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Le regole tecniche Gse per le comunità energetiche

Alla scoperta di tutte le regole tecniche Gse per le comunità energetiche

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In attesa dei decreti attuativi sulle Comunità Energetiche (di cui parliamo qui), sono state pubblicate le regole tecniche GSE che dovrebbero garantirne l’accesso ai cittadini. In particolare, il documento pubblicato dal GSE è intitolato “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa” ed è disponibile qui.

Insieme a questo documento il GSE ha anche rilasciato le “Modalità di profilazione dei dati di misura e relative modalità di utilizzo” per:

  • Gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente;
  • Comunità di energia rinnovabile.

Come abbiamo più volte cercato di spiegare all’interno di queste pagine (come qui), le comunità energetiche non sono altro che delle associazioni. In sostanza, cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese si associano fra di loro con l’obiettivo di produrre energia e condividerla. Unendo le proprie forze, costoro, si dotano di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Le Comunità Energetiche sembrano quindi essere sul punto di poter entrare in vigore anche se ancora manca il tassello più importante. I Decreti attuativi ancora latitano e probabilmente lo faranno fino alla fine dell’anno vista anche la caduta del governo Draghi e le prossime elezioni. In questo contesto quindi, l’unica cosa che possiamo fare, è capire cosa comporteranno le regole tecniche GSE per le comunità energetiche, cosa che ci accingiamo a fare qui di seguito.

Incentivazione delle configurazioni di condivisione dell’energia rinnovabile

Le comunità energetiche prevedono delle tariffe incentivanti per coloro che consumano l’energia prodotta all’interno della comunità. Del resto, almeno intuitivamente, è facile capire perché. L’energia prodotta all’interno di una comunità non viaggia nella rete elettrica nazionale, ergo non può essere caricata di questi costi. Inoltre, i produttori di energia, ovvero i possessori dell’impianto, dovrebbero avere ulteriori agevolazioni.

Nell’esaminare le regole tecniche gse per le comunità energetiche abbiamo pertanto deciso di partire con quelle regole che riguardano gli incentivi per chi ne fa parte. Ovviamente, pesa l’assenza dei decreti attuativi che rende quanto enunceremo qui di seguito incerto anche se molto probabile. N

Per quanto riguarda l’incentivazione delle due possibili configurazioni di condivisione dell’energia rinnovabile, per un periodo transitorio, continueranno ad essere applicate le condizioni di incentivazione del DM 19/09/2020 e del DL 162/2019. Questi incentivi sono i seguenti:

  • tariffa premio (100 €/MWh per i gruppi di autoconsumatori e 110 €/MWh per le comunità di energia rinnovabile);
  • restituzione delle componenti tariffarie mediante riconoscimento di un corrispettivo unitario (somma della tariffa di trasmissione per le utenze in bassa tensione, pari a 7,78 €/MWh per l’anno 2022, e del valore più elevato della componente variabile di distribuzione per le utenze altri usi in bassa tensione, pari a 0,59 €/MWh per l’anno 2022). Nel caso di gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente è previsto un contributo aggiuntivo dovuto alle perdite di rete evitate variabile a seconda del livello di tensione e del Prezzo Zonale Orario dell’energia elettrica. (es. con il PUN medio del 2021 si avrebbe un valore pari a circa 3,2 €/MWh per la bassa tensione e circa 1,5 €/MWh per la media tensione);
  • eventuale ritiro dell’energia elettrica immessa in rete da parte del GSE;

Tali incentivi saranno validi per 20 anni per quanto riguarda l’energia elettrica prodotta da impianti FER (fotovoltaici) facenti parti della comunità. Tale energia dovrà quindi essere condivisa fra i membri della comunità. Inoltre dovrà però essere prodotta da nuovi impianti di potenza entro i 200 KW.

Regole tecniche gse per le comunità energetiche

A questo punto è venuto il momento di prendere in esame quelle che sono le regole tecniche GSE per le comunità energetiche. Le abbiamo riassunte in questo elenco:

  • clienti finali ed impianto FER devono essere collegati alla stessa cabina secondaria della rete di distribuzione (cabina trasformazione da MT/BT);
  • le configurazioni di gruppo di autoconsumatori devono prevedere almeno due clienti finali e un impianto/sezione di impianto di produzione;
  • le comunità di energia rinnovabile (CER) devono prevedere almeno due clienti finali, azionisti o membri della comunità, un impianto di produzione/sezione di impianto di produzione o più impianti aventi produttori diversi fra loro e non necessariamente coincidenti con uno dei clienti finali. La potenza massima di ciascun impianto non può però superare i 200 kW.

Occorrerà attendere due provvedimenti di attuazione degli articoli 8 (Regolamentazione degli incentivi per la condivisione dell’energia) e 32 (Modalità di interazione con il sistema energetico) del D.lgs. 199/2021 per poter realizzare configurazione più ampie delle CER (uno o più impianti fino ad 1 MW e utenti collegati sotto la stessa cabina primaria AT/MT).

Insomma, le C.E.R. sono già disposte sulla griglia di partenza, attendono solo lo sparo dei decreti attuativi per il via definitivo.

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Dove sono i decreti attuativi delle comunità energetiche?

Comunità energetiche: dove sono i decreti attuativi? A 9 mesi dal decreto non c’è traccia dei provvedimenti attuativi e dei bandi del Pnrr.

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Il comunicato del coordinamento Free e l’appello di oltre 40 organizzazioni sulle comunità energetiche rivolto al Ministero della Transizione Ecologica dello scorso luglio contiene una domanda cui è necessario dare una risposta immediata.

Dove sono i decreti attuativi delle comunità energetiche?

A questo proposito il presidente del coordinamento Free, Livio de Santoli, interviene così:

­”Non bastano le buone intenzioni e le parole. Sulle comunità energetiche bisogna passare ai fatti. Con concretezza e rapidità. Per questo motivo abbiamo firmato l’appello per le Comunità energetiche rinnovabili pubblicato sui media diversi giorni fa”.

Le affermazioni generiche, come quelle del ministro Cingolani che si era riferito alle comunità energetiche come “una grandissima risorsa” non bastano più. Dopo questo genere di affermazioni infatti non è seguito nessun atto governativo in merito. Quello che manca per l’attuazione delle comunità energetiche è l’emanazione dei decreti attuativi per le Cer. Senza di essi le “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa” del Gse rimangono inapplicabili.

Ma procediamo con calma e cerchiamo di fare il punto della situazione qui di seguito.

Basta attese per i decreti attuativi

I decreti attuativi per le Comunità Energetiche erano attesi per il mese di marzo nel 2022. Fossero stati emanati entro quella data, adesso i cittadini avrebbero le necessarie sicurezze per avviarsi ad un percorso virtuoso fatto di de-carbonizzazione, di risparmio economico e di condivisione dell’energia. 3 fattori fondamentali se l’Italia vuole sopravvivere alla crisi energetica che ci sta attanagliando in questi giorni.

Se i decreti attuativi delle comunità energetiche erano attesi per marzo, oggi siamo a settembre ed ancora non se ne è sentito parlare. E, aggiungiamo noi, difficile che se ne riparli a breve con le elezioni in corso e la caduta del governo Draghi. Insomma, difficilmente questi decreti saranno approvati entro la fine dell’anno.

Il comunicato comunicato del coordinamento Free chiedeva appunto al ministro Cingolani di stupire le oltre 40 organizzazioni firmatarie facendosi promotore di un’accelerata nella promulgazioni di questi decreti. Del resto, le comunità energetiche sono un valido strumento per la de-carbonizzazione, oltre che un valido aiuto nella lotta contro la povertà. Una condizione, quest’ultima, verso cui sempre più famiglie italiane sono costrette a fare i conti visto il prezzo del gas fossile che è salito fino a 170 euro a MWh.

Comunità energetiche ancora ferme

A distanza di 9 mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo 199/21 mancano ancora i provvedimenti attuativi necessari per l’effettiva applicazione della norma. Precisiamo che tale decreto era stato approvato dal Parlamento italiano in recepimento della direttiva europea 2018/2001 con l’obiettivo di incentivare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili.

Tale ritardo, come abbiamo visto poc’anzi, sta frenando la diffusione di uno strumento fondamentale per la lotta alla povertà energetica oltre che l’emergenza climatica. Ecco perché è nato l’appello lanciato da oltre 40 associazioni per sbloccare la “svolta” delle comunità energetiche.

L’aggressione russa dell’Ucraina ha messo in luce quanto la dipendenza energetica dalle fonti fossili (e in particolare dal gas russo) sia un profondo fattore di debolezza per l’Italia e per l’Unione Europea. Ma non solo. La guerra tra Russia e Ucraina ha rafforzato la convinzione che l’obiettivo della transizione ecologica non è solo urgente per la lotta ai cambiamenti climatici ma anche per questione geopolitica.

Essere esposti a tale volatilità dei prezzi è infatti un fattore di rischio troppo elevato per le imprese oltre che per l’aumento dell’inflazione. A ben vedere, proprio l’aumento dei prezzi del gas Russo potrebbe essere considerato come una vera e propria “contro sanzione” della Russia nei nostri confronti. Contro sanzione particolarmente efficace visto che sta erodendo il potere d’acquisto ed il valore dei risparmi degli italiani.

L’evoluzione della normativa

Per i motivi che abbiamo analizzato qui sopra, a seguito della guerra, l’Unione Europea ha rivisto il programma RePowerEU rendendolo più ambizioso. In questo senso è stata aumentata la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2030: dal 40 si è passati al 45%.

Ciò implica che anche il piano nazionale italiano per l’energia e il clima (PNIEC) dovrà essere aggiornato per allinearlo ai target europei. Solo così sarà possibile raggiungere i medesimi traguardi ambiziosi individuati dall’UE. Un modo efficace per perseguirli è semplificare gli iter autorizzativi, stimolando l’autoproduzione di energia per imprese industriali, agricole e comunità. In altre parole, promulgando quei decreti attuativi di cui per ora si sono perse le tracce.

Il governo italiano ha anche recepito la la direttiva europea REDII (ne parliamo qui). Tale direttiva è particolarmente importante perché propone la soluzione della comunità energetica come strumento per la transizione ecologica. Inoltre, un recente decreto legge allargava la portata potenziale delle C.E.R.. Il decreto aveva suscitato un enorme entusiasmo che aveva portato alla nascita di numerosi progetti. Tuttavia, ancora una volta, la mancanza dei decreti attuativi ha costretto tutti a sospendere queste attività. Un bel guaio di cui i 2,2 miliardi di fondi previsti dal PNRR per finanziare le comunità energetiche nei piccoli comuni attraverso forme di credito agevolato potrebbero pagarne le conseguenze.

Cittadinanza attiva e comunità energetiche

Le comunità energetiche da sole di certo non sono la soluzione definitiva di tutti i mali anche se fossero già stati promulgati i decreti attuativi. Tuttavia, considerati gli obiettivi degli accordi internazionali sottoscritti dal nostro paese cui abbiamo accennato qui sopra, giocano un ruolo cruciale nel raggiungerli. Ma non solo questo.

Oltre al contributo in termini di aumento di quota di produzione da fonti rinnovabili, esse rappresentano infatti un modello di produzione diffusa e partecipata di energia. Questo perché i cittadini non sono più solamente dei semplici consumatori di energia soggetti alla variazione dei prezzi delle bollette. I cittadini prendono parte al processo di produzione dell’energia attivamente e diventano così dei prosumer. In questo modo godono di un doppio beneficio (leggi anche questo articolo):

  • il risparmio economico dovuto al minor costo dell’energia prodotta dalla comunità rispetto a quella della rete elettrica nazionale;
  • parte dei benefici economici riservati ai produttori di energia.

Le comunità energetiche inoltre, premiando la coincidenza geografica tra produzione e consumo e la quota di energia prodotta autoconsumata, avranno un ruolo decisivo per risolvere il problema della trasmissione nelle reti elettriche del futuro in cui il traffico aumenterà significativamente.

I decreti attuativi delle comunità energetiche non sono quindi solo uno strumento volto a permettere la loro diffusione. Sono anche un strumento di cittadinanza attiva fondamentale per ridare forza alla società civile.

Conclusioni

Il parlamento italiano, sebbene non abbia ancora promulgato i decreti attuativi per le comunità energetiche, si è comunque mosso. A testimonianza di ciò è il recepimento della Direttiva Europea sulle comunità energetica che ne amplia significativamente le possibilità di azione. Inoltre si è mosso anche in termini di semplificazioni burocratiche che potrebbero facilitare la nascita delle C.E.R. una volta pronti i decreti attuativi.

Insomma è tutto pronto. Mancano solo questi benedetti decreti attuativi sulle comunità energetiche oltre ai i bandi del PNRR riservati ai piccoli comuni. Possiamo infatti affermare che tali strumenti sono fondamentali per fornire a tanti operatori, cittadini, imprese e comunità, i mezzi ed i giusti riferimenti normativi per la loro realizzazione.

Clicca qui e scopri il quadro completo della normativa sulle comunità energetiche rinnovabili al  2023!

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RECON, il portale di ENEA per supportare le comunità energetiche

Recon è il portale ENEA che aiuta a valutare se ed a quali condizioni è possibile costituire una comunità energetica rinnovabili con pochi semplici passaggi

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Quello che sta per arrivare si preannuncia un inverno particolarmente difficile per famiglie ed imprese italiane a causa anche della crisi energetica. La Russia, dopo aver a lungo minacciato il taglio delle forniture ha deciso di attuare queste minacce, mettendo a serio rischio la nostra possibilità di riscaldarci.

Il nostro paese, dal canto suo, ha poche opzioni per riuscire a passare indenne questa crisi energetica. Una di queste opzioni è senza dubbio quella delle comunità energetiche.

Precisiamo subito che nonostante questa sia una possibilità concreta, da un punto di vista politico le cose sono abbastanza complicate. Dopo la conversione in legge del decreto Milleproroghe 162/2019 che recepisce la direttiva europea RED II, si attende ancora il decreto attuativo da parte del ministero della Transizione Ecologica. Nonostante tutto, le lentezze legislative non hanno fermato l’entusiasmo dei cittadini che hanno inoltrato molte richieste per la realizzazione delle comunità energetiche. Per approfondire l’argomento puoi leggere la nostra guida su come creare le comunità energetiche cliccando qui.

Un fermento che ENEA ha saputo cogliere ed alimentare visto che nel maggio 2021 ha lanciato RECON, il simulatore online che aiuta a capire se e a quali condizioni è possibile creare una nuova CER. RECON quindi non è altro che un portale web che tramite alcune indicazioni fornite dall’utente è in grado di valutare da solo possibili rischi e valide opportunità.

Abbiamo cercato di spiegare approfonditamente gli obiettivi di questo portale qui di seguito analizzando anche alcuni dei numeri da esso derivati per sottolineare come le C.E.R. siano attese da molti.

Clicca qui per farti un’idea sul quadro completo della normativa CER al 2023!

I numeri di RECON dal suo avvio fino a oggi

Come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, RECON è lo strumento sviluppato da ENEA per la valutazione economica delle comunità di energia rinnovabile e degli autoconsumatori collettivi.

Questo strumento è stato rilasciato online a maggio 2021 ed è stato utilizzato da più di 1650 utenti che hanno inserito 2330 progetti di cui circa 1700 sono stati simulati (statistiche al 12 luglio 2022).

Ogni giorno si registrano su RECON tra i 120 ed i 150 utenti tra enti pubblici, operatori del settore energetico, progettisti, installatori e manutentori ecc con una percentuale significativa di privati cittadini.

RECON inoltre è utilizzato da diversi enti locali e aziende che stanno progettando comunità energetiche e che hanno sottoscritto accordi di collaborazione con ENEA.

Possiamo quindi affermare che benché ancora si attendano gli sviluppi legislativi in merito alle comunità energetiche c’è molto interesse attorno ad esse. I numeri parlano chiaro.

Le regioni più avanti con le comunità enegetiche

La regione per la quale sono state fatte maggiori simulazioni tramite RECON è la Lombardia, seguita dal Lazio e dall’Emilia Romagna.

Tuttavia c’è un altro dato significativo da prendere in considerazione. Gli utenti che hanno simulato le comunità energetiche non sono localizzati solo in alcune regioni d’Italia ma in tutte. Almeno in questo caso quindi non c’è disparità tra Nord e Mezzogiorno.

I dati sull’autoconsumo collettivo

Circa metà delle simulazioni su RECON riguardano progetti di autoconsumo collettivo. Questa configurazione è particolarmente interessante, soprattutto nei contesti cittadini. Inoltre ha anche un elevato potenziale di replicabilità.

Infine, la configurazione dell’autoconsumo collettivo non è in contrasto con le disposizioni transitorie dell’art. 42 bis della legge n.8/2020, anzi ci si adatta a pennello.

NOrmativa di riferimento per recon

RECON è basato sull’art. 42 bis del decreto 192/2019 convertito in legge n. 8/2020 e sui relativi provvedimenti attutativi. In particolare questi sono i seguenti:

  • delibera ARERA n. 318/2020 per le caratteristiche delle CER e la restituzione delle componenti tariffare legate agli oneri di rete evitati,
  • DM MISE 16 settembre 2020 per l’incentivo sull’energia condivisa,
  • regole tecniche del GSE,
  • artt. 119 e 121 del decreto legge n. 34/2020 convertito in legge n. 77/2020 per quanto riguarda l’applicazione del Superbonus alle CER e agli autoconsumatori collettivi.

Ovviamente, RECON dovrà essere aggiornato qualora dovesse essere approvato il nuovo decreto attuativo sulle comunità energetiche. Un aggiornamento che però non sarà sostanziale ma che servirà ad apportare piccole correzioni.

La ueser experience di RECON è pensata per tutti, non solo per i “tecnici”

Quando ENEA ha progettato RECON ha posto particolare attenzione alla semplicità di utilizzo e al tipo e al numero di dati di input. Solo cosi il portale può essere uno strumento davvero utile ma soprattutto utilizzabile da tutti i normali cittadini che non hanno competenze tecniche specifiche. Ad esempio, i dati sui consumi elettrici sono facilmente ricavabili dalle bollette e sono richiesti con la stessa terminologia.

Possiamo quindi affermare che oltre alla funzione di simulatore, RECON svolge anche una funzione informativa. Grazie a questo portale infatti i cittadini possono accrescere la loro conoscenza nei confronti dell’uso consapevole e razionale dell’energia. Così facendo si favorisce il loro coinvolgimento attivo nella transizione energetica di cui le comunità energetiche rappresentano una delle applicazioni più interessanti.

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Una nuova energia è possibile grazie alle comunità energetiche

Cosa sono le comunità energetiche, il ruolo della rete e il loro apporto nel processo di transizione energetica verso una nuova energia

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Le comunità energetiche sono i nuovi player che si stanno affacciando nel processo di transizione energetica ovvero un innovativo modo di produrre nuova energia. E solo tramite la produzione di questa nuova energia che è possibile raggiungere uno degli obiettivi più importanti del secolo: la decarbonizzazione ovvero una drastica riduzione delle emissioni di CO2.

Questa appena menzionata è una sfida importantissima da affrontare: per vincerla sarà fondamentale il ruolo della rete di distribuzione della stessa. D’altronde il contesto in cui ci troviamo evolve, lo fa velocemente e la rete è chiamata a trasformarsi di conseguenza, anzi in anticipo. Solo così la rete può supportare ogni forma di collaborazione e anche di sviluppo del mercato. L’infrastruttura non sarà più quella che conosciamo ovvero quella “uno a molti”. Il futuro sarà una rete di distribuzione molti a molti che farà della flessibilità, della robustezza, dell’efficienza del servizio i suoi punti di forza. In questo modo è possibile “parlare” con soggetti diversi, garantendo allo stesso tempo un equilibrio necessario al funzionamento dell’intero sistema.

Quali sono i protagonisti della produzione e distribuzione di questa nuova energia? Quali sono in sostanza i nuovi attori della rete di energia? Il ruolo delle comunità energetiche sta diventando sempre più fondamentale tanto che secondo uno studio del Politecnico di Milano, entro 5 anni saranno circa 40 mila, coinvolgendo oltre un milione di famiglie e diecimila piccole e medie imprese.

Anche il PNRR sembra consegnare loro un ruolo fondamentale nella transizione energetica avendo stanziato oltre 2 miliardi di euro. All’interno di esso possiamo infatti rintracciare delle misure specifiche volte a favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione e autoconsumo collettivo. Tale budget servirebbe ad installare circa 2.000 MW di nuova capacità di generazione elettrica che, ipotizzando una produzione annua da fotovoltaico di 1.250 kWh per ogni kW, andrebbe a produrre circa 2.500 GWh annui, potenza in grado di evitare l’emissione di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Che cosa sono le comunità energetiche

Che cosa sono le energy community? Sono entità composte da un insieme di soggetti definiti “prosumer”, cioè produttori e consumatori (di energia) al tempo stesso. Le CER (Comunità Energetiche rinnovabili) possono comprendere un insieme di persone fisiche, ma anche PMI ed enti territoriali come le amministrazioni comunali.

Tali soggetti collaborano con l’obiettivo di produrre nuova energia e consumarla attraverso uno o più impianti locali da fonti rinnovabili all’interno di un’area circoscritta. L’obiettivo del far parte di una CER è quello dell’autoconsumo. Attenzione però: autoconsumo non significa profitto. Il concetto di autoconsumo è volto più all’ottenimento di un beneficio a livello economico, sociale e, soprattutto ambientale per i membri della comunità della zona in cui opera.

Un’altra particolarità delle comunità energetiche è la modalità di condivisione dell’energia all’interno della stessa comunità. Da un lato avviene utilizzando la rete pubblica seppur solamente quella nelle immediate vicinanze degli impianti. Dall’altro invece le C.E.R. permettono di valorizzare e quantificare l’autoconsumo garantendo allo stesso tempo a ogni soggetto di modificare le proprie scelte in modo trasparente e flessibile.

Altra particolarità è data dalla modalità di condivisione dell’energia all’interno della stessa comunità, che, da un lato, avviene utilizzando la rete pubblica, ma dall’altro consente di valorizzare e quantificare l’autoconsumo, garantendo allo stesso tempo a ogni soggetto di modificare le proprie scelte, in modo trasparente e flessibile.

Il quadro normativo delle comunità energetiche per una nuova energia

Il quadro economico e geopolitico che stiamo vivendo è sempre più complesso. Per questo diventa sempre più importante accelerare verso politiche green che porteranno alla produzione di nuova energia da fonti rinnovabili. Una direzione verso la quale i governi mondiali sono trainati dall’innovazione continua e non solo dall’emergenza climatica.

L’Unione Europea in particolare, è da qualche anno fra i principali propulsori di queste iniziative. Nel 2008 approvava il primo pacchetto Clima Energia. Inoltre, grazie alla direttiva RED (Direttiva 2009/28/CE), aveva posto le basi per le prime azioni di sostegno agli investimenti in tecnologie di generazione di energia da fonti rinnovabili. Parallelamente aveva introdotto anche una serie di obiettivi che possiamo riassumere così:

  • riduzione delle emissioni del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990,
  • penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali lordi pari al 20 per cento entro il 2020.

La stessa Unione Europea ha poi approvato ulteriori misure in tal senso. In particolare, tra il 2018 e il 2019, con il Clean Energy Package, ha approvato un insieme di direttive che hanno l’obiettivo di

  • ridurre, entro il 2030, le emissioni a livello comunitario del 40 per cento;
  • portare la percentuale di penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali lordi al 32 per cento.

Alla base delle Energy Community e della produzione di questa nuove energia ci sono quindi indirizzi politici a livello europeo. A questo proposito non possiamo non citare la cosiddetta RED II, direttiva UE 2018/2001, che, nell’ambito dell’obiettivo che si era posta, disciplinare la promozione delle fonti rinnovabili in direzione dello sforzo di decarbonizzazione in vista del 2030, ha previsto le cosiddette REC (Renewable Energy Community).

In Italia, per avere qualcosa di definito da un punto di vista legislativo si è dovuto attendere il 2021 con l’adozione del decreto legislativo n.199/2021. Il decreto stabilisce che nel corso del 2022 l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) dovrà adottare i provvedimenti per l’attuazione del Decreto di recepimento della Direttiva RED II. In ogni caso, grazie al DL 162/2019 “Milleproroghe” poi convertito in Legge n. 8/2020, il nostro paese aveva già adottato una norma transitoria per sperimentare le REC. Insomma, l’Italia è attenta e vigile sulla tematica delle nuove comunità energetiche.

Le comunità energetiche: la tecnologia

Se oggi è possibile parlare di nuova energia e di comunità energetiche è anche grazie agli sviluppi tecnologici che si sono susseguiti. Sviluppi ed innovazione che hanno riguardato non solo la generazione di energia rinnovabile, ma anche per il suo accumulo e per il monitoraggio dei consumi ai fini dell’efficienza energetica. A questo proposito, fondamentali sono i sistemi che consentono di immagazzinare quantità di energia elettrica per poi restituirla nei momenti in cui serve.

L’importanza dei sistemi di accumulo deriva da un semplice fattore. Le risorse rinnovabili usate per la produzione di energia sono per la loro stessa natura (come nel fotovoltaico) fonti “non programmabili”. Ciò significa che sono intermittenti, ovvero che non possono essere previste con certezza in anticipo. Di conseguenza gli impianti di produzione devono dotarsi di tali dispositivi per la gestione e lo stoccaggio in modo da poter garantire la fornitura di energia anche in condizioni non ottimali. L’efficienza energetica dei più moderni accumulatori è circa pari al 95%, mentre il ciclo di vita può arrivare a superare le 10.000 cariche.

L’innovazione va anche nella direzione del monitoraggio. In questo ambito, fondamentali sono i dispositivi di smart metering, e di scambio dati con la rete. E’ solo così che è possibile distribuire fra i membri della comunità e verso la rete elettrica nazionale la nuova energia prodotta dalla comunità energetiche. Anzi, il monitoraggio diventa fondamentale anche per la redistribuzione dei guadagni. a

La transizione energetica: le REC e la rete

Con l’avvento dei prosumer e delle comunità energetiche è evidente come si stia passando da un modello energetico che non è più lineare, ma bidirezionale. La nuova energia scorrerà non più attraverso un sistema centralizzato e non sarà più prodotta da fonti fossili. Il nuovo sistema sarà decentralizzato (many to many) oltre a puntare su energia prodotta da fonti rinnovabili come quelle fotovoltaica. La rete, con il suo nuovo ruolo e la sua nuova energia, diventerà abilitatrice di processi rendendo il consumo di elettricità più distribuito, ma al tempo stesso responsabile e condiviso.

A rendere possibile tutto ciò sono, in maniera particolare, le nuove soluzioni smart che rendono possibile la digitalizzazione della rete. In questo modo, la smart grid, riesce ad assolvere anche compiti di monitoraggio e distribuzione tenendo traccia di tutto. Ecco la rete del futuro, resiliente, dinamica e capace di cambiare così come cambiano le condizioni, il contesto esterno, le esigenze ed i comportamenti dei clienti. D’altronde se il mondo cambia, devono anche cambiare le infrastrutture che fino a poco prima ne garantivano il funzionamento. Tutto questo per affermare ancora una volta come, la smart grid e le comunità energetiche siano centrali e strategiche per la sfida del prossimo decennio: la transizione energetica.

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Risparmiare sulla luce? Con le comunità energetiche si può!

I prezzi dell’energia sono saliti alle stelle? Scopri come risparmiare sulla luce grazie alla grande opportunità delle comunità energetiche!

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La crisi energetica che stiamo vivendo sta colpendo duramente le tasche di imprenditori e famiglie. Ciò è evidente soprattutto per quanto riguarda il tema dell’energia: le bollette di luce e gas sono aumentate anche più del doppio!

In questa situazione sempre più famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese e sostenere i costi energetici, ma non sono solo loro a pagare pegno. La situazione infatti è ben più grave se prendiamo in esame la situazione per quanto riguarda le imprese. Sono infatti molte le imprese ad essere costrette a trovare qualsiasi metodo per risparmiare sulla luce o sul gas per non dover chiudere. Anzi, in molte oramai sono prossime alla chiusura.

La crisi energetica che stiamo vivendo però ci impone di ripensare un po’ a tutto il sistema. E’ necessario infatti intraprendere una transizione energetica e costruire un nuovo o modello di organizzazione sociale basato sulla produzione e sul consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Solo così sarà possibile tutelare l’ambiente in cui viviamo limitando le emissioni di gas serra ma anche le tasche di cittadini ed imprenditori.

Ed è in questo contesto che si inseriscono le comunità energetiche che, grazie all’art.42bis del decreto Milleproroghe 163/2019, potranno diventare un vero e proprio modello da seguire e svilupparsi sempre di più. Abbiamo cercato di fare il punto della situazione cercando di spiegare anche come le comunità energetiche possono far risparmiare sulla luce e, in alcuni casi, generare guadagni.

Che cos’è una comunità energetica

Una comunità energetica è nient’altro che un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze. Perché questi soggetti dovrebbero unire le proprie forze? Per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia proveniente da fonti rinnovabili.

I valori alla base delle comunità energetiche sono la lotta alla spreco energetico e la condivisione di un bene fondamentale: l’energia elettrica. Condivisione che deve avvenire ad un prezzo concorrenziale e vantaggioso per i membri della comunità. Obiettivo delle comunità energetiche è produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione tra le varie realtà coinvolte.

E’ evidente quindi come l’innovazione delle comunità energetiche stia rivoluzionando il mercato dell’energia, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista dei costi. Come avremo modo di approfondire più avanti infatti (o come puoi leggere qui), con le comunità energetiche è possibile risparmiare sulla luce.

In cosa consiste l’autoconsumo

Per autoconsumo si intende la possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale. Questo impianto deve però produrre energia utilizzando fonti rinnovabili come impianti eolici o, sempre più spesso, fotovoltaici, per far fronte ai propri fabbisogni energetici.

Risparmiare sulla luce con le comunità energetiche quindi significa rivoluzionare anche il concetto di distribuzione dell’energia elettrica. Sono gli stessi membri della comunità energetica che di fatto diventano dei veri e propri prosumer perché sono a tutti gli effetti dei protagonisti attivi nella gestione dei flussi energetici. Ciò significa che un membro della comunità può al tempo stesso essere sia consumatore che produttore di energia, con i conseguenti vantaggi economici che ne derivano. Infatti, chi possiede un impianto di produzione energetica, consuma ciò di cui ha bisogno e immette nella rete locale l’energia in esubero in modo da scambiarla con altri membri della rete o immagazzinarla grazie a impianti di accumulo e restituirla solo nel momento del bisogno. Ecco spiegato perché, in poche parole, è possibile risparmiare sulla luce.

Come creare una comunità energetica per risparmiare sulla luce

I livelli di autoconsumo di energia che si possono realizzare sono essenzialmente tre: individuale, collettivo e di comunità. L’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche sono riconosciute in Italia a livello legislativo dal 2020. Proviamo a spiegarli meglio qui di seguito:

  • Individuale: in questo caso il cittadino possiede un impianto di produzione di energia rinnovabile e consuma quella che produce.
  • Collettivo: l’autoconsumo collettivo è caratterizzato da una pluralità di consumatori che risiedono all’interno di uno stesso edificio in cui sono presenti uno o più impianti alimentati in maniera esclusiva da fonti rinnovabili. Gli impianti possono essere anche di soggetti terzi e beneficiano di alcuni benefici come ad esempio le detrazioni fiscali.
  • Comunità: i soggetti che partecipano alla comunità devono produrre energia destinata al proprio consumo grazie all’utilizzo di impianti che sfruttano le energie rinnovabili. Gli utenti, per condividere l’energia prodotta, possono utilizzare le reti di distribuzione già esistenti o servirsi di forme di autoconsumo virtuale.

I cittadini diventano autoproduttori di energia rinnovabile

L’autoconsumo collettivo è una nuova opportunità che la legge italiana, recependo la normativa europea, mette a disposizione dei cittadini per diventare autoproduttori di energia. Ma fare parte di sistemi di autoconsumo collettivi significa anche ottenere significativi incentivi economici e quindi arrivare a risparmiare sulla luce. Per poter accedere a questa configurazione è pero necessario rispettare alcune condizioni:

  • presenti all’interno di uno stesso condominio e la realizzazione di uno o più nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile,
  • Questi impianti devono avere una potenza massima di 200 kWp.

Si tratta di un modello innovativo di approvvigionamento, distribuzione e consumo che vuole favorire la produzione e lo scambio di energia da fonti rinnovabile.

Benefici economici e ambientali per le famiglie

Un condominio, in questo modo, potrebbe attingere all’energia prodotta a zero emissioni da un impianto centralizzato che beneficia delle detrazioni fiscali del 50% sul suo costo. Far parte di una comunità energetica infatti non significa dover rinunciare agli altri incentivi o sostegni in vigore per la realizzazione di impianti F.E.R. In questo modo, oltre a risparmiare sulla luce è anche possibile abbattere il costo iniziale dell’investimento riuscendo a ridurre sensibilmente i tempi di rientro,

Inoltre sono comunque previste degli incentivi, gestiti dal GSE e dalla durata di 20 anni, per coloro che fanno parte di una comunità energetica. Ricapitoliamoli brevemente qui di seguito:

  • 100 euro/MWh ,per i gruppi di auto consumatori;
  • 110 euro/MWh per le comunità energetiche.

La norma prevede anche la restituzione di alcune voci in bolletta a fronte dell’evitata trasmissione dell’energia in rete che questi impianti permettono.

Ciò comporta un ulteriore sgravio che Arera quantifica in:

  • 10 €/MWh per l’Autoconsumo Collettivo;
  • 8 €/MWh per le CER sull’energia condivisa.

C’è anche da considerare la remunerazione dell’energia immessa in rete a Prezzo Zonale Orario (pari a circa 50 €/MWh).

Infine, ricordiamo che produrre energia con un impianto fotovoltaico può rappresentare una fonte di guadagno grazie ad altri meccanismi incentivanti. Ricordiamo a questo proposito lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato e il Decreto Ministeriale Isole Minori.

Risparmiare sulla luce con le comunità energetiche: quanto all’anno?

Arrivato a questo punto forse ti starai chiedendo: “Quanto risparmio sulla luce con le comunità energetiche? E’ possibile avere una cifra indicativa annuale?”.

Premettiamo subito che non è possibile dare una cifra precisa, dal momento che ci sono troppe variabili da tenere in considerazione andrebbe valutato caso per caso. Questa risposta infatti dipende da fattori come i consumi annuali, il prezzo attuale dell’energia concordato con i fornitori, le fasce orarie di consumo ecc.

Tuttavia possiamo fare un esempio. una famiglia tipo che consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, può arrivare, secondo alcune stime, a risparmiare sulla luce circa 500€ l’anno. Una cifra ancora maggiore se si considera che il prezzo dell’energia non accenna a calare per i motivi di cui parlavamo in precedenza. Un risparmio che sarà di molto maggiore nel caso di tutte quelle attività o imprese che hanno consumi davvero alti.

A questi benefici economici si sommano poi tutte le tonnellate di CO2 non immesse in atmosfera e quindi a tutti i vantaggi ambientali che ne derivano. Considerando sempre la stessa famiglia è possibile  ridurre le emissioni di circa 950 kg CO2 /anno o replicare la stessa attività di assorbimento di 95 alberi con un conseguente notevole risparmio sulla bolletta della luce.

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Risparmio in bolletta grazie alle comunità energetiche rinnovabili

Risparmio in bolletta grazie alle comunità energetiche rinnovabili? E’ possibile! Scopri come

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Le comunità energetiche rinnovabili o C.E.R. sono la soluzione perfetta che può permettere a molte persone o imprese di ottenere notevoli risparmi in bolletta.

Sicuramente anche tu ti sarai interrogato più di una volta su come fare per tagliare le spese dei costi energetici, o meglio ancora su come ottenere l’indipendenza energetica. In un periodo come questo soprattutto. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha infatti avuto l’effetto di aumentare il costo delle materie prime per la produzione di energia, con conseguenti aumenti sul costo della stessa. Incrementi che si vanno ad aggiungere a quelli verificatisi con la fine delle misure di lockdown dovute alla pandemia.

Il risparmio in bolletta è quindi diventato una priorità per famiglie ed imprenditori italiani e non. Se da un lato esistono degli escamotage da adottare per ridurre sensibilmente i consumi di gas e luce, dall’altro però non è possibile più di tanto abbattere questi consumi. E’ possibile ad esempio utilizzare gli elettrodomestici nelle fasce orarie in cui l’energia costa di meno ed ottimizzare il loro utilizzo, ma non è possibile smettere di utilizzarli del tutto.

Ecco che quindi entrano in gioco le comunità energetiche rinnovabili. Esse sono infatti un modo tramite cui famiglie ed imprese possono risparmiare sulla bolletta della luce con certezza. Ma non solo, grazie ad esse è anche possibile ridurre in maniera significativa le emissioni di CO2 e gravare meno sull’ambiente. La Comunità energetica rinnovabile (CER) è stata introdotta dal Decreto Milleproroghe 162/2019. Questo ha permesso che anche in Italia fossero introdotte tali comunità che erano già state previste a livello europeo dalla Direttiva Europea Red II.

Abbiamo cercato di fare il punto sulle C.E.R. qui di seguito cercando anche di calcolare a quanto potrebbe ammontare il risparmio in bolletta se si è un membro di queste comunità.

Cosa sono le comunità energetiche e come si creano

Le Comunità Energetiche Rinnovabili non sono altro che delle associazioni cui possono prendere parte sia privati cittadini che attività commerciali o produttive ma anche amministrazioni locali e piccole e medie imprese. I membri di una comunità mettono a disposizione della stessa, condividendoli fra loro, impianti energetici a fonti rinnovabili. L’esempio più classico è quindi quello degli impianti fotovoltaici. La produzione di questi impianti è destinata all’autoconsumo degli aderenti alla comunità.

L’energia prodotta dagli impianti dei membri della comunità è quindi energia green ed a chilometri zero. Se, come spesso accade, gli impianti di una comunità producono più energia di quanta i membri ne possano consumare istantaneamente allora essa o viene stoccata in apposite batterie di accumulo, o viene ceduta alla rete elettrica nazionale dietro un corrispettivo.

Lo scopo delle C.E.R. non è però quello di produrre utili, ma di far ottenere un risparmio sulle bollette a suoi membri. Ecco perché si utilizza la forma dell’associazione non riconosciuta o di una cooperativa per realizzare una CER. In questo modo si divide fra i membri la corrente prodotta così come si dividono gli utili della vendita dell’energia.

Gli impianti fotovoltaici che fanno parte di una C.E.R. non possono però essere ubicati troppo distanti fra di loro per motivi logistici. L’esempio classico è quello di un condominio che crea una CER e decide di installare un impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio.

Precisiamo inoltre che non è necessario che l’impianto sia di proprietà della comunità che lo fa realizzare. Può anche essere messo a disposizione di uno o più membri del gruppo o addirittura appartenere a soggetti esterni. Soluzione, quest’ultima che è facilmente adottabile da Comuni o altri entri pubblici.

Come funzionano? Quali sono gli incentivi previsti?

Una volta costituita la CER e messo in funzionamento l’impianto, il gruppo può presentare un’istanza al proprio Gestore dei servizi energetici (Gse) al fine di ricevere gli incentivi che la Legge riserva alle comunità. Gli incentivi cui facciamo riferimento sono relativi all’energia consumata dai membri della comunità nel momento in cui la prelevano dalla stessa. E sono proprio queste tariffe incentivanti a permettere di ottenere un risparmio in bolletta ai membri della comunità.

Le comunità energetiche in Italia possono ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal GSE che consiste in un corrispettivo unitario e delle tariffe premio (incentivanti) che sono pari a:

  • 100 euro/MWh ,per i gruppi di auto consumatori;
  • 110 euro/MWh per le comunità energetiche.

In più, produrre energia con un impianto fotovoltaico può rappresentare una fonte di guadagno grazie ad altri meccanismi incentivanti. Ricordiamo a questo proposito lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato e il Decreto Ministeriale Isole Minori.

La norma prevede anche la restituzione di alcune voci in bolletta a fronte dell’evitata trasmissione dell’energia in rete che questi impianti permettono. Ciò comporta un ulteriore sgravio che ARERA quantifica in:

  • 10 €/MWh per l’Autoconsumo Collettivo;
  • 8 €/MWh per le CER sull’energia condivisa.

Inoltre c’è da considerare anche quella che viene definita come la remunerazione dell’energia immessa in rete a Prezzo Zonale Orario (pari a circa 50 €/MWh).

Quindi la somma di tutti i benefici ammonterebbe a circa 150-160 €/MWh.

Inoltre è bene precisare che gli incentivi per le comunità energetiche sono quindi cumulabili con altre agevolazioni fiscali. Ad esempio è possibile sfruttare gli Ecobonus 50% per l’installazione di un impianto ftv ed ottenere poi le agevolazioni per le C.E.R. Stesso discorso per quanto riguarda il Superbonus 110% o il Bonus Casa.

Quanto risparmio in bolletta?

Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda anche qui, ma è sempre bene ricapitolarne brevemente il funzionamento.

Le comunità energetiche rinnovabili, hanno anche l’innegabile pregio di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 e di altri gas inquinanti. Ad esempio, se consideriamo che in Italia una famiglia tipo consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, questa famiglia potrebbe ridurre le emissioni di circa 950 kg CO2 /anno. In altre parole, questa famiglia potrebbe replicare la stessa attività di assorbimento di 95 alberi con un conseguente notevole risparmio sulla bolletta della luce.

In termini economici tutto ciò, secondo alcuni studi, si traduce in un risparmio in bolletta annuale di circa 500€. Una cifra che può essere rivista verso l’altro senza problemi se si considera che il prezzo dell’energia non accenna a calare per i motivi di cui parlavamo in precedenza.

I vantaggi delle comunità energetiche

Non solo risparmio in bolletta della luce. Le comunità energetiche ti permettono di ottenere anche i seguenti tre tipi di vantaggi. Li abbiamo raccolti qui di seguito.

Risparmio in bolletta con le comunità energetiche rinnovabili

Il primo beneficio a cui si pensa e che spinge a far parte di una CER, è quello economico visto il risparmio in bolletta che è possibile ottenere. Consumare l’energia da fonti rinnovabili prodotta da un impianto in prossimità della propria abitazione fa risparmiare visto che si abbattono diverse voci di costo che compongono la bolletta, come gli oneri di energia, la quota dell’energia stessa e le tasse relativa a tali voci.

Oltre a questo tipo di guadagno c’è anche quello legato agli incentivi previsti sulla parte di energia prodotta e quello legato alle agevolazioni fiscali concesse dallo Stato per la realizzazione degli impianti.

Minor inquinamento

L’ambiente ringrazia coloro che decidono di creare una CER perché utilizzano fonti rinnovabili per produrre energia. Ciò contribuisce a ridurre significativamente le emissioni di Co2 e quindi è più sostenibile per l’ambiente in cui viviamo, già messo a dura prova. Oggigiorno, i principali impianti utilizzati nelle comunità italiane, sono quelli fotovoltaici che, notoriamente giocano un ruolo importante nella riduzione di Co2 e gas inquinanti di altra natura.

Contrasto alla povertà energetica

La povertà energetica è la difficoltà, a volte l’incapacità, di far fronte ai costi delle utenze. Oggi, quasi il 15% delle famiglie italiane non può permettersi di riscaldare casa adeguatamente, almeno secondo l’ Osservatorio della Commissione Europea. Ciò fa dell’Italia uno dei paesi europei i cui cittadini fanno più fatica a pagare le bollette di gas e luce.

Ottenendo un significativo risparmio in bolletta della luce grazie alle comunità energetiche si potrebbe quantomeno risolvere questo problema. Ricordiamo inoltre che non è necessario possedere un impianto fotovoltaico, e quindi sostenere un investimento, per far parte di una C.E.R.. In sostanza quindi, chiunque, anche chi non ha molta disponibilità economica, può farne parte.

Creare le Comunità energetiche rinnovabili quindi permette alle famiglie di tenere sotto controllo e ottimizzare i consumi, riducendo la spesa legate alle utenze.

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Decreto Aiuti: nuove semplificazioni per le rinnovabili in arrivo

Decreto Aiuti nuove semplificazioni in arrivo per puntare sempre di più sulle rinnovabili

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Il caro bollette è oramai, purtroppo, sotto gli occhi di tutti e sta gravando pesantemente sulle tasche degli italiani. In questo contesto, complicato dal conflitto tra Russia e Ucraina, l’Italia, come gli altri paesi europei sta quindi puntando in maniera importante sulle rinnovabili. Oltre a prevedere dei sostanziosi incentivi fiscali, i vari governi stanno adottando tattiche volte a semplificare l’iter procedurale. In particolare, il DL Energia (Dl 17 del 2022) ha approvato un numero consistente di misure a favore delle Fer. In particolare, possiamo dare il merito a questa misura di aver fatto ricadere il fotovoltaico ed il solare termico nel novero della manutenzione ordinaria a prescindere dalle modalità di installazione sui tetti.

Sulla stessa scia di semplificazioni, c’è anche il nuovo Decreto Aiuti Dl 50 del 2022 in corso di approvazione alla camera proprio in questi giorni. Alcune novità in arrivo con questo decreto riguardano i seguenti punti:

  • proroga dell’efficacia del permesso di costruire per gli impianti soggetti ad autorizzazione unica;
  • ampliamento delle aree idonee ope legis;
  • facilitazioni per l’installazione di impianti per strutture turistiche e termali;
  • introduzione di deroghe per la creazione di comunità energetiche rinnovabili anche in aree del Demanio militare.

In vista dell’approvazione del DL Aiuti quindi, proviamo ad analizzare, quali sono queste semplificazioni in arrivo.

Decreto Aiuti: proroga dell’efficacia del permesso di costruire per gli impianti soggetti ad autorizzazione unica

Il Testo unico dell’Edilizia è stato modificato al fine di prolungare fino a tre anni dal rilascio del permesso di costruire il termine entro cui devono essere iniziati i lavori per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Ovviamente questa tipologia di impianti deve comunque essere autorizzata con il procedimento relativo all’autorizzazione unica.

Criteri uniformi per la valutazione dei progetti

La Direzione generale del ministero della Cultura avrà, dopo l’approvazione del Decreto Aiuti, il compito di stabilire criteri uniformi per la valutazione dei progetti di impianti alimentati da fonti rinnovabili. L’obiettivo è stabilire dei principi omogenei volti a facilitare la conclusione dei procedimenti. Un passaggio ritenuto fondamentale per assicurare che eventuali valutazioni negative siano realmente basate sulla sussistenza di stringenti, comprovate e puntuali esigenze di tutela degli interessi culturali o paesaggistici.

Ampliato il perimetro delle aree idonee e dunque delle procedure accelerate

Il Decreto Aiuti di fatto amplia l’elenco delle aree considerate idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili intervenendo sul Dlgs 199 del 2021 (di recepimento della cosiddetta Red II). In particolare è previsto l’allargamento delle aree idonee ope legis e dunque il raggio d’azione delle procedure accelerate specifiche per le aree idonee. Vediamo come qui di seguito:

  • Saranno aree idonee ope legis le aree che non ricadono nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e paesaggistici. Stesso discorso per quelli che rientrano nella fascia di rispetto dei beni sottoposti a tutela ai sensi della Parte II (Beni culturali). La fascia di rispetto sarà determinata tramite una distanza dal perimetro di beni sottoposti a tutela di sette chilometri per gli impianti eolici e di un chilometro per gli impianti fotovoltaici. Sarà comunque necessario ottenere l’autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili.
  • I siti degli impianti fotovoltaici già esistenti in cui sono eseguiti interventi di modifica sostanziale saranno aree idonee ope legis. Tra questi interventi rientrano anche quelli che prevedono l’aggiunta di sistemi di accumulo di capacità non superiore a 3 MWh per ogni MW di potenza dell’impianto fotovoltaico. La modifica riguarda proprio la capacità dei sistemi di accumulo che viene portata a 8 MWh per ogni MW di potenza dell’impianto.
  • Il riconoscimento di un’area come idonea rende applicabili le procedure autorizzative semplificate (Dlgs 199 del 2021). In sostanza quindi, dopo l’approvazione del DL Aiuti, per ottenere i procedimenti di autorizzazione (inclusa la Via), l’autorità competente in materia paesaggistica dovrà esprimersi con parere obbligatorio non vincolante.  Inoltre, i termini delle procedure autorizzative vengono velocizzati dal momento che saranno ridotti di un terzo.
  • Tale disciplina varrà anche per le infrastrutture elettriche di connessione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Stesso discorso per le infrastrutture necessarie per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale, qualora strettamente funzionale all’incremento dell’energia producibile da fonti rinnovabili.
  • Sono aree idonee ex lege anche le cave e le miniere cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale. Col Dl Aiuti si specifica che sono considerate aree idonee anche le porzioni di cave e miniere non suscettibili di ulteriore sfruttamento.

Cosa sono le aree idonee

Un decreto interministeriale si occuperà dell’individuazione dei princìpi e dei criteri per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. L’obiettivo di questa misura è quello di soddisfare la potenza individuata dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili.

In particolare, l’Italia intende perseguire un obiettivo di copertura, nel 2030, del 30% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili. Per il 2030 quindi, il consumo finale lordo di energia dovrebbe ammontare a 111 Mtep, di cui circa 33 Mtep da fonti rinnovabili. Questi decreti interministeriali hanno anche il compito di stabilire la ripartizione, tra le Regioni e le Provincie autonome, della potenza da installare. Nel frattempo il Dlgs 199 del 2021 ha individuato un elenco di aree idonee, che dunque sono aree idonee OPE LEGIS.

Decreto Aiuti: ecco le facilitazioni per impianti di strutture turistiche e termali

Il Decreto Aiuti introdurrà una facilitazione, seppure temporanea, per le strutture turistiche e termali che realizzano progetti di nuovi impianti fotovoltaici. I moduli in questione sono collocati a terra e non avranno potenza superiore a 1.000 kWp. Tali progetti, per un periodo di 24 mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del Dl Aiuti, sono realizzabili con il regime amministrativo della Dila (Dichiarazione inizio lavori asseverata).

L’importante è che questi impianti siano finalizzati all’utilizzo dell’energia autoprodotta per i fabbisogni delle strutture. Inoltre, tali impianti dovranno essere collocati fuori dei centri storici e non essere soggetti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Regime Pas per impianti flottanti

Vengono sottoposti al regime della Procedura amministrativa semplificata (Pas) gli impianti solari fotovoltaici di potenza sino a 10 MW collocati in modalità flottante sullo specchio d’acqua di invasi e di bacini idrici. Fra questi sono compresi anche gli invasi idrici delle cave dismesse oppure quelli installati a copertura dei canali di irrigazione.

Cos’è la Pas (art. 6 Dlgs n. 28/2011)

La Pas o Procedura Autorizzazioni Semplificata consiste sostanzialmente in uno snellimento delle procedure per ottenere le autorizzazioni necessarie ad installare impianti F.E.R.. Il Decreto Aiuti vorrebbe estendere l’applicazione di questa procedura a più casistiche. 

Ad esempio, il proprietario dell’immobile potrà presentare al Comune una dichiarazione accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali. Tale dichiarazione dovrà:

  • essere presentata mediante mezzo cartaceo o in via telematica,
  • presentata almeno 30 giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori;
  • attestare la compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici approvati e i regolamenti edilizi vigenti;
  • verificare il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie.

Per la Pas vale il meccanismo del silenzio assenso: trascorso il termine di 30 giorni dalla presentazione della Pas. Senza riscontri o notifiche da parte del Comune, è possibile iniziare i lavori.

Decreto Aiuti: previsto un incremento delle rinnovabili per il settore agricolo

Il Decreto aiuti introduce nuovi sostegni in favore delle imprese del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale che installano impianti da rinnovabili sulle coperture delle proprie strutture produttive. Tali impianti dovranno però avere una potenza eccedente il consumo medio annuo di energia elettrica, compreso quello familiare. A tali soggetti è inoltre consentita la vendita in rete dell’energia elettrica prodotta.

Decreto Aiuti e comunità energetiche: come si legano?

Come abbiamo visto qui, le comunità energetiche prevedono la possibilità di associarsi per produrre, distribuire e consumare energia. Lo scopo è quello di far ottenere dei prezzi vantaggiosi di consumo ai vari membri della comunità in modo da poter generare un risparmio diffuso in bolletta. Far parte di una comunità energetica non pregiudica l’accesso ad altre detrazioni fiscali, o altre iniziative volte alla promozione degli impianti rinnovabili.

Ecco quindi che le misure contenute nel Decreto Aiuti potranno indubbiamente favorire anche la nascita e la diffusione delle comunità energetiche. Se è più facile installare impianti fotovoltaici, sia per privati che per imprese, allora sarà anche più facile dar vita alle C.E.R con tutti i vantaggi, economici ed ambientali che ne conseguono.

Vuoi dettagli sulla normativa completa delle CER 2023? Allora clicca qui e leggi la nostra guida!

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Perché è possibile risparmiare sulla bolletta della luce con le comunità energetiche?

Cerchi un modo per risparmiare sulle bollette della luce? Le comunità energetiche sono quello che fa per te. Scopriamo perché

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Partecipare ad una comunità energetica significa partecipare ad un’associazione che ti permette al tempo stesso di produrre e condividere l’energia. Questa energia elettrica, prodotta tramite impianti fotovoltaici, potrà quindi essere utilizzata dai membri della Comunità Energetica (C.E.R.) per il proprio fabbisogno. Utilizzando questa energia che i membri della Comunità condividono fra loro, costoro possono risparmiare sulla bolletta della luce in maniera considerevole. Un’esigenza, quella di risparmiare sulla bolletta della luce, che è sempre più sentita, visti i recenti rincari del prezzo dell’energia dovuti anche al conflitto tra Russia e Ucraina che ancora sembra essere lontano dalla fine.

Al tempo stesso inoltre, quello della comunità energetica è un meccanismo che permette ai loro membri di rispettare l’ambiente: l’energia che produce la comunità si avvale infatti di fonti rinnovabili. In questo senso, le comunità energetiche rinnovabili, hanno anche l’innegabile pregio di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 e di altri gas inquinanti. Ad esempio, se consideriamo che in Italia una famiglia tipo consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, questa famiglia potrebbe ridurre le emissioni di circa 950 kg CO2 /anno. In altre parole, questa famiglia potrebbe replicare la stessa attività di assorbimento di 95 alberi con un conseguente notevole risparmio sulla bolletta della luce.

Ma cosa sono le comunità energetiche? Perché e quanto è possibile risparmiare sulle bollette facendo parte di una C.E.R.? Abbiamo cercato di fare il punto della situazione qui di seguito.

Cosa sono le comunità energetiche

Una comunità energetica rinnovabile è un insieme di cittadini che collaborano fra di loro, associandosi. L’obiettivo di questa associazione è quello di produrre, consumare e gestire l’energia tramite uno più impianti energetici locali come ad esempio quelli fotovoltaici. Tutte hanno lo stesso obiettivo: autoprodurre energia rinnovabile a prezzi accessibili per i propri membri, anche se ovviamente ognuna ha le proprie caratteristiche.

I principi fondanti di una comunità energetica sono il decentramento e la localizzazione della produzione di energia. Cittadini, attività commerciali, imprese e altre realtà del territorio possono fare comunità per produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione. In questo modo si va verso un vero e proprio cambio di paradigma per quanto riguarda la distribuzione di energia. Da una rete “uno a molti” si passerebbe ad una rete “molti a molti” bypassando di fatto e quindi riducendo di molto quelli che sono i costi di distribuzione della stessa.

Ma non solo, producendo da soli l’energia di cui necessitano, i membri di una CER non hanno bisogno di prelevarla dalla rete: ecco perché, in soldoni, è possibile risparmiare sulla bolletta della luce.

Come funziona una comunità energetica: spieghiamo perché è possibile risparmiare sulla boleltta della luce

Una comunità energetica possiede un proprio impianto di produzione di energia e consuma ciò di cui ha bisogno. Di una comunità energetica possono quindi far parte due tipi di soggetti:

  • produttori: ovvero coloro che possiedono un impianto fotovoltaico e che decidono di mettere in comune con gli altri membri della comunità l’energia che l’impianto produce in eccesso;
  • consumatori: ovvero coloro che non possiedono un impianto FTV ma che decidono di entrare a far parte di una C.E.R.

I membri di una comunità devono produrre energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili. Potrebbe quindi essere prodotta da una una centrale fotovoltaica o eolica a disposizione della collettività, oppure da una serie di impianti individuali collegati fra loro. In quest’ultimo caso rientrano ad esempio un sistema fotovoltaico installato sul tetto di una casa, di un’azienda, di una sede di un’amministrazione pubblica o di un condominio.

L’energia che gli impianti di una CER producono in eccesso, ovvero quella che i proprietari degli impianti non riescono ad auto-consumare, viene immessa nella rete locale. Ed è proprio tramite questa rete che tale energia viene gestita accumulandola e restituendola agli utenti nel momento del bisogno facendo in modo che sia possibile risparmiare sulle bollette.

Tipologie di comunità energetiche

.Le comunità energetiche possono essere di due tipi:

  • Comunità Energetica Rinnovabile: sfrutta il principio di autonomia tra i membri e sulla necessità che si trovino in prossimità degli impianti di generazione. Questa comunità può gestire l’energia in diverse forme (elettricità, calore, gas) a patto che siano generate da una fonte rinnovabile.
  • Comunità Energetica di Cittadini: non prevede i principi di autonomia e prossimità e può gestire solo l’elettricità.

I partecipanti ad una C.E.R. sono considerati alla stregua di normali consumatori e di conseguenza mantengono i loro diritti come clienti finali. Fra questi diritti sono compresi quelli di scegliere il proprio fornitore ed uscire dalla comunità quando lo desiderano. Ne consegue pertanto che la partecipazione alla comunità è aperta e basata su criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori.

Qual è la normativa

Le direttive UE, stabilite nel pacchetto legislativo “Energia pulita per tutti gli europei” (CEP – Clean Energy Package), cercano di mettere in atto quadri giuridici adeguati a consentire la transizione energetica e dare un ruolo di primo piano ai cittadini nel settore dell’energia. E’ all’interno di questo pacchetto legislativo che possiamo rintracciare la seguente definizione di C.E.R.:

“un soggetto giuridico” fondato sulla partecipazione aperta e volontaria, il cui scopo prioritario non è la generazione di profitti finanziari, ma il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci o al territorio in cui opera. Per garantire il carattere no profit delle comunità energetiche, non è ammessa la partecipazione, in qualità di membri della comunità, di aziende del settore energetico (fornitori e ESCO) che possono, invece, prestare servizi di fornitura e di infrastruttura.”

In Italia, a normare le C.E.R, è l’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe. E’ proprio questo articolo a definire i concetti di autoconsumo collettivo e comunità energetica. Ma non solo questo dal momento che l’articolo prevede l’introduzione di una tariffa di incentivo, per remunerare l’energia autoconsumata istantaneamente. In questo modo il legislatore ha cercato di promuovere l’utilizzo di sistemi di accumulo e la coincidenza fra produzione e consumo.

Ovviamente esistono delle norme che regolano l’accesso a questi incentivi. In particolare, l’impianto deve essere nuovo, ossia, installato dopo il 1º marzo 2020. La tariffa di incentivo sarà cumulabile con le detrazioni fiscali e dipenderà dal tipo di energia (autoconsumata oppure non consumata ed emessa in rete).

Altre condizioni che devono verificarsi per ottenere l’accesso alla comunità sono le seguenti:

  • La comunità energetica rinnovabile deve essere formata dai consumatori ubicati nelle prossimità dell’impianto di generazione;
  • Gli impianti fotovoltaici devono avere potenza complessiva non superiore a 200 kW.

Perché è possibile risparmiare sulla bolletta della luce? Quanto si risparmia?

Gli incentivi per le comunità energetiche sono quindi cumulabili con altre agevolazioni fiscali. Ad esempio è possibile sfruttare gli Ecobonus 50% per l’installazione di un impianto ftv ed ottenere poi le agevolazioni per le C.E.R. Stesso discorso per quanto riguarda il Superbonus 110% o il Bonus Casa.

In questo modo imprese, enti locali e cittadini possono ottenere un risparmio economico elevato grazie alla riduzione dei costi. L’energia elettrica viene infatti autoprodotta e non prelevata dalla rete elettrica nazionale consentendo di risparmiare sulla bolletta della luce. Il risparmio è particolarmente evidente sulla quota di energia prelevata dalla comunità da parte dell’utente visto che le componenti variabili della bolletta (quota energia, oneri di rete e imposte come accise e IVA) sono ridotte di molto.

Riprendendo il nostro esempio di prima, una famiglia tipo che consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, può arrivare, secondo alcune stime, a risparmiare sulla bolletta della luce circa 500€ l’anno. Una cifra ancora maggiore se si considera che il prezzo dell’energia non accenna a calare per i motivi di cui parlavamo in precedenza.

Risparmiare sulla bolletta della luce con le comunità energetiche ma non solo… é possibile anche guadagnare!

Far parte di una comunità energetica non permette solo di risparmiare sulla bolletta della luce, ma anche di guadagnare!

Le comunità energetiche in Italia possono ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal GSE (Gestore Servizi Energetici). Il beneficio consiste in un corrispettivo unitario e delle tariffe premio (incentivanti) che sono pari a:

  • 100 euro/MWh ,per i gruppi di auto consumatori;
  • 110 euro/MWh per le comunità energetiche.

In più, produrre energia con un impianto fotovoltaico può rappresentare una fonte di guadagno grazie ad altri meccanismi incentivanti. Ricordiamo a questo proposito lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato e il Decreto Ministeriale Isole Minori.

La norma prevede anche la restituzione di alcune voci in bolletta a fronte dell’evitata trasmissione dell’energia in rete che questi impianti permettono. Ciò comporta un ulteriore sgravio che Arera quantifica in:

  • 10 €/MWh per l’Autoconsumo Collettivo;
  • 8 €/MWh per le CER sull’energia condivisa.

Inoltre c’è da considerare anche quella che viene definita come la remunerazione dell’energia immessa in rete a Prezzo Zonale Orario (pari a circa 50 €/MWh).

Quindi la somma di tutti i benefici ammonterebbe a circa 150-160 €/MWh.

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Piano REPower EU: cosa c’è da sapere?

Cos’è il Piano REPower EU? In cosa consiste? Perché se ne sta parlando insistentemente in questi giorni?

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La crisi climatica, e soprattutto quella energetica, stanno avanzando indisturbate ed imperterrite. A fare i conti con l’avanzata di queste catastrofi sono soprattutto i paesi ed i cittadini dell’Unione Europea, viste anche le conseguenze del conflitto tra Russia ed Ucraina. Il risultato di tutto ciò è infatti una crescita esponenziale del prezzo dell’energia che è aumentato del 131% per quanto riguarda l’elettricità e del 95% per quanto riguarda il gas.

Non è affatto un caso quindi che gli sforzi congiunti della commissione europea e di tutti gli stati membri dell’organizzazione sovranazionale siano orientati in una direzione più green e sostenibile. Sono molte infatti le manovre in corso di approvazione, o gli stanziamenti dei fondi, volti a guidare le nazioni europee verso una transizione ecologica e quindi verso l’impiego di fonti di energia rinnovabili. L’obiettivo finale infatti è quello di portare l’Europa ad un livello maggiore di rispetto per l’ambiente abbattendo drasticamente le emissioni di CO2 e perseguendo il distaccamento dalla Russia da un punto di vista di dipendenza energetica.

Questi obiettivi sono in realtà stati previsti per la prima volta dalla Agenda 2030 e stipulati durante il patto di Parigi e prevedono la riduzione 1,5 gradi centigradi il riscaldamento globale riuscendo al contempo a diffondere il più possibile ogni tipo di fonte di energia rinnovabile. Un obiettivo ambizioso quest’ultimo visto che si riferisce sia all’ambito civile, che quello industriale.

Proprio per perseguire questi obiettivi, lo scorso 18 Maggio 2022, l’Unione Europea ha approvato il piano REPower EU.

Abbiamo cercato di esaminare gli aspetti principali del piano REPower EU in questo approfondimento insieme ai nostri esperti.

Cos’è il piano REPowerEU

Il Piano REPower EU dovrà servire all’Unione Europea per emanciparsi dalle fonti di combustibile fossile vendute alla Russia. Il tempo massimo per riuscire in questo intento è di 5 anni. Per riuscire a raggiungere questo obiettivo sono stati stanziati circa 300 miliardi di Euro tra sovvenzioni e finanziamenti e prestiti. Le condizioni sembrano quindi essere abbastanza vantaggiose.

Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha riassunto il piano Repower EU in 3 azioni principali:

  • Cambio dei fornitori attuali di luce, gas e ogni altra fonte energetica russa con lo scopo di inasprire le sanzioni verso questo Stato;
  • Dare una spinta netta e decisa per fare crescere le energie rinnovabili. L’utilizzo di queste fonti dovrebbe aumentare del 45% in più rispetto alla quota attuale. Il tutto entro il 2030;
  • Permettere la concretizzazione del risparmio energetico europeo riprendendo così una tematica che, causa pandemia, si era in un certo senso bloccata dopo anni e anni di dialogo. Punto chiave è quello della strategia solare, che ha lo scopo di amplificare lo sfruttamento dell’energia solare. Tuttavia, a preoccupare, in questo caso, sono i tempi.

Come funziona il piano PERowerEU

Il piano REPower EU prevede la distribuzione ai vari Stati Membri di fondi o erogazione di prestiti. Essi però verranno erogati in base ai progetti che vogliono porre in essere. I progetti dovranno quindi essere volti da un lato all’azzeramento della dipendenza energetica dalla Russia prima del 2027, dall’altro a finanziare almeno il 95% della transizione energetica.

In tal senso, sono state previste anche ulteriori raccomandazioni anche al consumo dei singoli cittadini. Tra queste raccomandazioni vi sono anche le seguenti:

  • diminuire la velocità in autostrada,
  • fare buon uso degli impianti di riscaldamento e raffrescamento,
  • ricorrere alla mobilità sostenibile rappresentata sia dai mezzi pubblici che da vetture a emissioni zero.

Un’altra misura prevista è anche la realizzazione della EU Energy Platform, ovvero una piattaforma che metterà in comunicazione domanda e offerta di gas. Il fine è facilitare gli acquisti di gas e metterli in comune all’interno dell’Unione, anche tramite la realizzazione di infrastrutture adeguate sia per lo stoccaggio che per il trasporto.

In sostanza, la piattaforma dovrebbe essere un meccanismo in grado di mettere in comunicazione domanda e offerta, al fine di facilitare gli acquisti di gas e metterli in comune all’interno dell’Unione, avendo inoltre cura di costruire infrastrutture specifiche sia per lo stoccaggio che per il trasporto. A questo scopo sono previsti 10 miliardi di investimenti per l’adeguamento di queste infrastrutture, potenziando in particolare il corridoio sud del gas e la costruzione di un gasdotto TANAP.

Solar Strategy EU, il futuro del fotovoltaico

Il piano REPower dell’Unione Europea si concentra anche sullo sviluppo delle fonti rinnovabili grazie alla strategia chiamata EU Solar Strategy,

Come è facilmente intuibile dal nome, la strategia si basa sullo sfruttamento dei tetti fotovoltaici introducendo l’obbligo di installazione per questi impianti sui tetti dei nuovi edifici commerciali e pubblici con area superiore ai 250 mq. Inoltre, entro il 2029, tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno disporre di tetti solari.

Lo scopo energetico da raggiungere con questa iniziativa come dichiarato dall’Unione Europea è quello di raggiungere i 25 TWh di energia entro il 2025. Di fatto quindi di fatto quindi ci sarà un raddoppio della capacità fotovoltaica di tutta l’Unione, installando fino a 600 nuovi GW prima o entro il 2030.

Comunità energetiche e Solar Strategy EU

Quella dell’obbligo degli impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici è una mossa che è pienamente coerente con il piano di transizione ecologica predisposto dall’Unione Europea. Ma non solo.

Si tratta di una mossa che apre senza dubbio la strada alla realizzazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili che si basano appunto sugli impianti fotovoltaici. Tra l’altro, almeno in Italia, queste configurazioni possono anche fruire di incentivi come questi qui.

La volontà della Commissione Europea è attestata anche dalla velocizzazione del rilascio di autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici, altro punto a favore delle comunità energetiche. E’ infatti stato dichiarato che l’installazione di nuove strutture per aumentare l’efficienza energetica rinnovabile dell’Unione Europea è un interesse pubblico che prevale su tutti gli altri.

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Quali sono i vantaggi delle comunità energetiche?

Alla scoperta di tutti i vantaggi delle comunità energetiche che si possono ottenere dal farne parte. Scopri come risparmiare sulle bollette!!!

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Dopo il recepimento delle normative europee RED II anche in Italia è possibile costituire le cosiddette comunità energetiche rinnovabili.

Ma in cosa consistono questi nuovi soggetti? Ma soprattutto, quali sono i vantaggi delle comunità energetiche? Perché farne parte?

Cominciamo subito col precisare che le comunità energetiche rinnovabili non sono altro che un insieme di soggetti che possono essere sia privati, sia imprese che enti pubblici che gestiscono la produzione ed il prelievo di uno o più impianti ad energia rinnovabile. Sostanzialmente quindi, soggetti in possesso di impianti F.E.R. si associano fra di loro, anche con soggetti che non ne possiedono, condividendo l’energia. In questo modo si cerca di realizzare il concetto di autoconsumo di energia che a ben vedere comprende anche quello di indipendenza energetica.

Producendo di fatto l’energia di cui hanno bisogno, i soggetti di una comunità energetica rinnovabile, non devono prelevarla dalla rete elettrica nazionale. Non prelevandola, o quanto meno prelevandone in minima parte, i membri di una comunità energetica hanno notevoli vantaggi economici!

Ovviamente i vantaggi delle comunità energetiche non sono solo economici ma sono molteplici. In questo approfondimento abbiamo cercato di esaminarne in maniera approfondita i principali.

Comunità energetiche come funzionano

Prima di esaminare i vantaggi delle comunità energetiche abbiamo ritenuto opportuno spiegarne brevemente il funzionamento. Solo in questo modo potrai farti un’idea più precisa dei loro plus.

Le comunità energetiche sono un gruppo di soggetti (comuni, condomini, famiglie o cooperative) capaci di produrre, consumare e condividere energia nel rispetto del principio di autoconsumo energetico e autosufficienza, utilizzando impianti che producono energia pulita rinnovabile come appunto quelli fotovoltaici. Questi soggetti infatti possono essere suddivisi a loro volta in produttori di energia, coloro che effettivamente possiedono un impianto F.E.R. (come quello fotovoltaico) o consumatori, coloro che non ne possiedono uno.

La novità delle C.E. non è però tanto la possibilità di produrre energia da impianti fotovoltaici, quanto la possibilità di scambiare e accumulare energia tra i cittadini. In questo modo quindi tutti, famiglie, condomini, stabilimenti produttivi, cooperative, possono produrre e consumare l’energia che producono essendo di fatto indipendenti dalla rete elettrica nazionale.

E’ evidente quindi che il far parte di una comunità energetica comporti dei notevoli vantaggi economici. Vantaggi economici ampliati dalla possibilità di usufruire di tariffe incentivanti per il consumo di energia elettrica. Ma non solo. Producendo da fonti rinnovabili l’energia per soddisfare il proprio fabbisogno, si abbattono di fatto i consumi di energia prodotta da combustibili fossili. In questo modo non è solo il portafoglio a trarne vantaggio ma anche l’ambiente.

I vantaggi delle comunità energetiche

Nel paragrafo precedente abbiamo accennato ad alcuni, i principali, vantaggi delle comunità energetiche. In questo però approfondiamo l’argomento ancora di più. I vantaggi delle comunità energetiche sono i seguenti.

I vantaggi ambientali delle comunità energetiche

Senza dubbio, un dei principali vantaggi delle comunità energetiche è l’abbattimento delle emissioni di CO2. I soggetti che ne fanno parte infatti si producono da soli l’energia che consumano. Per produrre questa energia vengono utilizzati impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici.

E’ quindi evidente che non gravando sui consumi elettrici dei grandi distributori hanno bisogno di meno energia. Energia che questi grandi distributori producono tramite combustibili fossili quindi immettendo in atmosfera grandi quantità di CO2. Non consumando questa energia oltre che producendo energia da fonti rinnovabili quindi, i soggetti che fanno parte delle C.E.R. hanno l’innegabile vantaggio di salvaguardare l’ambiente che li circonda abbattendo le emissioni di gas serra.

Vantaggi sociali

Alla base del concetto di comunità energetica c’è appunto il concetto di comunità, il cui significato è da rintracciare nella pratica del mettere in comune o condividere. In questo caso si condivide fra i membri l’energia che gli stessi membri producono mettendola in comune.

Questo concetto ha una forza spaventosa anche dal punto di vista culturale. In un epoca in cui l’individualismo la fa da padrone, con il conseguente impoverimento delle dinamiche sociali fra le persone, puntare tutto su di un concetto che si basa sullo spirito comunitario è a dir poco rivoluzionario. Una rivoluzione necessaria sia per ragioni economiche, viste le continue oscillazioni dei prezzi dell’energia, complice anche la guerra tra Russia e Ucraina, ma anche per ragioni ambientali, in quanto il punto di non ritorno per la salvaguardia del nostro pianeta è sempre più vicino.

Vantaggi economici

I vantaggi delle comunità energetiche sono senza dubbio anche economici, non solo da un punto di vista individuale ma anche della collettività. Una ricerca del Politecnico di Milano che quantifica il giro di affari legato alle comunità energetiche in 29 miliardi di euro. Un giro di affari che potrebbe valere ben 2 punti del PIL nazionale e che contribuisce in maniera significativa all’indipendenza energetica del paese.

Le comunità energetiche sono quindi un asset economico strategico per lo stato italiano, soprattutto in questo periodo in cui il costo dell’energia sta salendo alle stelle.

Vantaggi delle comunità energetiche: risparmio in bolletta

Grazie alla distribuzione dell’energia autoprodotta fra i membri della comunità energetica quest’ultima potrà essere alleggerita dei costi di distribuzione dell’energia e degli altri oneri tipici dei fornitori di energia. Se uniamo questo fattore all’evidenza che l’energia che i membri della comunità producono viene utilizzata per il loro fabbisogno è evidente che i costi delle bollette saranno notevolmente ridotti!

Inoltre, per i membri delle comunità energetica sono previste anche delle tariffe incentivanti nel caso in cui essi dovessero consumare energia prelevandola dalla rete elettrica nazionale. Tariffe incentivanti di cui parliamo qui di seguito.

I vantaggi delle comunità energetiche: le tariffe incentivanti

Fra i vantaggi del far parte di una Comunità Energetica come Valore Comunity c’è anche quello di poter godere di particolari tariffe incentivanti sul consumo di energia. Queste tariffe sono diverse in base alla tipologia di iscrizione alla Comunità Energetica. E’ infatti possibile iscriversi ad una C.E. come:

  • Soggetto produttore;
  • Soggetti consumatori.

I vantaggi per i soggetti produttori

Coloro che entrano a far parte della comunità come soggetti produttori possono godere di più comunità energetiche vantaggi. Il primo di questi vantaggi è quello di poter accedere alla tariffa incentivante riportata qui di seguito:

  1. 100 €/MWh se l’impianto di produzione fa parte di una configurazione di autoconsumo collettivo;
  2. 110 €/MWh se l’impianto fa parte di una comunità energetica rinnovabile.

Sarà inoltre possibile remunerare l’energia immessa nella C.E. ottenendo il Prezzo Zonale Orario, pertanto la somma dei benefici varia ammonta a circa 0,16 cent di Euro per kWh.

I benefici per i consumatori

Ci sono vantaggi economici anche per coloro che invece partecipano alla Comunità Energetica come consumatori ovvero per coloro che non possiedono un impianto fotovoltaicoARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha infatti definito la restituzione in bolletta di alcuni importi a fronte dell’evitata trasmissione dell’energia nella rete nazionale. Questi importi ammontano ad una cifra compresa tra gli 8 ed i 10 Cent di Euro per ogni kWh.

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