltaico senza trovarti ad avere finanziamenti, costi, manutenzione ed altre operazioni a tuo carico. Per ulteriori informazioni puoi anche leggere questo nostro articolo cliccando qui!

A chi conviene affittare il tetto per il fotovoltaico?

Affittare il tetto per il fotovoltaico è una procedura che che conviene a tutti. Proviamo a spiegare i motivi di questa convenienza qui di seguito:

  1. I privati come te possono dare la propria disponibilità anche per l’installazione di un piccolo impianto da 3 kW. Ovviamente, senza spendere nulla e potendo accedere alle tariffe incentivanti della Comunità Energetica;
  2. Per le aziende o imprese vale lo stesso discorso fatto prima. Salvo che sicuramente avranno a disposizione una superficie molto più ampia di quella di un’abitazione privata. In questo modo produrranno più energia che potranno condividere ed auto-consumare risparmiando notevolmente sui costi delle loro bollette senza doversi trovare ad effettuare investimenti realmente onerosi.
  3. I possessori di un tetto in amianto potranno invece cedere in affitto la superficie del tetto in cambio dell’operazione di bonifica e della ricostruzione di una copertura. In questo modo il processo di risanamento e bonifica del tetto sarà a costo 0 e sicuramente ne gioverà la salute!

La procedura per l’affitto

Prima di affittare il tetto per il fotovoltaico, proprio come avviene per la normale installazione di impianto a pannelli solari, è necessario fare le dovute valutazioni. In particolare sarà necessario effettuare un sopralluogo per poter valutare:

  1. il livello di irraggiamento solare e le potenzialità di produzione solare del tetto;
  2. la quantità di superficie disponibile da utilizzare per l’installazione del fotovoltaico.

Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti oppure vuoi chiedere semplicemente più informazioni compila il modulo che trovi cliccando qui! Ti ricontatteremo nel più breve tempo possibile!

Quali sono i vantaggi del tetto in affitto?

Se ancora non ti fossero chiari, abbiamo riassunto brevemente tutti i vantaggi che potresti ottenere qualora decidessi di affittare il tetto per il fotovoltaico ad una Comunità Energetica:

  • niente più burocrazia per richiedere incentivi statali per l’installazione dei tuoi pannelli solari;
  • investimento 0 perché saremo noi a realizzare interamente l’impianto fotovoltaico;
  • serenità garantita in quanto non non dovrete preoccuparvi di ammortizzare i costi;
  • aumento del valore immobiliare dell’edificio in cui verrà installato l’impianto di produzione di energia solare. Un fattore che senza dubbio ha il suo peso soprattutto qualora scegliate di diventare i proprietari dell’impianto al termine del comodato d’uso.

Quanto è possibile guadagnare affittando il proprio tetto?

Abbiamo visto che affittare il tetto per il fotovoltaico presenta diversi vantaggi. Proviamo però ad essere un po’ più specifici per quanto riguarda i guadagni che potresti ricevere dal canone d’affitto.

Ovviamente il canone di affitto dipende dalla resa elettrica del tuo tetto e dalla situazione della domanda. Per questo nella fase della prima offerta viene stabilito un valore per ogni kW che verrà eventualmente aggiustato nella fase finale.

I pagamenti sono, generalmente, rateali o in un’unica soluzione, detraendo, nel caso di bonifica o ricostruzione, il costo della copertura. In linea generica i guadagni ammonteranno a queste cifre qui:

  • 25-35 € a kw installato in Nord Italia;
  • 28-36 € a Kw installato in Centro Italia;
  • 36-50 € a Kw installato in Sud Italia.

A questi guadagni poi dovrai sommare anche il risparmio cui andrai incontro accedendo alle tariffe incentivanti della Comunità Energetica per il consumo di energia. Un doppio guadagno quindi!

Vuoi affittare il tuo tetto per il fotovoltaico? Affidati a Valore Comunity! 

Compila il form che trovi in questa pagina ed aspetta di essere ricontattato da un nostro operatore!

Comunità energetiche e tetti in affitto, un binomio possibile?

Alla scoperta della possibilità di mettere i propri tetti in affitto per conto di una Comunità Energetica

Home » Blog » Pagina 13

 

Lo spazio per l’installazione dei pannelli fotovoltaici è attualmente molto richiesto e probabilmente lo sarà sempre di più nel prossimo futuro anche grazie agli incentivi in vigore. Per ridurre l’impatto ambientale dei nostri consumi e/o attività infatti dovremo puntare tutto sulle energie rinnovabili e ricorrere al fotovoltaico potrebbe essere una soluzione efficace.

La possibilità di mettere i propri tetti in affitto per l’installazione di un impianto fotovoltaico ad una Comunità Energetica Rinnovabile è infatti una possibile soluzione ad un nuovo problema che sta emergendo: quello degli spazi per i pannelli fotovoltaici. Quando vi si trova a dover installare un nuovo impianto fotovoltaico è necessario innanzitutto avere abbastanza spazio per farlo e non tutti ne hanno a disposizione a sufficienza.

Ma in cosa consiste la possibilità di mettere i propri tetti in affitto per l’installazione un impianto fotovoltaico? Sapevi che era possibile farlo?

Abbiamo deciso di approfondire questa tematica insieme ai nostri esperti in questo approfondimento.

Tetti in affitto per il fotovoltaico: come funzionano?

Quando si affitta il proprio tetto per il fotovoltaico di solito, come nei normali affitti, si riceve una piccola rendita derivante da esso. La rendita deriverà, oltre che dall’affitto dello spazio, anche dal permesso di generare energia solare su di esso. Energia che nel nostro caso verrà immessa nella Comunità Energetica di riferimento e quindi messa a disposizione fra i suoi membri.

In questo caso, le spese di realizzazione dell’impianto fotovoltaico ricadranno interamente su Valore Comunity. Ricorrendo alla soluzione dei tetti in affitto per una comunità energetica quindi di fatto potrai avere anche tu un impianto fotovoltaico senza avere finanziamenti, costi, manutenzione ed altre operazioni a tuo carico. Saremo direttamente noi ad occuparci di tutto il progetto e… i vantaggi per te non finiscono di certo qui.

L’energia prodotta dal tuo impianto verrà condivisa con gli altri membri della comunità e ciò ti permetterà di accedere alle tariffe incentivanti (clicca qui per scoprire di più) delle Comunità Energetiche sul consumo di energia. Tariffe incentivanti che potrebbero arrivare a farti risparmiare fino a 0,11€/kWh sull’energia che consumi! 

Tetti in affitto e diritto di superficie per il fotovoltaico

Il diritto di superficie stabilisce la separazione tra la proprietà del terreno e quanto costruito o installato sullo stesso. Pertanto tale diritto permette la cessione dello stesso in cambio di un corrispettivo economico. Questa definizione è ovviamente generica, ma può essere applicata al caso dei tetti in affitto per il fotovoltaico dal momento che questo impianto rientra pienamente tra le strutture edificabili sul sito.

Per stipulare dei contratti di tetti in affitto si dovrà quindi ricorrere alla stesura di un contratto di diritto privato mediante atto notarile, trascritto nei pubblici registri immobiliari ( articoli 952 – 956 del Codice Civile).

Si distinguono, dunque, due attori/contraenti:

  • il proprietario dell’area privata che cede il diritto di superficie;
  • il soggetto investitore, che sostiene economicamente le spese di installazione, gestione e manutenzione dell’impianto fotovoltaico che andrà situato in quell’area.

Quest’ultimo, a riconoscimento della concessione, paga quindi al soggetto cedente un canone di affitto, se si tratta di cessione a tempo determinato, o una somma per l’acquisto nel caso di cessione del titolo a tempo indeterminato.

I soggetti proprietari del tetto dato in affitto possono quindi non solo guadagnare con il diritto di superficie, ma stipulare anche un contratto di Power Purchase Agreement. In questo modo potranno acquistare energia rinnovabile direttamente dal produttore di energia,

Questo significa che affittare i tetti a Valore Comunity ti permetterà di accedere alle tariffe incentivanti delle Comunità Energetiche e risparmiare notevolmente sulla tua bolletta elettrica. Un vantaggio che va sommato al fatto che non dovrai assolutamente sborsare nulla per l’installazione dell’impianto e ai proventi del diritto di superficie!

Diritto di superficie per il fotovoltaico: durata e riscatto dell’impianto

Possono rientrare nei cosiddetti “tetti in affitto” aree come terrazze e lastrici solari (come i tetti piani di palazzi, magazzini o strutture commerciali, che presentano favorevoli caratteristiche di accessibilità ed edificabilità) oppure anche terreni agricoli.

Solitamente esistono due tipi di durate contrattuali:

  • 20-25 anni nel caso di tempo determinato;
  • tempo indeterminato, nel caso di vendita del diritto di superficie.

La proprietà dei beni installati (pannelli solari) per la produzione di energia rimane sempre in mano all’investitore. Nel caso del contratto di affitto a tempo determinato, una volta scaduto il tempo concordato, il proprietario originario torna in possesso del pieno diritto di superficie. A questo punto potrà decidere se riscattare o meno l’impianto presente.

Alla fine del periodo di locazione quindi il proprietario dell’immobile sul cui tetto è stato installato l’impianto fotovoltaico potrebbe ritrovarsi ad essere anche il proprietario dell’impianto. Un vantaggio non da poco visto che potrebbe comunque utilizzare la struttura esistente per riammodernarla con nuovi componenti sostenendo così solo il costo degli stessi anziché della realizzazione di tutto l’impianto.

Si può vendere la proprietà durante il periodo di locazione?

Se deciderai di vendere la/le proprietà che ospita/no il tetto/tetti in affitto durante il periodo di locazione solare non ci sarà alcun problema. Trasferiremo semplicemente il contratto di locazione solare al nuovo proprietario, proprio come qualsiasi altro contratto di locazione tipico.

In effetti la proprietà sulla quale hai concesso in affitto il tetto, potrebbe persino diventare più attraente per i potenziali acquirenti proprio a seguito dell’installazione di questi dispositivi. Chi non vorrebbe acquisire una nuova proprietà che sta già generando entrate consistenti?

L’installazione dei pannelli solari non comporta danni né al tetto né alla struttura edificata

Quando si tratta di installare un impianto fotovoltaico spesso si è reticenti per la mole di lavoro che ciò potrebbe comportare.

Niente di più sbagliato!

Non solo il tetto sarà al sicuro nelle mani di esperti appaltatori solari in grado di garantirti la soluzione migliore per l’installazione dei pannelli solari, ma, prima e dopo i lavori ultimati, subirà una severa ispezione. Solo così saremo sicuri di poter realizzare l’installazione in maniera efficace ed efficiente, nel più breve tempo possibile e, soprattutto, controllare che sia stata eseguita a regola d’arte.

Quali sono i vantaggi dei tetti in affitto?

Ricorrere alla soluzione dei tetti in affitto ha dei vantaggi sia per gli affittuari sia per i proprietari dell’impianto. Coloro che hanno a disposizione aree inutilizzate possono guadagnare semplicemente affittando la superficie in questione a terzi. L’investitore invece può guadagnare dalla cessione dell’energia rinnovabile prodotta al GSE.

A parte questa doverosa premessa possiamo elencare i principali vantaggi dei tetti in affitto qui di seguito:

  • Risparmio di tempo e denaro. Se deciderai di noleggiare il tuo tetto non dovrai preoccuparti di costruire e mantenere da solo un impianto fotovoltaico. Saranno gli appaltatori a gestire l’intero processo permettendoti di risparmiare tempo e denaro ma monetizzare ugualmente.
  • Non fare affidamento sul clima. Il sole non sarà sempre costante, e la produzione di energia potrebbe quindi risentirne. Tuttavia, il pagamento dell’affitto rimarrà una costante per tutto il tempo di durata del contratto. I tetti in affitto garantiscono il pagamento a tariffa fissa, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dalla produzione di energia nei diversi momenti dell’anno.

Tetti in affitto: da cosa dipendono i guadagni?

I guadagni che si potranno ottenere dai tetti in affitto dipendono da fattori come l’estensione dell’area, dalle condizioni di esposizione al sole e dalle capacità produttive dell’impianto fotovoltaico. Per questo motivo le aziende con grandi superfici disponibili sono i soggetti che potrebbero essere più interessati a questo tipo di soluzione.

Le ampie superfici inutilizzate del tetto sono particolarmente adatte per il noleggio e la creazione di parchi fotovoltaici. Ed i tetti che hanno un estensione più ampia, di almeno 2.800 m², sono quelli che appartengono a capannoni industriali, magazzini, fabbriche o edifici commerciali. Per questo motivo sono i proprietari di tali edifici a trarre più vantaggio dal concedere in affitto il tetto per fotovoltaico. 

Vuoi saperne di più sui tetti in affitto per entrare a far parte di una Comunità Energetica come Valore Comunity? Compila il modulo che trovi in questa pagina ed attendi la chiamata del nostro operatore!

Comunità energetica: quanto risparmio?

Comunità energetica: quanto risparmio se entro a farne parte? Tutto sulle tariffe incentivanti e sulle agevolazioni per il fotovoltaico

Home » Blog » Pagina 13

A partire dal 2020 è possibile usufruire dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, non solo per coloro che detengono impianti di produzione del genere. Da ora in poi infatti, l’energia prodotta da questo tipo di impianti potrà essere condivisa. A stabilirlo è una direttiva della Comunità Europea.

A seguito dell’emanazione del decreto Milleproroghe, convertito in legge nel febbraio 2020, in Italia si è tornati a discutere delle comunità di energia rinnovabili, anche dette CER. Parliamo di un vero e proprio slancio alla sostenibilità ambientale. Slancio reso possibile grazie alla direttiva europea RED II del 2018, acronimo di Renewable Energy Directive II.

Con queste direttive è stato promosso l’uso di energia derivante da fonti rinnovabili e, di conseguenza, l’autoconsumo collettivo, sempre derivante da fonti rinnovabili. Le comunità energetiche assolvono alla funzione di rendere stabili le forme di condivisione dell’energia, dimostrandosi assolutamente funzionali e valide. Possiamo definirle come forme di associazione socio-economiche che fronteggiano il problema dell’autosussistenza energetica con uno sguardo al futuro.

A questo punto però dovresti sapere che far parte delle Comunità Energetiche potrebbe avere dei vantaggi notevoli sul tuo portafoglio facendoti risparmiare sulle spese in bolletta.

Se stai cercando la risposta alla fatidica domanda “Comunità Energetica: quanto risparmio?” allora sei nel posto giusto. Abbiamo infatti chiesto ai nostri esperti di rispondere a questa domanda in questo approfondimento.

Cosa sono le comunità energetiche

Prima di rispondere alla domanda: “Comunità energetica: quanto risparmio?” è necessario fare un passo indietro e spiegare brevemente in cosa consistono.

Le CER, acronimo di comunità di energia rinnovabile, consistono in dei soggetti indipendenti controllati da utenti o soci presenti in prossimità dell’impianto di produzione di energia rinnovabile. Questi soci possono essere costituiti da PMI, amministrazioni comunali, autorità locali o persone fisiche. L’insieme di consumi e di utenze vengono amministrati come se facessero parte di un unico grande ecosistema.

Il centro della sfida è rappresentato dall’autoproduzione. Si può dire che unirsi per dotarsi di impianti di autoproduzione energetica, per poi sfruttarli per la condivisione di energia elettrica, è sicuramente una grande scelta green per il proprio condominio. La risposta alla domanda “Comunità energetica: quanto risparmio?” in questo contesto potrebbe quindi essere tranquillamente: molto!

L’obiettivo principale delle comunità energetiche, dunque, è di apportare benefici economici, sociali ed ambientali a coloro che ne fanno parte. Questa svolta è considerabile come un notevole trampolino di lancio per l’efficientamento e l’auto-sostenibilità energetica. La condivisione energetica è senz’ombra di dubbio una delle idee più innovative per fare un passo gigante verso la sostenibilità e risparmiare sulle bollette.

Prima di rispondere alla fatidica domanda: “Quanto posso risparmiare se entro a far parte di una Comunità energetica?” è però necessario introdurre un altro concetto.

Cos’è l’autoconsumo collettivo

Con autoconsumo collettivo si intende l’unione tra residenti o cittadini del medesimo condominio o di strutture confinati che producono, immagazzinano e impiegano l’energia rinnovabile.

Il decreto Milleproroghe, che parte dalla direttiva RED II, pone in essere una fase di avviamento, così come riportato dall’articolo 42bis, a partire dal quale sarà possibile installare impianti di autoproduzione di piccola taglia, con una capacità massima di 200 kW.

Sarà compito di ARERA, ovvero l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, rendere effettivo il piano di attivazione delle comunità energetiche. Quest’ultima ha prodotto un documento ufficiale, da cui è emersa una prima bozza relativa al regolamento per il provvedimento, quindi benefici per il consumatore, partecipazione dei comuni e della pubblica amministrazione, misura dell’energia condivisa e monitoraggio di sistema.

L’impianto produce, per la comunità energetica, energia da condividere tra i condomini o i suoi membri, essendo collegato alla rete elettrica a bassa tensione. L’impianto che meglio si presta a conseguire i vantaggi del provvedimento è pertanto quello fotovoltaico, anche se non viene specificato.

Comunità energetiche tutti i vantaggi

Far parte di una comunità energetica significa godere di molti vantaggi, non solo di benefici economici. Per questo abbiamo ritenuto opportuno approfondire questi vantaggi qui di seguito per poi dare la risposta alla domanda “Comunità energetica: quanto risparmio?”.

Innanzitutto abbiamo dei vantaggi di tipo ambientale, considerando che con impianti di autoproduzione come questi, è possibile ridurre le emissioni di anidride carbonica, servendosi dell’energia generata da fonti rinnovabili.

Per quanto riguarda i vantaggi sociali, invece, c’è una maggiore condivisione tra la popolazione della comunità energetica, grazie all’autoproduzione di energia.

Infine, per rispondere alla domanda “Comunità energetiche: quanto risparmio?” non possiamo non accennare ai possibili vantaggi economici, di duplice natura, del farne parte.  E’ infatti possibile risparmiare notevolmente sulla bolletta, visto che la condivisione interna di energia tra i membri della comunità e l’autoproduzione consentono di abbattere di abbattere i costi, ma non solo questo. C’è anche la possibilità di accedere a detrazioni ed agevolazioni fiscali per l’installazione di un impianto fotovoltaico, riducendo enormemente (fino al 110%) il costo dell’investimento.

Quanto risparmio quindi se faccio parte di una comunità Energetica? Proviamo a spiegarlo qui di seguito.

Comunità energetiche: quanto risparmio? Le tariffe incentivanti per i consumatori

Con il decreto del 16 settembre 2020 vengono individuate le tariffe incentivanti per l’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili. L’energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico che fa parte di una comunità energetica, ha diritto per 20 anni ad una tariffa premio di 100 €/MWh o di 110 €/MWh secondo la tipologia dell’impianto.

Ma il risparmio per coloro che fanno parte di una Comunità energetica non finisce di certo qui. A quanto espresso poco più sopra dobbiamo inoltre sommare il bonus per il ritiro dedicato (RID) su tutta l’energia immessa in rete, pari a circa 0,05 €/kWh. Dobbiamo anche sommare la restituzione dei costi di trasmissione e degli oneri non goduti, indicativamente di 0,01€/kWh.

Quanto abbiamo riportato fino a questo momento è la risposta alla domanda: “Quanto posso risparmiare se entro a far parte di una Comunità energetica?” per tutti coloro che rientrano nella categoria di consumatori di energia. Costoro sono in pratica i soggetti che non posseggono un impianto, mentre invece coloro che lo posseggono, i produttori, possono risparmiare ancora di più!

Comunità energetica: quanto risparmio se sono un produttore di energia?

Per i produttori di energia il discorso è un po’ diverso: visto che sono loro a produrre l’energia che immettono nella C.E, hanno diritto ad una tariffa incentivante più alta.

Sommando tutti i benefici possono arrivare ad avere fino ad uno sconto di 0,16 € per KW. Ipotizzando un consumo medio bimestrale di 350Kw questa cifra si traduce in un risparmio sulla bolletta di quasi 50€, cifra non da poco rapportata al consumo annuale.

Comunità energetiche: Superbonus ed ecobonus

Per rispondere alla domanda: “Comunità Energetiche: quanto risparmio?” è necessario anche prendere in considerazione gli incentivi e detrazioni fiscali in vigore.

Come ben saprete, il Governo ha varato una serie di norme che conferiscono importanti agevolazioni per coloro che eseguono operazioni di efficientamento energetico sugli edifici.

Il Decreto Rilancio, attraverso i suoi emendamenti, stabilisce la possibilità di godere del Superbonus 110% per la realizzazione di comunità energetiche. Questa agevolazione sarà applicata alla quota di spesa coincidente alla potenza massima di 20 kW. Ciò significa che, a seguito dell’applicazione di uno degli “interventi trainanti” tipici, sarà possibile installare sull’edificio in questione un impianto fotovoltaico, che godrà della disciplina prevista dalla comunità energetica.

Per la potenza eccedente i 20 kW e per tutte le installazioni di fotovoltaico che non rientrano nei requisiti per la maxi-detrazione del 110% si potrà usufruire invece di una detrazione pari al 50%, con un limite di spesa massima di 96.000 euro. Sarà possibile usufruirne tramite sconto in fattura o cessione del credito oppure detrarla in rate di uguale importo direttamente in dichiarazione dei redditi.

Comunità energetica: quanto risparmio?

Logicamente è difficile fornire delle cifre precise, alla domanda “comunità energetica: quanto risparmio?”. Il risparmio della comunità energetica infatti varia anche in base all’impianto a disposizione.

Pertanto è possibile valutare l’impatto delle tariffe incentivanti sul risparmio solo esaminando individualmente ogni casistica, essendo queste cifre standard, che dipendono molto dai singoli componenti. Un tetto in affittolo stoccaggio di energia in eccesso per esempio, renderanno molto di più (e consentiranno un ulteriore risparmio).

Per avere un’idea precisa è bene eseguire uno studio specifico della situazione e ricordate che gli operatori di Valore Community sono sempre pronti a richiamarvi per qualsiasi chiarimento. A questo proposito potete compilare il form che trovate in questa pagina ed attendere una nostra chiamata! 

Tariffe incentivanti per Comunità Energetica: tutto quello che c’è da sapere

Alla scoperta delle tariffe incentivanti previste per chi fa parte di una Comunità Energetica

Home » Blog » Pagina 13

Una delle nuove frontiere in ambito energetico e ambientale è senza dubbio il concetto di Comunità Energetica.

Che cosa intendiamo con questo termine, quali sono i vantaggi (tariffe incentivanti) e com’è possibile attuarlo e farne parte? Cerchiamo di vederlo nello specifico.

La Comunità Energetica

Immaginiamo che una singola persona decida di installare un impianto fotovoltaico, oppure un’impresa, che per risparmiare e ottenere agevolazioni statali, scelga di rinnovare il proprio impianto.

Adesso pensiamo a queste due entità come membri di una stessa comunità, come un condominio per esempio. Ecco che nasce la Comunità Energetica Rinnovabile, cioè molto di più che una semplice unione, ma un vero e proprio insieme d’interessi con un ritorno economico notevole.

Solo per citarne alcuni, lo stoccaggio di energia eccedente da riutilizzare in un secondo momento, oppure le detrazioni fiscali, o ancora il beneficio di poter usufruire delle tariffe incentivanti prevista.

Gli aspetti economici da tenere in considerazione sono molteplici, ma come districarsi nella giungla di normative e leggi? Vediamolo insieme.

Le tariffe incentivanti per le Comunità Energetiche

Con il decreto del 16 settembre 2020 vengono individuate le tariffe incentivanti per l’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili. In pratica, l’energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico per esempio, e inserita in una comunità energetica, ha diritto per 20 anni ad una tariffa premio di 100 €/MWh o di 110 €/MWh secondo la tipologia dell’impianto.

A questo si vanno a sommare il bonus per il ritiro dedicato (RID) su tutta l’energia immessa in rete, pari a circa 0,05 €/kWh e la restituzione dei costi di trasmissione e degli oneri non goduti, indicativamente di 0,01€/kWh.

Tutto questo è da intendersi escludendo il discorso d’installazione di un sistema di accumulo, entrando quindi nella comunità energetica senza impianto. Un qualsiasi membro della comunità energetica difatti (sia un privato o un’impresa), entrando in una comunità già esistente, usufruirà degli stessi sconti.

Se invece si prevede l’installazione dal principio, allora si potrà sfruttare il super bonus del 110% previsto dal governo, riuscendo ad avere un nuovo impianto a costo 0!

Il risparmio quindi è notevole e alla portata di chiunque, ma quanto si riesce effettivamente a risparmiare in un’utenza media, come per esempio quella domestica?

Sommando tutti i benefici possiamo arrivare ad avere fino ad uno sconto di 0,16 € per KW. Ipotizzando un consumo medio bimestrale di 350Kw questa cifra si traduce in un risparmio sulla bolletta di quasi 50€, cifra non da poco rapportata al consumo annuale.

Logicamente è difficile dare delle cifre precise, poiché il risparmio della comunità energetica varia sulla base dell’impianto. Pertanto è possibile valutare l’impatto delle tariffe incentivanti sul risparmio solo esaminando individualmente ogni casistica, essendo queste cifre standard, che dipendono molto dai singoli componenti. Un tetto in affitto o lo stoccaggio di energia in eccesso per esempio, renderanno molto di più (e consentiranno un ulteriore risparmio).

Per avere un’idea precisa è bene eseguire uno studio specifico della situazione e ricordate che gli operatori di Valore Community sono sempre pronti a richiamarvi per qualsiasi chiarimento. A questo proposito potete compilare il form che trovate in questa pagina!

Oltre al risparmio, il valore aggiunto è dato dal fatto che non è necessario avere un nuovo impianto, ma basta entrare in una comunità energetica già esistente e strutturata, per usufruire di tutti i benefici.

I dati sensibili e le normative

Pur avendo compreso tutte le possibilità che la comunità energetica può offrirci, che esse siano solamente la condivisione di un impianto fotovoltaico, come qualcosa di più strutturato come un tetto in affitto, il più grande freno alla decisione finale di un cambiamento dell’impianto energetico è dato sicuramente dalle molteplici leggi e norme nelle quali è facile perdersi e in molti casi incappare in errori.

E’ vero che i temi del risparmio energetico sono ormai trattati in vari siti internet e si possono trovare tante guide online, ma di fronte ad un investimento comunque non da poco, è bene fare molta attenzione.

Stiamo parlando inoltre di dati sensibili che raramente ci si presta a cedere con semplicità; però mai come in questo caso, è importante fidarsi dell’impresa che si sceglie per il cambiamento. Non bisogna cadere nell’errore di paragonare la gestione di un impianto fotovoltaico o l’ingresso in una comunità energetica, alle varie offerte che ci propongono ormai quasi quotidianamente i call center con le loro insistenti chiamate.

L’ammissione alle normative e ai benefici di cui si gioverà come le tariffe incentivanti, prevede una continua compilazione di moduli e d’istanze da presentare, soprattutto per mantenere negli anni le varie agevolazioni fiscali.
L’accesso ai vostri dati non sarà mai invasivo, ma soltanto per le necessità che, come già detto, saranno unicamente per permettere l’ottenimento dei vari benefici.

Affidarsi a una società seria e con una mission importante come Valore Community, vi consente quindi di non avere pensieri e paure, e anche nelle fasi che possono sembrare più semplici, come la richiesta delle informazioni di base, potrete fare affidamento sul team di operatori.

Green world

Il rinnovamento energetico non è solo risparmio e tariffe incentivanti. E’ soprattutto una nuova idea di fare energia, che punta a ridurre le emissioni e ad essere il più possibile sensibile ai problemi ambientali del mondo. Si pensi che solo per l’Italia, in previsione degli interventi di ammodernamento degli impianti, si stima una riduzione della CO2 di 47,1 milioni di tonnellate, letteralmente una boccata di ossigeno per le nostre città.

Logicamente questo contribuirà anche a migliorare alcune situazioni critiche, come per esempio i cambiamenti climatici. Le fonti rinnovabili ci consentono di mettere un freno al riscaldamento globale, e ci permettono di preservare la nostra terra, per noi e per i nostri figli.

Verso il cambiamento

Le comunità energetiche sono quindi un nuovo modo di intendere l’energia, una visione ampia e proiettata verso il futuro. Inoltre, grazie agli incentivi statali attualmente applicabili e alle tariffe incentivanti, sono a tutti gli effetti un’occasione da non lasciarsi scappare. Basti pensare che serve veramente poco per entrare a far parte di una comunità anche senza impianto privato, ed è altrettanto semplice partire da zero, rivolgendosi a ditte specializzate.

Il risparmio ricavato è certo, e oltre che alle vostre tasche, farete del bene anche al mondo, perché ricordiamolo: la terra in cui viviamo non è nostra, l’abbiamo solamente presa in prestito dai nostri figli.

Quali sono i vantaggi di fare parte di una comunità energetica senza fotovoltaico?

Cosa può offrirmi una comunità energetica senza un fotovoltaico o senza volerne realizzare uno?

Home » Blog » Pagina 13

Le fonti di energia rinnovabile stanno facendosi strada su tutto il territorio italiano, anche con una macchina burocratica farraginosa e l’abitudine nell’utilizzare i sistemi tradizionali di energia. Gli impianti volti alla riduzione di biossido di carbonio nell’ambiente sono sempre più installati grazie ai tanti incentivi statali e soprattutto all’aiuto di associazioni che quotidianamente lavorano per snellire l‘iter burocratico e i rapporti con gli enti preposti.

Tra le soluzioni più concrete, almeno in Italia, figura sicuramente il fotovoltaico, fonte di energia pulita facilmente accumulabile grazie ai pannelli solari. Da un punto di vista pratico il percorso per avvicinarsi al mondo Green non è così semplice come possa sembrare e per questo motivo nasce la Comunità energetica.

Nei prossimi paragrafi esamineremo nel dettaglio questa tematica ponendo l’attenzione su cosa può offrire il fare parte di una Comunità Energetica senza fotovoltaico o senza volerne installare uno.

L’utilità di Valore Comunity

Per rendere più chiaro possibile il concetto di Comunità energetica è opportuno introdurre Valore Comunity. Formalmente Valore Comunity non è altro che un’associazione ideata nell’anno 2020 con lo scopo di gestire al meglio più Comunità energetiche disposte su tutto il Paese.

La loro missione poggia le fondamenta sulle fonti rinnovabili, grazie anche alla collaborazione con Valore Energia hanno la possibilità di gestire diversi impianti fotovoltaici su tutto il territorio italiano. La loro grande forza, oltre all’organizzazione, risiede negli incentivi statali che incoraggiano privati e aziende a investire nel settore dell’energia rinnovabile.

Un’associazione che migliora notevolmente l’iter burocratico e l’amministrazione energetica, ponendosi come punto di riferimento tra gli utenti e la produzione di energia.

Un nuovo modo di collaborare: Autoconsumo collettivo

Valore Comunity viene quindi a inserirsi in un concetto molto più ampio, quello dell’autoconsumo collettivo. Con questo termine si intende l’unione di cittadini, condomini e residenti della stessa area di interesse che immagazzinano, producono e consumano energia da fonti rinnovabili, salvaguardando l’ambiente in modo attivo.

La condizione secondo la quale ogni privato o azienda possa usufruire, in modo collettivo, di energia rinnovabile aiuta il pianeta e soprattutto chi crede in tale sistema.

Il concetto di Comunità energetica

Si lega in modo naturale all’autoconsumo collettivo il concetto di Comunità energetica (Energy Community), che in Italia sta ancora facendosi largo ma è molto utilizzato nei Paesi più innovativi e vicini alle tematiche ambientali.

Le Energy Community rappresentano l’insieme di individui fisici, privati e aziende che condividono l’energia pulita prodotta dai loro impianti, siano questi ultimi fotovoltaici, eolici o di altra natura Green. Da un punto di vista tecnico vi è quindi la capacità di gestire nel miglior modo possibile l’energia accumulata e distribuirla agli utenti, così da garantire il minor numero possibile di emissioni nocive.

Le Smart Grid

Una Energy Community però non è frutto di un’idea astratta, anzi, attraverso anni di ricerca tecnologica è stato possibile introdurre una rete di distribuzione capillare in diverse regioni.

Molti immaginano che una Comunità energetica basi ancora le sue tecnologie su sistemi obsoleti come quelli con una rete centralizzata e una distribuzione prestabilita. Oggigiorno, attraverso tecnologie all’avanguardia è possibile decentralizzare il sistema e fondere la rete di produzione e distribuzione in modo uniforme usufruendo di una vera e propria connessione peer to peer.

Tale condizione è stata possibile grazie all’utilizzo di Smart-Grid, particolari impianti fotovoltaici che garantiscono uno scambio eccellente di energia pulita nell’integrazione con la Comunità energetica.

I vantaggi di una comunità energetica senza fotovoltaico e con

Analizzando con occhio critico i paragrafi precedenti si evince come una Energy Community possa essere una soluzione intelligente non solo per limitare le emissioni di biossido di carbonio nell’ambiente ma anche per un concreto risparmio economico.

Ma da un punto di vista tecnico quali sono i benefici nel far parte di una Comunità energetica?

  • Biossido di carbonio: attraverso un maggior utilizzo di impianti di energia rinnovabile è possibile ridurre concretamente le emissioni nell’ambiente.
  • Educativi: uno dei benefici più importanti nell’affidarsi a una Comunità energetica è il messaggio che questa propone ai cittadini. Attraverso un’opera di sensibilizzazione è possibile incentivare gli utenti più scettici a provare le fonti di energia pulita.
  • Costi: condividere con tanti utenti l’energia consente di abbassare i costi in modo significativo, sia questo autoprodotto oppure come parte terza.

Unirsi a una Comunità energetica

I vantaggi precedentemente analizzati risulterebbero nulli senza conoscere il modo in cui è possibile far parte di una Energy Community. Tecnicamente vi sono due soluzioni: essere un produttore/consumatore oppure essere un consumatore e quindi far parte di una comunità energetica senza fotovoltaico di proprietà.

  • Produttore/consumatore o prosumer: fanno parte di questa categoria tutti coloro che decidono di installare un impianto fotovoltaico con accumulo e desiderano condividere l’energia prodotta dal loro sistema con gli altri utenti.
  • Consumatore o Consumer (ne parliamo meglio qui): si può far parte di una Comunità energetica semplicemente da consumatore, cioè da privato o azienda che crede nelle energie rinnovabili ma non possiede un impianto fotovoltaico proprio.

Come è facile dedurre è opportuno affidarsi ad associazioni professionali come Valore Comunity per gestire al meglio i consumi e il monitoraggio degli impianti. Sebbene sia scontato sottolinearlo, le tariffe di chi fa parte di una comunità energetica senza fotovoltaico sono più alte, rispetto a quelle di un produttore. Tuttavia grazie a tantissimi incentivi è possibile ridurre i costi in modo netto rispetto ai tradizionali servizi nazionali con energia non Green.

Valore Comunity: i vantaggi concreti di chi fa parte di una comunità energetica senza fotovoltaico

Come anticipato nelle righe precedenti vi è una sostanziale differenza tra chi si approccia a una Comunità energetica come Produttore e chi come consumatore. In questo articolo daremo prevalentemente spazio a coloro che sono intenzionati nell’usufruire di tali servizi e benefici di chi fa parte di una comunità energetica senza fotovoltaico.

Nel concreto, chi non è in possesso di un impianto fotovoltaico, può utilizzare senza problemi le fonti di energia rinnovabile prodotta da altri utenti appartenenti alla Energy Community. La ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha definito i termini secondo cui si possono ottenere risparmi cospicui in bolletta.

Numericamente tali valori, ponendosi in una media nazionale, si aggirano tra 8 e 10 centesimi di euro a kWh.

La differenza è negli incentivi

Unirsi alla Comunità energetica oltre a garantire una riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente e a un risparmio in bolletta, permette di usufruire di vantaggiosi incentivi legati all’associazione stessa.

Non analizzeremo nello specifico tutti gli incentivi di Valore Comunity perché spesso soggetti a variazioni a seconda della regione di riferimento, ma focalizzeremo lo sguardo su quelli che sono di grande interesse per i cittadini a livello nazionale.

Incentivo Superbonus 110%

Grazie alla proroga fino all’anno 2022 è possibile servirsi del Superbonus 110%. Questo, attraverso un adeguamento fiscale spalmato in cinque anni, consente di detrarre sulle imposte i costi per la creazione di un sistema energetico con impianto Green. In alternativa è possibile sfruttare la maxi-detrazione anche tramite lo sconto in fattura o la cessione del credito d’imposta.

Sebbene tale condizione possa non interessare nello specifico coloro che vogliono utilizzare una Comunità energetica senza fotovoltaico, può essere una soluzione intelligente da sfruttare nelle aree limitrofe per trarne un beneficio maggiore. Il consumer può quindi usufruire di energia prodotta dai propri vicini, senza necessariamente possedere un impianto personale.

Burocrazia

Un incentivo concreto nell’utilizzare un sistema condiviso di energia pulita è quello di affidare tutto l’iter burocratico alle associazioni. Benché possa sembrare cosa da poco in realtà le pratiche con la Gse (Gestore dei servizi energetici), con il provider di energia elettrica e con l’Agenzia delle Entrate non sono sicuramente un’attività per tutti.

I motivi per cui far parte di una Comunità energetica senza fotovoltaico

Fino a ora abbiamo analizzato i vantaggi nel far parte di una Energy Community e di come gli incentivi possano essere una risorsa su cui investire. Nelle prossime righe esamineremo più nel dettaglio quelli che sono gli aspetti legati a coloro che vogliono far parte di una Comunità energetica senza fotovoltaico. Quali sono i vantaggi che ne possono ricavare?

  • Investimento iniziale pari a zero: beneficio principale nel far parte di una Comunità energetica senza fotovoltaico è la possibilità di risparmiare sull’investimento iniziale dell’impianto fotovoltaico. Sebbene gli incentivi siano rilevanti, non tutti vogliono costruire un impianto dedicato vicino o sulla propria abitazione.
  • Soffitto di casa o terreno libero: chi è molto attento alla salvaguardia dell’ambiente ma non ha materialmente spazio per installare un impianto dedicato, deve virare verso una soluzione consumer. Un complesso condominiale non necessariamente, per motivi estetici o economici, può investire in un impianto fotovoltaico. Indispensabile quindi scegliere una condivisione da utente e non da produttore.
  • Smaltimento: le associazioni che gestiscono gli impianti dei produttori hanno l’esigenza, dopo tanti anni, di smaltire o sostituire i pannelli fotovoltaici. Benché il produttore non debba preoccuparsi più di tanto, deve necessariamente disporre di tempo per consentire gli interventi. Un consumer di una Comunità energetica senza fotovoltaico non ha questo disagio.
  • Attivazione in tempi ridotti: i tempi per la documentazione necessaria, l’installazione e la manutenzione di un impianto fotovoltaico sebbene rapidi sono vincolati da un iter prestabilito. Un consumer di energia pulita condivisa può ridurre le tempistiche di attivazione e usufruire dei servizi in un tempo nettamente inferiore. Attraverso una comunicazione diretta con l’associazione è possibile conoscere tutto il percorso per un impiego veloce e sicuro dell’energia rinnovabile, riducendo in questo modo anche le emissioni nell’ambiente il prima possibile.

Conclusioni

Molte regioni italiane si stanno avviando concretamente verso l’utilizzo di Comunità energetiche. La richiesta è crescente grazie proprio ad associazioni come Valore Comunity che migliorano notevolmente i tempi di comunicazione tra le diverse parti. Fortunatamente, i tanti incentivi statali stanno convincendo anche i più scettici nell’investire in questo settore, aiutando non solo l’ambiente ma anche gli utenti più attenti a questa tematica.

I partecipanti ad una Comunità Energetica senza fotovoltaico o che non vogliono realizzarne uno possono servirsi di piani tariffari dedicati che valorizzino non solo il valore sociale del gesto ma anche un concreto risparmio in bolletta ogni anno.

Cosa può offrire una comunità energetica ai consumatori di energia?

I vantaggi del far parte di una comunità energetica come Valore Comunity anche per i consumatori di energia

Home » Blog » Pagina 13

Le proiezioni future, non sicuramente ottimistiche, costantemente forniscono dati che testimoniano quanto il consumo energetico prodotto dalla popolazione influisca in modo considerevole sull’ambiente. Sebbene gli incentivi statati stimolino i cittadini a investire nelle energie rinnovabili, la burocrazia e l’iter da seguire sono in molti casi estremamente macchinosi.

Non vi è alcun dubbio però che la gran parte della popolazione stia comprendendo quanto sia importante utilizzare fonti di energia rinnovabile, i dati ISTAT mettono in mostra un aumento esponenziale di impianti fotovoltaici ed eolici. Tale condizione però non è ancora parte integrante della società a causa delle difficoltà ad approcciarsi a tale mondo; per questo motivo nasce la comunità energetica rinnovabile. Nelle prossime righe analizzeremo meglio questo tema focalizzando l’attenzione su cosa può offrire una comunità energetica ai consumatori di energia pulita.

Valore Comunity: cosa è

Prima di inoltrare il discorso nelle potenzialità di una comunità energetica è opportuno cominciare a definire Valore Comunity. Tecnicamente Valore Comunity è un’associazione nata nell’anno 2020 che ha la capacità di gestire più Comunità energetiche dislocate sul territorio italiano.

Tale principio pone le sue basi sulle fonti rinnovabili, l’associazione, infatti, grazie alla collaborazione con Valore Energia gestisce numerosi impianti fotovoltaici in tutto il Paese. La grande ascesa nasce dalla possibilità di godere di incentivi statali capaci di aiutare tutti i soci che hanno creduto e che credono nelle fonti di energia rinnovabile.

La loro missione è quindi quella di rendere più semplice possibile la gestione della burocrazia e dell’amministrazione energetica, facendo da tramite tra la produzione e il consumo degli utenti.

Autoconsumo collettivo e la sua importanza

Come è facile dedurre dall’ideologia dell’associazione Valore Comunity si introduce in tali meccanismi il concetto di autoconsumo collettivo, che non è però solo un concetto astratto, anzi.

Con tale termine si identifica l’unione di residenti o cittadini della stessa area che producono, immagazzinano e consumano energia rinnovabile, facendo parte attivamente e concretamente alla salvaguardia dell’ambiente. Grazie agli impianti creati su misura del cliente è possibile trasformare una casa, un condominio o qualsiasi nucleo abitativo in un’attività produttiva efficiente.

Comunità energetiche a sostegno dei cittadini

Affinché si possano comprendere tutte le dinamiche legate all’attività produttiva dell’energia rinnovabile è fondamentale analizzare il concetto di Energy Community (Comunità Energetica). Sebbene in Italia possa essere una novità, in gran parte del mondo il concetto di Comunità energetica è già da anni utilizzato con ottimi risultati. Ma cosa significa Energy Comunity nel concreto?

Le Comunità energetiche non sono altro che l’insieme di privati, aziende o individui fisici che condividono l’energia prodotta attraverso fonti rinnovabili. L’applicazione concreta e capillare di questo sistema consente di gestire al meglio l’energia accumulata e distribuirla in modo ottimale per abbassare notevolmente le emissioni nell’ambiente.

Non è difficile dedurre che una Comunità energetica è possibile grazie all’evoluzione tecnologica e a una rete di distribuzione che lentamente si sta sviluppando su tutto il territorio.

Fino a pochi anni fa vi era la presenza di un sistema molto simile ma basato su una rete centralizzata che distribuiva, a seconda del piano energetico, l’energia agli utenti. Attualmente, grazie proprio all’evoluzione tecnologica, si è passati a un sistema decentralizzato, in cui la rete di distribuzione si fonde proprio come una connessione peer to peer.

Affinché ciò sia possibile sono necessarie le Smart-Grid, un impianto fotovoltaico che consente di diventare parte integrante della Energy Comunity.

I benefici di una comunità energetica non sono solo per i produttori ma anche per i consumatori di energia!

I paragrafi precedenti evidenziano come far parte di una comunità condivisa possa essere ottimale. Non solo per la salvaguardia del Paese ma anche per un sostanziale risparmio economico. Vediamo le quattro macro-categorie che definiscono i benefici di una Energy Comunity.

  • Emissioni: l’utilizzo di fonti rinnovabili consente di ridurre le emissioni di biossido di carbonio.
  • Educazione civica: la capacità di produrre energia pulita e di distribuirla agli altri cittadini instaura un senso civico molto importante per sensibilizzare il Paese alle tematiche ambientali.
  • Spese: non vi è alcun dubbio che utilizzare un sistema condiviso attraverso energia rinnovabile possa comportare un risparmio sui costi dell’energia elettrica.
  • Bollette: l’autoproduzione e la distribuzione agli altri utenti della Comunità riduce drasticamente il costo in bolletta.

Come far parte di una Energy Comunity

Analizzando le potenzialità e i benefici della Energy Comunity è lecito domandarsi come si possa far parte di questa tipologia di sistema. Vi sono due modalità di approccio a tale domanda: totale e parziale.

  • Totale: affinché si possano sfruttare in completa libertà tutti i vantaggi precedentemente elencati, il primo passo risiede nell’installare un impianto fotovoltaico con accumulo.
  • Parziale: si può partecipare a una Energy Comunity semplicemente da consumer ovvero da consumatori di energia.

In entrambe le casistiche è essenziale affidarsi ad associazioni competenti, come Valore Comunity, che possano gestire e monitorare i consumi e gli impianti degli utenti. Come è facile immaginare un consumer non potrà godere delle stesse tariffe di un utente con impianto fotovoltaico, ma si può contare su una gestione della burocrazia totale da parte dell’associazione, godendo comunque delle tariffe sottoscritte.

I benefici di Valore Comunity per produttori e consumatori di energia

Per rendere più chiara la differenza tra consumer e produttore è importante analizzare i dati reali messi a disposizione da Valore Comunity.

Dati per produttori

Seguendo le direttive del Decreto 16 settembre 2020, i produttori potranno beneficiare degli incentivi statali, questi ultimi identificabili in due macrocategorie:

1. impianto con finalità di autoconsumo collettivo a 100 €/MWh;
2. impianto con energia rinnovabile a servizio di una Energy Comunity a 110 €/MWh.

Dati per i consumatori di energia

Anche senza necessariamente possedere un impianto fotovoltaico è possibile usufruire dei servizi energetici. Grazie all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) sono stati definiti i termini di costo in bolletta, questi ultimi si identificano con una spesa tra gli 8-10 centesimi di euro a kWh. Molto di meno quindi rispetto a quanto pagherebbero i normali consumatori di energia elettrica.

Gli incentivi di una Comunità energetica

Grazie all’assistenza di Valore Comunity i soci possono quindi usufruire di incentivi statali. Per completezza di informazione è opportuno soffermare l’attenzione su quelli che sono gli incentivi statali più rilevanti nel settore energetico, nello specifico nell’Energy Comunity.

Superbonus 110%

Benché negli ultimi mesi sia diventato quasi un’intercalare, il primo incentivo significativo è sicuramente il Superbonus 110%. Attraverso una manovra di adeguamento fiscale è possibile detrarre sulle imposte, nel corso di cinque anni, gli interventi di miglioramento infrastrutturale della propria abitazione.

In alternativa è possibile fruire della detrazione anche tramite sconto in fattura e cessione del credito d’imposta. Aspetti, questi ultimi, che hanno reso particolarmente appetitosa la maxi-detrazione.

Un miglioramento della classe energetica e l’installazione di impianti fotovoltaici consentono di ridurre le emissioni nell’ambiente e godere di un bonus consistente. Affinché si possa usufruire di questo incentivo è necessario riqualificare il nucleo abitativo di almeno due classi di efficienza energetica, caratteristica che attraverso l’installazione di un impianto fotovoltaico dedicato può essere raggiunta con grande facilità.

In questo modo quindi non solo puoi installare un impianto fotovoltaico senza spendere nulla, ma puoi anche entrare a far parte di una C.E. Se invece non vuoi installare un fotovoltaico, potrai comunque effettuare gli altri interventi di riqualificazione energetica ed entrare a far parte di Valore Comunity insieme agli altri consumatori di energia.

Ritorno in bolletta per produttori e consumatori di energia

Come anticipato nei paragrafi precedenti, grazie alla possibilità di far parte di una Comunità energetica, anche solo in qualità di consumatori di energia, è possibile ottenere un ritorno in bolletta considerevole.

Si può quindi ritenere a tutti gli effetti un incentivo il fatto di partecipare a una Energy Comunity e nel caso della Valore Comunity di usufruire dei servizi dedicati. La gestione burocratica e la distribuzione della rete energetica in completa autonomia è un incentivo per distaccarsi dai tradizionali metodi aziendali delle compagnie elettriche più importanti.

Affittare il tetto della propria abitazione o impresa

La soluzione di affidarsi a un’associazione capace di gestire al meglio una Comunità energetica come evidenziato più volte, è sicuramente intelligente. Tanto più quando si tratta di mettere a disposizione dei consumatori di energia il tetto della propria abitazione o impresa. Per garantirsi una fonte costante di energia pulita è infatti possibile affittare o semplicemente installare un sistema di pannelli fotovoltaici sul proprio tetto produrre energia alternativa e utilizzarla per sé o per gli altri utenti.

Dati alla mano, un impianto fotovoltaico permette di gestire l’energia accumulata conservandone sempre una porzione. Tale condizione induce i produttori a metterla a disposizione degli altri utenti, anche i consumatori di energia, e beneficiarne in termini economici.

Negli ultimi anni sono sempre più utilizzati i contratti di affitto, cioè mettere a disposizione il tetto della propria casa o ufficio per l’installazione di pannelli fotovoltaici a un gestore elettrico di terze parti.

Un sistema di questa tipologia è estremamente conveniente per tutti, gli utenti privati possono mettere a disposizione anche solo un impianto di 3 kW; le aziende beneficiano di maggiore spazio per la produzione di energia pulita e anche nelle condizioni di luce non favorevoli è possibile effettuare installazione e ottenere dei buoni risultati.

Se idealmente applicare un sistema di questo genere possa essere semplice, nel concreto vi è la necessità di diverse documentazioni. L’iscrizione al catasto come diritto esecutivo per gli impianti fotovoltaici e i contratti da stipulare con le aziende necessitano di tempo e dedizione.

Per questo motivo la presenza di associazioni come Valore Comunity risulta essenziale per velocizzare e incentivare gli utenti. L’associazione gestisce tutte le fasi burocratiche e aggiorna costantemente l’utente non solo nel consumo e nell’energia prodotta, ma anche delle dinamiche dell’impianto e della distribuzione su grande scala.

Conclusioni

L’Italia deve ancora crescere tanto per la produzione di energia pulita. Fortunatamente, grazie ad associazioni come Valore Comunity è possibile incentivare gli utenti nell’affidarsi a tali tecnologie.

Attraverso uno snellimento della burocrazia e la forza dei cittadini è possibile concretamente incrementare la diffusione di un sistema condiviso su tutto il territorio. Una Comunità energetica può offrire ai consumatori di energia un risparmio notevole in bolletta e un’educazione civica fondamentale per insegnare a tutti i cittadini la direzione da seguire per un futuro meno inquinato e vivibile.

Comunità energetiche e Superbonus

Comunità energetiche e Superbonus: tutte le regole per fruirne

Home » Blog » Pagina 13

Comunità energetiche e Superbonus: è possibile fruire della maxi-detrazione anche per le Energy Community?

Se te lo sei chiesto anche tu ti farà piacere leggere che l‘Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 18/E del 12 marzo 2021, ha fornito chiarimenti in merito. I chiarimenti in particolare riguardano le comunità energetiche rinnovabili costituite in forma di enti non commerciali ed i condomini che aderiscono alle configurazioni sulla loro possibilità di fruire della maxi-detrazione del 110%.

Ma i chiarimenti dell’AdE non riguardano solamente la possibilità di usufruire delle maxi-detrazioni per le C.E. Riguardano anche la fiscalità delle somme erogate dal Gestore dei servizi energetici (Gse) ai condomìni, composti solo da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, arti e professioni, che aderiscono alle dette configurazioni.

In cosa consistono questi chiarimenti su comunità energetiche e superbonus?

Lo abbiamo chiesto ai nostri esperti che ci hanno riassunto la questione in questo approfondimento.

Comunità energetiche e riqualificazione energetica degli edifici

Prendendo come riferimento l’articolo 119 del DL Rilancio, l’Agenzia osserva che per gli impianti a fonte rinnovabile, gestiti da soggetti che aderiscono alle “configurazioni”, è possibile applicare la detrazione per la riqualificazione energetica degli edifici. E’ possibile farlo per tutti quegli impianti che non superino la soglia dei 200 kW. Tuttavia, l’ammontare complessivo della spesa per dare vita a questa configurazione non deve però superare i 96mila euro.

La detrazione, in questo caso, va ripartita in 10 quote annuali di pari importo e può essere erogata fino al 50% del totale delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico. Questi interventi possono essere eseguiti su singole unità immobiliari e sulle parti comuni di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici. Gli interventi in oggetto quindi possono riguardare anche l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabile come ad esempio quelli fotovoltaici.

Per scoprire i vantaggi del fotovoltaico abbinato alle comunità energetiche puoi cliccare qui!

Dal momento che tra gli interventi che possono usufruire delle agevolazioni rientra anche l‘installazione di impianti fotovoltaici, potrà essere fruita anche da coloro che aderiscono alle “configurazioni” per le spese relative all’installazione e gestione degli impianti. Ovviamente, per ottenere la detrazione deve essere provato che l’impianto installato serva a soddisfare i bisogni energetici dei componenti della stessa configurazione. Configurazione o Comunità Energetica che, ricordiamolo, non può basare la propria attività su attività commerciale abituale.

Comunità energetiche e superbonus

Con riferimento invece alla possibilità di fruire del superbonus 110% per le Comunità Energetiche, è invece possibile ricevere la detrazione ma per dei massimali di spesa diversi.

In particolare, il Superbonus spetta su un massimale di spesa pari a 48mila euro o, comunque, nel limite di spesa di euro 2.400 per ogni kW di potenza nominale dell’impianto solare fotovoltaico. La detrazione sarà quindi da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo e in quattro quote per la parte di spesa sostenuta nell’anno 2022. Inoltre, la detrazione si applica per l’installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica su edifici e/o su strutture pertinenziali agli edifici.

Ovviamente, per procedere con l’installazione degli impianti fotovoltaici è necessario provare che sia eseguita congiuntamente ad uno degli interventi “trainanti”. Stessa cosa anche per per l’installazione di sistemi di accumulo integrati. Questi sono agevolati alle stesse condizioni, negli stessi limiti di importo e ammontare complessivo, tuttavia è previsto il limite di spesa di 1000 euro per ogni kWh di capacità di accumulo del sistema di accumulo.

Qual’è il trattamento fiscale degli incentivi erogati dal GSE a condomini al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa arti e professioni?

Con riferimento al secondo quesito, l’Agenzia evidenzia che l’articolo 42-bis del Milleproroghe 2020 non disciplina la forma giuridica che devono assumere le configurazioni sperimentali. L’articolo in questione si limita a prevedere le condizioni alle quali sono subordinate le predette “configurazioni” o comunità energetiche.

Vengono pertanto stabilite le condizioni ed i requisiti per i consumatori di energia elettrica che vogliono far parte di una comunità energetica. I soggetti partecipanti alla C.E. producono quindi energia destinata al proprio consumo con impianti FER di potenza complessiva non superiore a 200 kW. Questi impianti devono però essere entrati in funzione dopo il 29 febbraio 2020 ed entro i 60 giorni successivi alla data di entrata in vigore del provvedimento di recepimento della direttiva Ue citata. Il termine di recepimento della direttiva è il 30 giugno 2021.

I clienti finali che si associano in comunità energetica possono comunque ed in ogni momento scegliere il proprio venditore e possono recedere in ogni momento, dalla configurazione di autoconsumo. Gli associati sottoscrivono un contratto di diritto privato che ne regola i rapporti. Lo stesso contratto individua inoltre un responsabile incaricato suddividere l’energia condivisa. Lo stesso può anche essere incaricato della gestione delle partite di pagamento di incasso verso i venditori ed il Gse.

Le tariffe incentivanti del GSE

Gli utenti finali di una “configurazione” prelevano comunque energia dalla rete pubblica per i propri fabbisogni. Energia alla quale vengono applicati  gli oneri generali di sistema. Gli impianti a fonti rinnovabili inseriti in queste “configurazioniaccedono inoltre a un meccanismo tariffario vantaggioso che il ministero dello Sviluppo Economico definisce come “tariffa incentivante”.

La tariffa in questione è volta a premiare l’autoconsumo istantaneo e l’utilizzo di sistemi di accumulo. Viene infatti erogata dal Gse per la remunerazione degli impianti a fonti rinnovabili inseriti nelle “configurazioni sperimentali” o comunità energetiche. Possiamo quindi dedurre che la tariffa incentivante non sia rivolta ad incentivare la cessione di energia in modo da ridurre il più possibile l’immissione in rete di energia non auto-consumata.

Il GSE inoltre effettua la restituzione di alcune componenti tariffarie disciplinate in via regolata. In particolare, tutte quelle componenti che non risultano tecnicamente applicabili all’energia istantaneamente autoconsumata, come ad esempio quelle sul costo della materia prima e sulla distribuzione della stessa.

Nel caso dell’autoconsumo collettivo, il referente è il condominio stesso, quindi in pratica il suo amministratore o un suo rappresentante. Il GSE verserà quindi le somme dovuto al condominio, somme che poi andranno suddivise tra i condòmini in base a quanto stabilito dalle delibere assembleari.

La risoluzione n. 18/E del 12 marzo 2021 stabilisce inoltre che:

  • la “tariffa incentivante” non assume rilevanza reddituale;
  • le componenti tariffarie sono di fatto un  “contributo aggiuntivo dovuto alle perdite di rete evitate” pertantonon sono fiscalmente rilevanti;
  • il corrispettivo per la vendita dell’energia é invece fiscalmente rilevante.

Cosa significa autoconsumo collettivo?

Autoconsumo collettivo da rinnovabili: cos’è e come si può applicare

Home » Blog » Pagina 13

L‘autoconsumo collettivo da rinnovabili va di pari passo alle comunità energetiche. O almeno sembra essere così da quanto è stato stabilito dal decreto attuativo dall’allora ministro dell’economia Stefano Patuanelli durante il settembre 2020.

Tale decreto infatti rende operativa una misura introdotta dal decreto Milleproroghe 2020 definendo le tariffe con le quali si incentiva appunto la promozione dell’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche da fonti rinnovabili. Un decreto particolarmente all’avanguardia visto che ha anticipato l’attuazione della Direttiva 2018/2001 RED consentendo di fatto di costituire l’autoconsumo collettivo.

Ma che cos’è l’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili e quali sono gli incentivi attivi?

Lo abbiamo chiesto ai nostri esperti e questo è quello che è emerso dai loro chiarimenti.

Che cos’è l’ autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili? Chi ne può far parte?

All’interno della direttiva sopra menzionata possiamo rintracciare la definizione di auto-consumatori di energia che agiscono collettivamente. In particolare:

“sono due autoconsumatori che si trovano nello stesso edificio o condominio e che intendano produrre energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo e accumulare o vendere energia elettrica rinnovabile autoprodotta purché, per un autoconsumatore di energia rinnovabile diverso dai nuclei familiari, tali attività non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale”.

I due auto-consumatori, sono di fatto dei soggetti che si associano fra di loro tramite un contratto di diritto privato. Per questo motivo mantengono in ogni caso i loro diritti di clienti finali, tra cui quello di poter scegliere il proprio fornitore di energia. Se quindi volessero recedere dal contratto di autoconsumo, potrebbero farlo in qualsiasi momento rispettando il contratto precedentemente firmato.

Ci teniamo inoltre a precisare che tutti possono associarsi per dar vita ad un’associazione di autoconsumo dell’energia da fonti rinnovabili. A prescindere che siano dei semplici cittadini, oppure dei privati titolari di reddito d’impresa ma anche pubbliche amministrazioni o uffici pubblici.

Gli incentivi in vigore per l’autoconsumo

Famiglie ed altri soggetti che si trovano nello stesso edificio o condominio possono attivare quindi un contratto di autoconsumo collettivo. L’energia prodotta dai possessori di impianti a fonti rinnovabili, come quelli fotovoltaici, sarà quindi condivisa fra i firmatari del contratto. La condivisione potrà essere immediata, oppure anche differita nel caso in cui siano presenti delle batterie di accumulo. In questo caso, i contraenti, potranno beneficiare di una tariffa per l’energia auto consumata sarà pari rispettivamente a 100 €/MWh per questo tipo di configurazioni.

La tariffa incentivante in questione è valida per un periodo di 20 anni ed è gestito interamente dal GSE. Inoltre è cumulabile con gli incentivi del Superbonus 110%.

Ma i vantaggi economici non finiscono di certo qui. A questo infatti è possibile aggiungere l’incentivo MISE, il contributo ARERA e il PUN (il prezzo all’ingrosso risparmiato dell’energia autoconsumata). Grazie ad essi si può arrivare quindi ad ottenere un beneficio rispetto alle normali tariffe dell’energia di almeno 150-160 €/MWh, il triplo del normale prezzo “all’ingrosso” dell’energia.

Questo incentivo viene erogato in base alla rete che rende possibile la condivisione della stessa tra gli utenti. In particolare, la normativa individua un particolare modello di rete detto “virtuale” che connette le utenze tramite la rete pubblica.

L’esempio del condominio

Per spiegare meglio questo concetto forse però è meglio ricorrere ad un esempio, quello del condominio.

All’interno di un condominio infatti ogni utenza dispone di un proprio contatore. Pertanto, sommando l’energia prelevata da ogni contatore, si riesce a calcolare l’energia prelevata dalla comunità o dal gruppo di autoconsumo collettivo.

A questo punto, è però necessario calcolare quanta energia viene immessa nella rete, per farlo è sufficiente installare un altro contatore.

L’energia condivisa per l’autoconsumo è definita, in ogni ora, come il minimo tra la somma dell’energia elettrica immessa e quella prelevata dalla rete. Tutta l’energia prodotta viene quindi riversata nella rete pubblica prima di essere prelevata dagli utenti.

I vantaggi dell’autoconsumo collettivo

Promuovere l’autoconsumo collettivo significa poter contare su diversi fattori. Certo, resta comunque vero che gli incentivi introdotti dal Superbonus 110 ed i sempre più bassi costi per il fotovoltaico e batterie di accumulo sono sicuramente un motivo in più per installare impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili, ma potrebbero non essere sufficienti.

Ad esempio, i momenti di picco di produzione dell’energia, come ad esempio durante le ore centrali della giornata per gli impianti fotovoltaici, potrebbero essere gestiti molto meglio. Come? Facendo in modo di passare da un ottica di un singolo utente ad un ottica condivisa. Tradotto in parole povere questo significa di mettere in comune un impianto FER tra più condòmini. In questo modo saremo più sicuri che ci siano utenti attivi che potrebbero sfruttarla.

Oltre a questo, merita menzionare il fatto che esistono comunque dei sistemi di regolazione pensati per ottimizzare l’accumulo e l’impiego dell’energia accumulata. Tra l’atro, l’accumulo può essere relativo ai singoli impianti, oppure può essere anch’esso completamente collettivo.

Quali sono i passi da compiere per arrivare all’autoconsumo collettivo?

Per arrivare all’autoconsumo collettivo è necessario che i condomini ne posseggano l’intenzione. Per questo motivo occorre innanzitutto informare e sensibilizzare i vari condòmini in modo che l’assemblea di condominio sia sufficientemente consapevole di investire in questo senso.

In seguito è necessario far redigere uno studio di fattibilità tecnica e di regolarità edilizia su tutto il condominio. In questo modo è possibile evidenziare le possibilità di impiego delle facilitazioni previste dal Superbonus 110 per coprire anche del tutto i costi. A prescindere da ciò rimane comunque fondamentale cogliere l’obiettivo di riprodurre un sistema di bilanciamento energetico in grado di raggiungere non solo l’autoproduzione, ma anche avvicinarsi all’autosufficienza.

Autoconsumo collettivo da rinnovabili: quanta energia si può produrre?

I soggetti che si associano per attivare il “contratto” di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili, possono produrre energia destinata al loro consumo da impianti di potenza complessiva inferiore o uguale a 200 kW. Gli utenti finali che si associano con questo scopo possono quindi individuare un soggetto delegato che diventi il responsabile della suddivisione dell’energia condivisa.

L’energia prodotta in questo modo da fonti rinnovabili, viene quindi condivisa tra i soggetti partecipanti utilizzando di fatto la rete di distribuzione esistente. L’energia condivisa è pari al minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti a fonti rinnovabili e quella prelevata dall’insieme dei clienti finali associati.

La condivisione di questa energia è finalizzata ai casi di autoconsumo istantaneo. Ciò può quindi avvenire attraverso sistemi di accumulo realizzati presso gli stessi condomini o edifici o comunque all’interno del loro perimetro. Nel caso si tratti di auto-consumatori collettivi invece questi devono trovarsi all’interno dello stesso edificio o condominio.

Apri la chat
Hai bisogno di aiuto ?
Ciao
Come posso aiutarti ?