Comunità energetiche: affrontiamo tutti i problemi
Comunità energetiche: problemi e chiarezza a riguardo
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Hai mai sentito parlare di Comunità Energetiche Rinnovabili?
La maggior parte degli italiani, a questa domanda, probabilmente risponderebbe no. Un’altra parte, non proprio esigua risponderebbe che si, ne ha sentito parlare, ma solo una piccola parte saprebbe di cosa stiamo parlando. L’argomento Comunità Energetica sta iniziando a diventare di dominio pubblico solo adesso, tuttavia, come spesso accade in questi casi, è circondato da un’ampia disinformazione che ne impedisce una diffusione a macchia d’olio.
Le comunità energetiche rappresentano un modo innovativo di condividere l’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili e quindi a 0 emissioni. L’innovazione sta nella possibilità di condividere l’energia che questi impianti producono fra più persone, i membri della comunità. In questo modo, chi ne fa parte, avrebbe dei vantaggi economici non indifferenti
Tuttavia le comunità energetiche hanno ancora diversi problemi: la normativa non è ancora completa e ci sono ancora dei nodi da sciogliere. Per questo è necessario fare chiarezza in merito in particolare sul loro funzionamento e la loro costituzione.
Cosa sono le comunità energetiche?
Prima di affrontare i problemi delle C.E.R. è forse necessario fare un passo indietro e spiegare in maniera semplice in cosa consistono.
Come abbiamo anticipato, le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili), sono un insieme di cittadini che decidono, associandosi fra loro, di condividere tra di loro l’energia prodotta dai loro impianti a fonti rinnovabili.
Proviamo adesso a spiegarlo con parole più semplici.
Se Mario ha un impianto fotovoltaico, durante il giorno potrà sfruttare l’energia che questi pannelli producono, ovvero auto-consumare questa energia. Tuttavia, probabilmente non riuscirà a consumarla interamente, pertanto una parte di essa verrà immessa nella rete elettrica nazionale.
Giulia è la vicina di casa di Mario ed entra a far parte della C.E.R.. Ciò le permetterà di consumare l’energia che Francesco non usa durante il giorno. Pertanto la C.E.R. genererà un incentivo economico. In particolare, Giulia sarà una consumatrice (consumer) ed avrà diritto ad un incentivo economico erogato dal GSE per l’energia consumata dal GSE che ammonta a circa 0,10 €/kWh . Mario invece, che oltre a consumare energia la produce anche, ovvero è un prosumer, avrà diritto ad un incentivo maggiore rispetto a Giulia che ammonta a circa 0,16 €/kWh.
A cosa servono le C.E.R.?
Il modello innovativo della condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili rappresenta una mossa economica dell’Unione Europea dai plurimi scopi. Ciò lo si deduce anche dal fatto che il modello è aperto a privati, aziende ed enti pubblici. Una volta che i problemi delle Comunità Energetiche saranno risolti, esse potranno:
- agevolare la transizione energetica
- ridurre i costi di fornitura dell’energia e i consumi promuovendo l’efficienza energetica
- combattere la vulnerabilità e la povertà energetica
- promuovere l’accettazione pubblica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
- decentralizzare il sistema elettrico (non più grosse centrali che producono elettricità ma tante piccole fonti di produzione).
Ma allora perché in Italia oggi ci sono solo 32 C.E.R. in funzione? Quali sono i problemi delle C.E.R. che ne impediscono la diffusione?
Comunità energetiche: problemi
I problemi più noti delle C.E.R. sono quelli che di solito accompagnano ogni nuova proposta sul mercato: lentezza evolutiva tipica dei nuovi mercati, eccessivi cavilli burocratici o mancanza di una normativa precisa e disinformazione. Peccato perché le CER, potrebbero risolvere problemi economici, ambientali e sociali in un colpo solo. Ma perché c’è questa situazione?
La risposta è molto complessa visto che le cause sono diverse. Abbiamo quindi deciso di analizzare i problemi delle comunità energetiche raggruppandoli in tematiche qui di seguito.
Come si costituisce una Comunità Energetica Rinnovabile?
Uno dei problemi principali delle C.E.R. è il nodo focale su cui si basa tutta la normativa e il meccanismo di incentivazione ovvero la costituzione delle CER. I problemi delle comunità energetiche quindi nascono fin dal principio, dalla loro costituzione.
I passaggi da seguire sono grosso modo questi:
- trovare i punti di connessione elettrica che determinano i limiti spaziali di una CER concessi da legge
- inserire i dati sui vari portali autorizzati
- creare e organizzare l’associazione tra i vari partecipanti.
Costituire una comunità energetica quindi sembrerebbe abbastanza facile. In realtà però non è così, come ci accingiamo a spiegare qui di seguito.
Appartenenza alla stessa cabina
La CER può essere costituita da partecipanti, di qualsiasi provenienza, privati cittadini, piccole e medie imprese, enti pubblici. Costoro però devono essere connessi alla stessa cabina di trasformazione secondaria. Precisiamo però che la nuova legge che sposterà questo vincolo alla cabina primaria.
Per adesso quindi, il fatto che gli utenti debbano essere all’interno della stessa cabina secondaria significa che, in una strada di 500 metri potrebbero essere create almeno 3 comunità energetiche. Il discorso, qualora fosse approvata la legge che ammette alla C.E.R. i soggetti di una cabina primaria, cambierebbe enormemente. In una città come Firenze, ci potrebbero essere anche solo 4 o 5 comunità energetiche a coprire tutte le utenze. E quindi il discorso potrebbe essere più snello.
Problemi comunità energetiche: la creazione
Passiamo adesso ad esaminare un altro problema delle Comunità Energetiche che riguarda la loro creazione.
Affinché si possa crearne una è necessario che siano presenti almeno 1 prosumer ed 1 un consumer. Non esiste un limite massimo, ma è ovvio che per una resa ottimale ci dovrà essere un giusto rapporto tra prosumer e consumer per bilanciarla adeguatamente. Nonostante la CER possa includere fonti di energia rinnovabile di ogni specie (idroelettrica, eolica, biomasse, etc.), è evidente che per motivi di praticità installare i pannelli fotovoltaici è la via più breve per farne parte.
Per essere un prosumer, però è necessario aver installato un o impianto ad energia rinnovabile dopo dicembre 2021. Uno dei problemi delle comunità energetiche è quindi è che la maggior parte degli impianti fotovoltaici installati oggi in italia non potrebbero farne parte.
Indipendenza dei membri di una C.E.R.
Proviamo ad immaginare una comunità energetica come un insieme di punti. Ogni punto, è un membro di una comunità energetica ed è indipendente dagli altri pertanto continua ad avere il suo contratto di fornitura elettrica con il rivenditore che preferisce. Nel momento in cui i membri produttori della CER immettono in rete la propria energia in eccesso, tutti questi punti si collegano virtualmente per consumare tale energia.
La comunità energetica quindi non funziona come un acquirente unico né vincola i propri partecipanti a contratti energetici. Una volta trovati i partecipanti alla Comunità, dopo esservi assicurati che rispettino i requisiti per poter essere ammessi, è il momento di passare alla burocrazia.
Comunità energetiche: problemi legati alle forme legali
Il processo burocratico per la creazione di una comunità energetica potrebbe sembrare semplice: basta registrare sul portale del GSE i membri, gli impianti e la forma giuridica della comunità. In realtà non è così: in quest’ultimo passaggio che si celano ulteriori problemi delle Comunità Energetiche.
Secondo la normativa vigente, una comunità energetica deve essere un soggetto giuridico di diritto autonomo. In altre parole, per dare vita ad una C.E.R. è necessario percorrere una di queste due strade:
- costituire una cooperativa;
- dare vita ad un’associazione non riconosciuta.
I problemi delle comunità energetiche riguardano soprattutto la prima casistica. Costituire una cooperativa è infatti la strada più complessa oltre che più costosa. In questo caso è necessario stipulare uno statuto, trovare un referente unico per tutta la comunità e infine registrarlo davanti a un notaio. Percorrere la strada della cooperativa è sicuramente la soluzione più consona a una CER industriale, perché ne tutela maggiormente i partecipanti.
Tuttavia, nel caso di CER residenziali, la cooperativa ha dei costi elevati da sostenere che potrebbero spaventarne i partecipanti. Per questo la forma dell’associazione non riconosciuta sta prendendo piede velocemente in modo anche da rendere il processo accessibile ai cittadini privati. A fronte di una maggior semplicità nella sua attuazione, c’è però anche una maggior fragilità strutturale. La cooperativa infatti rappresenta una sicurezza legale che esula da responsabilità penali qualora emergessero contenziosi o problemi agli impianti di produzione.
Comunità energetiche: problemi sulla redistribuzione degli incentivi
Trovata la forma legale migliore per la comunità è il momento di analizzare i problemi della comunità energetica legati alla gestione della redistribuzione dei flussi di energia. La gestione di questi flussi, indicata all’interno dello statuto, sostanzialmente consiste nel ricevere dal GSE l’incentivo e redistribuirlo equamente tra i partecipanti.
La redistribuzione dell’incentivo tra i partecipanti alla comunità è però un tema particolarmente spinoso che affronteremo in un altro approfondimento. Per il momento ti basti sapere che, grazie alle smart grid, è possibile registrare e gestire i flussi in tempo reale ed in maniera automatica.
Normativa incompleta
Ad aggiungersi ai numerosi problemi riguardanti le comunità energetiche rinnovabili c’è anche una certa incompletezza normativa. L’approvazione del decreto FER che recepisce le normative UE in materia di comunità energetiche aveva demandato ai futuri decreti attuativi la loro implementazione.
Tali decreti attuativi per le Comunità Energetiche erano attesi per il mese di marzo nel 2022, tuttavia oggi siamo praticamente ad ottobre ed ancora non ci sono notizie in merito. Purtroppo, aggiungiamo noi, con le recenti elezioni dovute caduta del governo Draghi sarà difficile che vengano approvati prima della fine dell’anno.